Al Festival dei popoli, con Cospe per il film documentario "Mighty Afrin: in the time of floods"

La crisi climatica è anche un’emergenza umanitaria

Da Firenze al Bangladesh, le conseguenze del cambiamento climatico sotto gli occhi di tutti

La 64esima edizione del Festival dei popoli, rassegna internazionale del film documentario, porta sugli schermi dei cinema fiorentini le conseguenze della crisi ambientale con una selezione di opere dedicate all’ambiente e ai diritti umani.

Come può una ragazza appena adolescente, con i suoi sogni e i suoi progetti, crescere in una terra devastata dalle conseguenze del riscaldamento globale? Afrin, originaria della zona costiera del Bangladesh, uno dei Paesi più soggetti a disastri ambientali, è la protagonista di “Mighty Afrin: in the time of floods“. La giovane si dibatte tra le imposizioni di una famiglia che la vuole sposa a 12 anni – pratica illegale eppure ancora comune – e le frequenti inondazioni che devastano l’isola in cui vive.

Il documentario, diretto da Angelos Rallism, sarà proiettato sabato 11 novembre alle ore 18 presso lo Spazio Alfieri (Via dell’Ulivo, 8 – Firenze). A seguire un incontro col pubblico, organizzato da Amnesty Iiternational Italia e moderato dalla giornalista Chiara Zanini, durante cui interverranno Laura Petruccioli, referente di Amnesty, Eugenio Alfano, esperto in diritti umani e diritto dell’immigrazione e Fulvio Vicenzo, responsabile tematico ambiente e transizione ecologica per Cospe ed esperto di giustizia climatica.

Quando la sua casa viene sommersa dall’acqua, Afrin non si arrende e intraprende un pericoloso viaggio su una barca in legno diretta verso una delle città più densamente popolate del mondo: la brulicante metropoli di Dhaka. Qui ogni anno si radunano milioni di rifugiati climatici e lei sa che tra loro c’è anche suo padre.

Al termine della proiezione gli ospiti dibatteranno sul tema delle migrazioni forzate dovute ai cambiamenti climatici: un’ulteriore conseguenza su cui vale la pena riflettere. La Banca mondiale stima infatti che entro il 2050 raddoppierà il numero di persone che dovranno muoversi forzatamente fuggendo dalle aree con minore disponibilità idrica e produttività delle colture o da zone che saranno colpite dall’innalzamento del livello del mare.

Le conseguenze dell’emergenza climatica sulla natura sono sotto gli occhi di tutti, ma i danni che esso causa all’umanità ne fanno un’emergenza anche in termini di diritti umani.

Da anni Cospe lavora al fianco di popolazioni che stanno già pagando le conseguenze del cambiamento climatico realizzando progetti di sviluppo sostenibile volti alla tutela del diritto alla salute, all’istruzione e alla sicurezza alimentare, consapevole di quanto il degrado ambientale possa esacerbare diseguaglianze sociali e vulnerabilità già presenti nelle società, creando una situazione catastrofica per le generazioni presenti e future.

I climate clock sparsi per il pianeta ci ricordano – con un conto alla rovescia – che abbiamo sempre meno tempo per intervenire contro il collasso climatico prima di raggiungere il punto di non ritorno.