Le testimonianze in una lettera alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni

La carovana italiana della solidarietà per portare aiuti a Gaza è tornata da Rafah

Cospe: «Ferma determinazione a non abbandonare le persone colpite da questa ingiustizia. L’appello è per il cessate il fuoco immediato»

Nel contesto dell’attuale crisi umanitaria che affligge la Striscia di Gaza, una delegazione italiana, composta da operatori e operatrici umanitari, parlamentari, giornaliste e giornalisti, accademici ed esperte di diritto internazionale, si è recentemente recata in Egitto per raggiungere il valico di Rafah, in una missione di solidarietà e sostegno alla popolazione palestinese, martoriata dalla violenza e dall’oppressione.

La carovana solidale è stata promossa dall’Associazione delle organizzazioni italiane di cooperazione e solidarietà internazionale (Aoi) per accompagnare i container di aiuti umanitari acquistati grazie alla raccolta fondi lanciata da tutte le Ong della rete Aoi nei mesi scorsi. Presenti anche Arci, Assopace Palestina e Cospe, con Anna Meli (presidente) e Pamela Cioni (responsabile dell’ufficio comunicazione).

«Quello che sta succedendo a Gaza sotto i nostri occhi è inaccettabile – afferma Meli – L’appello della delegazione italiana è per il cessate il fuoco immediato. Ribadiremo e denunceremo con forza la violenza a cui è sottoposta la popolazione palestinese da ormai quasi 5 mesi, attraverso una sistematica negazione del diritto internazionale».

Durante la permanenza in Egitto, la delegazione ha incontrato organizzazioni della società civile e difensori dei diritti umani che hanno descritto come “apocalittica” la situazione nella Striscia di Gaza: «Questa sarà sicuramente ricordata come la guerra che ha preso di mira il sistema sanitario di Gaza, sistematicamente distrutto», è la testimonianza del direttore della Mezzaluna Rossa palestinese.

Prima della partenza per Al Arish, nel sud del Sinai, si sono svolti inoltre i colloqui con i rappresentanti delle agenzie Onu. Ocha e Unrwa hanno ribadito l’urgenza e la necessità del cessate il fuoco e di un intervento umanitario urgente.

«La situazione è critica, l’abbiamo visto con i nostri occhi – sottolinea Cioni – I convogli sono sottoposti a intensi controlli, anche a 50 chilometri dal valico, per poi passare a singhiozzo e in quantità del tutto inadeguate rispetto alle necessità».

Il viaggio della carovana verso il valico di Rafah, costellato di checkpoint e controlli capillari, è stato lungo e non privo di difficoltà, simboleggiando le sfide quotidiane affrontate da gazawi e palestinesi che cercano di lasciare la Striscia.

«È la stessa strada percorsa, in senso opposto, dalle attrici e dagli attori del Theater day production – osserva Meli – Solo qualche mese erano con noi a Firenze in occasione del quarantesimo anniversario di Cospe».

A Rafah, oltre che a Khan Yunis e Deir al-Balah, si trovano infatti alcune delle persone della compagnia teatrale Ayyam al Masrah – Theater day production (Tdp), partner locale di Cospe dal 2018. Da novembre, attraverso l’arte e il teatro, hanno costituito un gruppo di lavoro per portare avanti attività di supporto sociale per alleviare le condizioni psicologiche in cui si trovano le persone sfollate più fragili e più esposte a un trauma che è sempre più un trauma collettivo.

Al termine della missione, la delegazione italiana ha deciso di raccogliere le testimonianze dei suoi interlocutori in una lettera alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni.

Nel testo congiunto di operatori di Aoi, Arci, Assopace Palestina e dei parlamentari, si sottolinea l’importanza di dare seguito all’indirizzo recentemente dato al Governo italiano per il cessate il fuoco e la liberazione degli ostaggi.

«Definanziare l’Unrwa e minarne l’operatività significherebbe creare ulteriore instabilità nell’intera regione», si legge nella nota.

La missiva evidenzia inoltre l’indispensabilità di aumentare il flusso degli aiuti, implementare lo strumento dei corridoi umanitari e sostenere le agenzie umanitarie che da tempo operano nella Striscia.

«Trovarsi a pochi chilometri dal più grande conflitto degli ultimi anni è un’esperienza alienante, il senso di impotenza che si prova è travolgente – concludono Meli e Cioni, di ritorno dal valico di Rafah – La presenza di tutte e tutti noi qui ha rappresentato la ferma determinazione a non arrenderci e a non abbandonare le persone colpite da questa ingiustizia. Continueremo a restituire voce ai loro appelli, affinché venga veicolata un’informazione corretta sulla drammatica vicenda che si sta consumando nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania».