Clemencia Herrera Nemerayema, una donna ribelle per l’Amazzonia che resiste

«Voglio realizzare una università itinerante che si sposti nei territori amazzonici»

Huitoto de la Chorrera Amazonas, nel territorio indigeno “Predio Putumayo”, è un villaggio nel cuore della foresta amazzonica colombiana. Qui è cresciuta Clemencia Herrera Nemerayema, terza di 5 fratelli che in occasione della giornata contro la violenza delle donne vogliamo ricordare.

Clemencia è una donna che si definisce ribelle, attivista e con un forte impegno sociale nei confronti della sua terra, delle popolazioni indigene e delle donne.

Dopo la guerra del caucciù, che ha sterminato migliaia di indigeni utilizzati da compagnie internazionali che si istallavano nella selva per estrarre caucciù dall’albero della gomma tra la fine dell’800 e gli inizi del 900, fu proprio il padre a costruire una delle prime case in questo luogo come conseguenza del desplazamiento interno (migrazione forzata) dovuto alla guerra.

Da secoli, i popoli indigeni sono infatti costretti a combattere per difendere le ricchezze e le risorse della foresta e contro chi vuole sfruttare terra e manodopera per arricchirsi. All’epoca era il caucciù, oggi sono minerali o petrolio, o più semplicemente è la terra fertile su cui coltivare colture intensive e invasive.

«Noi della mia generazione siamo i nipoti della resistenza del territorio, mio padre ne è il figlio, i miei nonni e i mie bisnonni furono le vittime di quella guerra». Deve essere da questa storia di lotta e resistenza, che viene da lontano, che Clemencia Herrera Nemerrayema è diventata una delle più note attiviste colombiane sul fronte dei diritti indigeni, della foresta amazzonica e delle donne indigene.

Si racconta oggi come una bambina che scorrazzava nella foresta e non si presentava a scuola, in quel periodo delle elementari che ricorda come un periodo di personale “trasformazione” e ribellione che le ha permesso di sviluppare un forte senso di leadership e giustizia.

Un concetto fondamentale nel percorso di vita di Clemencia Herrera, che alla leadership delle donne indigene ha poi dedicato tutta la sua vita. È stata infatti tra le fondatrici della scuola di formazione politica e della leadership e governabilità dell’Amazzonia colombiana all’interno della Organizzazione nazionale dei popoli indigeni dell’amazzonia colombiana (Opiac), grazie a cui si sono diplomate 250 ragazze, e oggi è tra le promotrici dell’Università dell’Amazzonia.

Clemencia, che 25 anni fa ha anche fondato nel suo villaggio un piccolo collegio per ragazzi e ragazze che si chiama “Casa della conoscenza”, oggi vive a Bogotà ma viaggia spesso nel suo territorio, consapevole delle difficoltà di chi vive lì. Oggi lotta soprattutto per l’istruzione delle donne indigene, consapevole dell’importanza di una loro indipendenza economica. La sua associazione accompagna molte donne, soprattutto le donne rurali e vulnerabili che si trovano nelle periferie di Bogotà e che sono state vittime del conflitto e si trovano in condizioni di desplazamiento, a studiare e lavorare.

Sta tentando di realizzare, proprio a Bogotà, un ristorante e un centro di arte e artigianato indigeno, uno spazio di disegno di vestiti e, a breve – perché il Covid ha rallentato i progetti – una gelateria con la frutta proveniente dai territori, oltre a un negozio agro-ecologico con i prodotti amazzonici. E sono già molte oggi le donne che hanno iniziato con lei un percorso e sono uscite arricchite, rafforzate, capaci di parlare e di difendersi.

Per tutto questo lavoro con le donne indigene, nei territori amazzonici e per la sua voce critica e forte, Clemencia Herrera è stata premiata nel 2019 con il prestigioso premio “Bartolomè de Las Casas”, il dovuto riconoscimento per un impegno, che in fondo va avanti da quando aveva 10 anni e si definiva, come oggi, a ragione, ribelle con causa.