A che punto sono gli oltre 40 Siti di interesse nazionale (Sin) da bonificare

Da Porto Marghera a Taranto, da Casale Monferrato a Priolo, più di quaranta “buchi neri” per l’ambiente coprono oltre 171mila ettari di terreno (ai quali si aggiunge la falda acquifera sottostante) e quasi 78mila ettari di mare

I Siti di Interesse Nazionale da bonificare sono aree contaminate molto estese classificate come pericolose con specifici provvedimenti e che necessitano di interventi di bonifica del suolo, del sottosuolo e/o delle acque superficiali e sotterranee per evitare danni ambientali e sanitari.

I siti individuati dal Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio erano 57 (28 dei quali interessano la fascia costiera) sparsi in tutta Italia, ridotti a 39 con il D.M. 11 gennaio 2013, attualmente sono poco più di quaranta. Le bonifiche dei siti declassificati sono diventate di competenza delle regioni.

Informazioni sui SIN si trovano nell’Annuario e nel sito di ISPRA ed in un’apposita sezione del sito del Ministero della Transizione Ecologica. In particolare in quest’ultimo sono disponibili i documenti relativi all’andamento dei procedimenti di bonifica.

Riguardo all’impatto sanitario dei SIN sulla popolazione che vive nelle aree circostanti, esiste lo studio SENTIERI, sviluppato dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS), grazie al sostegno del Ministero della Salute, che svolge da molti anni un’attività permanente di sorveglianza epidemiologica delle popolazioni che vivono presso i siti contaminati di interesse per le bonifiche, con attenzione all’infanzia e ai temi delle disuguaglianze.

Le principali caratteristiche di SENTIERI sono l’identificazione a priori delle patologie associate alle esposizioni derivanti dalle sorgenti di contaminazione dei siti studiati e l’approccio multi-esito, che analizza esiti sanitari multipli (mortalità, ricoveri ospedalieri, incidenza neoplastica e malformazioni) in diverse classi di età e nei due generi.

SENTIERI, osservando nel tempo l’evoluzione del profilo di salute delle popolazioni, permette una valutazione delle azioni preventive di risanamento ambientale, ed è in grado di offrire indicazioni di sanità pubblica e approfondimento scientifico in situazioni specifiche. Fra il 2010 e il 2019 sono stati pubblicati cinque Rapporti del Progetto SENTIERI.

Secondo i dati disponibili nel sito ISPRA, risulta che oltre 171mila ettari di terreno (ai quali si aggiunge la falda acquifera sottostante) e quasi 78mila ettari di mare, sono oggetto dei SIN. Complessivamente si tratta di quasi 57 ettari di terreno ogni diecimila ettari di territorio italiano. Davvero non poco.

Va detto che quasi 74mila ettari di terreno si riferiscono alla situazione del tutto particolare, rispetto alle altre aree, del SIN di Casale Monferrato inerente la bonifica delle coperture e degli utilizzi impropri (polverino) dell’amianto.
Il procedimento di bonifica è piuttosto complesso, ed ovviamente per realtà così rilevanti quali quelle interessate dai SIN lo è ancora di più.

Una volta effettuate le indagini preliminari e, qualora necessaria, la caratterizzazione, il sito (o in questi casi porzioni di esso) viene dichiarato non contaminato se non sono registrati superamenti delle Concentrazioni Soglia di Contaminazione (CSC), o potenzialmente contaminato nel caso si sia verificato il superamento delle CSC anche per un solo parametro.

I siti non contaminati (o porzioni di essi) escono dalla procedura senza alcuna necessità di ulteriori interventi, mentre per i siti potenzialmente contaminati che hanno concluso la fase di caratterizzazione è applicata la procedura di analisi del rischio per la determinazione delle Concentrazioni Soglia di Rischio (CSR).

Qualora accertato il superamento delle CSR il sito è dichiarato contaminato e deve essere presentato, approvato ed eseguito un intervento di bonifica\messa in sicurezza che consenta di minimizzare e ricondurre ad accettabilità il rischio derivante dallo stato di contaminazione presente. A conclusione di tali interventi, ne viene verificata l’efficacia, in tal caso si parla di siti certificati.

Per la gestione dei siti accertati come contaminati sono previsti dalla normativa interventi di:

• messa in sicurezza operativa (MISO): interventi eseguiti in un sito con attività in esercizio atti a garantire un adeguato livello di sicurezza per le persone e per l’ambiente, in attesa di ulteriori interventi di messa in sicurezza permanente o bonifica da realizzarsi alla cessazione dell’attività;
• messa in sicurezza permanente (MISP): interventi atti a isolare in modo definitivo le fonti inquinanti rispetto alle matrici ambientali circostanti e a garantire un elevato e definitivo livello di sicurezza per le persone e per l’ambiente;
• bonifica: interventi atti ad eliminare le fonti di inquinamento e le sostanze inquinanti o a ridurre le concentrazioni delle stesse presenti nel suolo, nel sottosuolo e nelle acque sotterranee ad un livello uguale o inferiore ai valori delle concentrazioni soglia di rischio (CSR).

Il dato che emerge con assoluta evidenza è che questi procedimenti stanno andando avanti molto lentamente. In molti casi – ma non tutti – è stata effettuata la caratterizzazione, cioè l’individuazione degli inquinanti presenti ed una stima dello loro quantificazione, al fine di predisporre i necessari progetti di messa in sicurezza e/o di bonifica. La percentuale di aree con il procedimento concluso (perché è stato verificato che non sono contaminate ovvero è stata effettuata la bonifica), sono una minima parte. Complessivamente circa 6.600 ettari di terreni (pari a circa il 14%) e 5.300 di falda sotterranea (12%).

Risulta quindi del tutto evidente la necessità di un cambio di passo.