Enel chiama a raccolta a Larderello Università ed Enti di ricerca italiani e internazionali

Si apre una nuova era per la geotermia toscana: la comunità scientifica spiega le emissioni

Monni: «La geotermia è un asset strategico attorno al quale dovrà ruotare l’intera transizione ecologica toscana, se tutti i soggetti coinvolti collaboreranno per la piena valorizzazione di questa risorsa»

[13 Dicembre 2021]

Dopo anni di incertezze e fake news, la comunità scientifica si è riunita oggi a Larderello per esprimersi in modo univoco sulla geotermia in Toscana: la coltivazione di questa fonte rinnovabile non ha alcun impatto negativo sul clima, anzi è minore di zero.

Le emissioni di CO2 e metano rilasciate dalle centrali geotermiche toscane sono infatti pienamente sostitutive di un degassamento naturale che sarebbe comunque avvenuto dal sottosuolo, solo in maniera più aggressiva. I filtri Amis installati ormai in tutte le centrali riducono infatti del 95% le emissioni di inquinanti atmosferici (mercurio e idrogeno solforato) che altrimenti verrebbero rilasciate direttamente in aria, mentre la re-iniezione nel serbatoio della condensa (acqua) del vapore geotermico estratto per produrre energia permette di ridurre progressivamente il rapporto tra i gas incondensabili (come la CO2) e il vapore stesso: il risultato è che progressivamente la quantità di CO2 emessa in atmosfera nelle aree geotermiche in utilizzazione diminuisce nel tempo.

Si tratta di un punto di svolta nella comprensione scientifica della Toscana dal cuore caldo, cristallizzato in due studi pubblicati sulla prestigiosa rivista Energiesi cui contenuti sono stati anticipati nei mesi scorsi sulle pagine di greenreport – ed illustrati oggi a Larderello durante un workshop organizzato da Enel green power cui hanno preso parte Università toscane ed Enti di ricerca di livello internazionale: dal Cnr all’Università di Pisa, dal Politecnico di Milano all’Università “La Sapienza” di Roma, a Rina consulting.

Qualche esempio? Il flusso naturale di CO2 nell’area vulcanica geotermica è almeno 10 volte superiore all’emissione delle centrali. Più precisamente, sull’Amiata ad esempio meno del 7,9% di tutte le emissioni di CO2 sono legate ai rilasci delle centrali: si tratta di circa 1.400 ton/giorno su un flusso totale stimato in quasi 18mila ton/giorno. Ma anche quelle 1.400 tonnellate non sono prodotte dalle centrali, sono semplicemente rilasciate. Se non ci fossero le centrali, sarebbero comunque arrivate in atmosfera sbucando altrove dal terreno, tramite emissioni diffuse o massive.

«La geotermia è un asset strategico attorno al quale dovrà ruotare l’intera transizione ecologica della Toscana – ha esordito l’assessora all’Ambiente Monia Monni – se tutti i soggetti coinvolti collaboreranno per la sua piena valorizzazione: da sottolineare il potenziale di questa risorsa per i territori dov’è presente, spesso caratterizzate da spopolamento, non facilmente raggiungibili e con scarse opportunità lavorative. Investire sulla geotermia significa renderli più attrattivi: un’opportunità di sviluppo su cui tutti i cittadini dovranno essere pienamente coinvolti e informati, spiegando che qui stiamo facendo qualcosa di davvero utile per cambiare il mondo», contro la crisi climatica in corso.

I dati scientifici oggi del resto parlano chiaro: «Come impattano le centrali geotermiche come sull’ambiente? Lo migliorano – sintetizza nel merito Alessandro Sbrana dell’Università di Pisa – La re-iniezione fa addirittura diminuire il rilascio di CO2 in atmosfera, dunque andrebbero ripensati  anche i meccanismi di premialità a livello internazionale per favorire l’impiego di questa risorsa».

Una prospettiva che apre dunque a nuovi orizzonti a livello internazionale, ma in primis in Toscana. Come conclude Emiliano Bravi, presidente del Consorzio per lo sviluppo delle aree geotermiche (CoSviG), oggi «la Regione con l’assessora Monni ha preso posizione in modo chiaro sulla geotermia, la comunità scientifica si è espressa in modo altrettanto limpido sulla sostenibilità di questa fonte rinnovabile, ed Enel – che da sempre gestisce in modo trasparente le centrali geotermiche toscane, con un know how apprezzato nel mondo – ha mostrato l’ambizione di continuare a migliorare performance e ricadute sul territorio. È stato faticoso arrivare a questa visione unitaria, ma il workshop scientifico di oggi può rappresentare la prima pietra per dire che finalmente la Toscana si muove compatta sulla geotermia: siamo arrivati a questo risultato col lavoro di tutti, e la speranza adesso è continuare su questa strada. Il Consorzio che rappresento è pronto a lavorare con ancora maggiore intensità per portare avanti in modo unitario gli interessi di tutta la Toscana dal cuore caldo».