Costa d’Avorio, da Eni nuova maxi scoperta fossile da 1,5 mld di barili di olio equivalente

La scoperta “Calao” è avvenuta a 45 km dalla costa, a 5mila metri di profondità: il Cane a sei zampe ha trovato petrolio leggero, gas e condensati

[7 Marzo 2024]

Il presidente della Repubblica della Costa d’Avorio, Alassane Ouattara, e l’ad di Eni Claudio Descalzi hanno annunciato oggi una maxi scoperta di combustibili fossili al largo del Paese africano.

La scoperta, denominata “Calao”, è avvenuta a circa 45 chilometri dalla costa, raggiungendo una profondità di 5.000 metri in 2.200 metri di profondità d’acqua.

Il pozzo ha incontrato petrolio leggero, gas e condensati in vari intervalli di età Cenomaniana, caratterizzati da valori di permeabilità da buoni ad ottimi. Valutazioni preliminari indicano risorse potenziali comprese tra 1 miliardo e 1.5 miliardi di barili di olio equivalente.

Eni gestisce il blocco in partnership con Petroci Holding: Ouattara e Descalzi hanno parlato delle stime e dei piani di sviluppo della scoperta, e dell’impegno di Eni a «soddisfare le esigenze interne del Paese».

Tale scoperta appare però in netto contrasto con le scelte industriali necessarie a contrastare la crisi climatica in corso, che investe con particolare durezza proprio l’Africa.

Sappiamo infatti da tempo che, per limitare il riscaldamento a +1,5°C, almeno i due terzi delle riserve conosciute di combustibili fossili dovrebbe restare sotto terra per porre un freno al cambiamento climatico.

Già tre anni fa  l’Agenzia internazionale per l’energia (Iea), tracciando il percorso globale per arrivare ad azzerare le emissioni nette di CO2 entro il 2050 – e rispettare così l’Accordo di Parigi, contenendo il surriscaldamento del clima a +1,5°C – ha confermato che «oltre ai progetti già avviati nel 2021, nel nostro percorso non ci sono approvazioni per lo sviluppo di nuovi giacimenti di gas e di petrolio e non sono necessarie nuove miniere di carbone o ampliamenti delle miniere già in uso». Ovvero, tutti i combustibili fossili contenuti in nuovi giacimenti devono restare dove sono, nel sottosuolo.

Un concetto ribadito nel settembre 2023 sempre da parte della Iea, che ha aggiornato la roadmap per arrivare a emissioni nette zero entro il 2050 spiegando che «non sono necessari nuovi progetti upstream di petrolio e gas».

La chiave di volta della transizione (e della sicurezza) energetica non passa infatti dal gas fossile ma dalle energie rinnovabili, chiamate a triplicare la potenza installata già entro il 2030, come peraltro stabilito nel corso della Cop28 dello scorso dicembre.