Nel 2050 arriverà dalle rinnovabili l’89% dell’elettricità, mentre il nucleare scenderà all’8%

Iea, ecco come raggiungere le emissioni nette zero: stop a nuovi combustibili fossili

Birol: «Sappiamo cosa dobbiamo fare e come farlo. Non sono necessari nuovi progetti upstream di petrolio e gas, né nuove miniere di carbone»

[26 Settembre 2023]

Per l’era dei combustibili fossili siamo all’inizio della fine: l’Agenzia internazionale dell’energia (Iea) ha pubblicato oggi la nuova tabella di marcia per raggiungere le emissioni nette zero al 2050 nel settore energetico, individuando un percorso fattibile quanto necessario per marginalizzare carbone, petrolio e gas puntando tutto sulle fonti rinnovabili.

Si tratta di un aggiornamento della roadmap già pubblicata dalla Iea nel 2021, adesso rivista in base agli sconvolgimenti che hanno segnato il mondo dell’energia e non solo negli ultimi due anni, a partire dall’invasione russa dell’Ucraina.

Nel frattempo le emissioni di CO2eq del settore energetico – che vale i tre quarti del totale – sono aumentate ancora, ma la transizione è ben avviata; ad esempio, dal 2021 la crescita record del fotovoltaico e delle auto elettriche «è in linea» con l’obiettivo net zero al 2050.

Tuttavia, la Iea sottolinea la necessità di «un’azione più coraggiosa in questo decennio», il che comporta triplicare la capacità rinnovabile installata entro il 2030, raddoppiare il tasso annuale di miglioramento dell’efficienza energetica e incrementare al contempo le vendite di veicoli elettrici e pompe di calore.

Come già suggerito dall’Ipcc, è centrale concentrare gli sforzi da qui al 2030 per poter contenere il riscaldamento globale entro la soglia di sicurezza dei +1,5°C rispetto all’era pre-industriale. In caso contrario resterebbe solo il paracadute delle tecnologie di rimozione e cattura della CO2 dall’atmosfera, definite dalla Iea «costose, incerte e non dimostrate su larga scala».

«Mantenere vivo l’obiettivo di limitare il riscaldamento globale a 1,5°C richiede che il mondo si unisca rapidamente – dichiara il direttore esecutivo della Iea, Fatih Birol – La buona notizia è che sappiamo cosa dobbiamo fare e come farlo. La nostra roadmap Net zero 2023 , basata sui dati e sulle analisi più recenti, mostra un percorso da seguire. Ma abbiamo anche un messaggio molto chiaro: una forte cooperazione internazionale è fondamentale per il successo. I governi devono separare il clima dalla geopolitica, data la portata della sfida».

Si tratta di un approccio opposto a quello di chi afferma che l’Ue non dovrebbe sobbarcarsi gli sforzi della transizione ecologica, dato che oggi emette “solo” il 9% della CO2 (guardando al contributo storico si sale però al 22%, dietro soltanto agli Usa); anzi, le economie avanzate sono chiamate a svolgere un ruolo guida raggiungendo il net zero prima degli altri, ovvero «entro il 2045 circa».

In questo scenario, il mondo è chiamato a investire 4,5 trilioni di dollari l’anno nelle energie pulite entro il 2030, partendo dai 1,8 trilioni del 2023. Si tratta di investimenti più che di costi, dato che «verranno ripagati nel tempo attraverso la riduzione delle bollette», che entro il 2050 saranno più basse di adesso; la stessa Bce recentemente ha sottolineato la convenienza di accelerare la transizione, anziché rallentarla.

Al contempo «non sono necessari nuovi progetti upstream di petrolio e gas a lungo termine. Né lo sono le nuove miniere di carbone», sottolinea Birol. La domanda di combustibili fossili calerà infatti del 25% entro il 2030, per poi ridursi dell’80% entro il 2050.

Se oggi il consumo totale di energia nel mondo è pari a 442 EJ, nel 2030 calerà a 406 EJ fino a toccare i 343 EJ nel 2050, quando i consumi finali saranno coperti per il 53% dall’elettricità. Prodotta come?

La Iea traccia una crescita feroce delle fonti rinnovabili, con una capacità installata che triplicherà al 2030 e si moltiplicherà per 8 al 2050, arrivando a coprire l’89% della produzione. Diventerà invece più marginale il già ridotto contributo del nucleare, cui il Governo Meloni sta invece tentando di riaprire le porte.

Le centrali nucleari vedranno raddoppiare la potenza installata al 2050, ma la quota di elettricità prodotta dall’atomo passerà dal 9% attuale all’8%. Un terzo di tutta la nuova capacità nucleare sarà installata dalla Cina, mentre nelle economie avanzate – dove i reattori sono in funzione in media da 35 anni – le nuove installazioni arriveranno «in gran parte per compensare la chiusura dei reattori esistenti». Al contrario, già dal 2030 il solare fotovoltaico diventerà la prima fonte di elettricità nel mondo.

Si tratta del resto di un quadro coerente sia con quello già tracciato dall’Ipcc, che indica chiaramente nelle rinnovabili le tecnologie più efficienti sotto il profilo dei costi per contenere le emissioni di CO2, sia con le proiezioni dei costi (di produzione e di sistema, stimati rispettivamente con Lcoe e Valcoe) tracciati dalla Iea al 2030 e al 2050 per la produzione di elettricità, dove le rinnovabili surclassano il nucleare.

Videogallery