In Europa rinnovabili più economiche del nucleare sia nel 2030 sia nel 2050

World energy outlook, per la Iea la transizione verso l’energia pulita «è inarrestabile»

Birol: «Le affermazioni secondo cui petrolio e gas rappresentano scelte sicure per il futuro energetico e climatico del mondo sembrano più deboli che mai»

[24 Ottobre 2023]

L’Agenzia internazionale dell’energia (Iea) ha pubblicato oggi il World energy outlook 2023, la versione aggiornata del più autorevole rapporto internazionale sull’evoluzione del mercato energetico, descrivendo un mondo che tra soli sette anni sarà molto diverso da quello attuale.

«La transizione verso l’energia pulita sta avvenendo in tutto il mondo ed è inarrestabile. Non è una questione di “se”, è solo una questione di “quanto presto”. E prima è, meglio è per tutti noi – spiega il direttore esecutivo della Iea, Fatih Birol – Tenendo conto delle tensioni e della volatilità in corso nei mercati energetici tradizionali, le affermazioni secondo cui petrolio e gas rappresentano scelte sicure per il futuro energetico e climatico del mondo sembrano più deboli che mai».

Una realtà che la Iea ha ben presente, essendo nata proprio a valle della crisi petrolifera del 1973. A mezzo secolo di distanza, le molteplici crisi che attraversano il mondo dell’energia fossile – dalla guerra tra Russia e Ucraina al perenne conflitto tra Israele e mondo arabo, passando dall’attacco dell’Azerbaigian al Nagorno Karabakh – rendono sempre più chiaro come la sicurezza energetica sia legata allo sviluppo delle fonti rinnovabili, al contrario di quanto afferma il Governo Meloni col suo Piano Mattei che punta tutto sul gas. Certo, non siamo i soli a cadere nell’errore.

La Iea avverte infatti l’invasione russa dell’Ucraina ha portato a un’impennata senza precedenti di investimenti sul gas naturale liquefatto (Gnl) che saranno operativi dal 2025 – come quelli appena annunciati tra Eni, Qatar e Congo –, tanto da aumentare del 45% al 2030 l’attuale fornitura di Gnl col rischio di «creare un eccesso di offerta», un dato peraltro già noto all’industria italiana di settore.

«I governi, le aziende e gli investitori devono sostenere le transizioni verso l’energia pulita anziché ostacolarle – argomenta Birol – I vantaggi offerti sono immensi, tra cui nuove opportunità industriali e posti di lavoro, maggiore sicurezza energetica, aria più pulita, accesso universale all’energia e un clima più sicuro per tutti».

I segnali incoraggianti non mancano: quest’anno la nuova capacità rinnovabile installata a livello internazionale veleggia verso i +500 GW, ed è solo l’inizio. In base alle attuali politiche, nel 2030 le auto elettriche saranno circa dieci volte quelle ad oggi circolanti, il fotovoltaico genererà più elettricità di tutto il sistema energetico Usa, la quota delle rinnovabili si avvicinerà al 50% del mix elettrico (rispetto al 30% attuale), le pompe di calore saranno più vendute delle caldaie fossili, nell’eolico offshore si investirà il triplo rispetto alle centrali a carbone o a gas, e soprattutto il picco nella domanda globale di carbone, petrolio e gas arriverà entro il decennio in corso.

In questo scenario la quota di combustibili fossili nell’approvvigionamento energetico globale, che è rimasta bloccata per decenni intorno all’80%, scenderà al 73% entro il 2030. Ma è ancora poco per limitare il riscaldamento globale entro la soglia di sicurezza dei +1,5°C rispetto all’era pre-industriale, dato che il mondo resta indirizzato verso un assai più pericoloso +2,4°C.

«I costi dell’inazione potrebbero essere enormi», sottolinea il rapporto Iea, ma «piegare la curva delle emissioni su un percorso coerente con 1,5°C resta possibile anche se molto difficile».

Poche settimane fa la Iea ha prodotto una dettagliata roadmap per mostrare qual è il percorso giusto da seguire per arrivare alle emissioni nette zero al più tardi nel 2050, evidenziando oggi cinque elementi chiave per il 2030: triplicare la capacità rinnovabile globale; raddoppiare il tasso di miglioramento dell’efficienza energetica; ridurre del 75% le emissioni di metano; introdurre meccanismi di finanziamento tali da triplicare gli investimenti in energia pulita nelle economie emergenti; definire misure per garantire un declino ordinato nell’uso dei combustibili fossili.

In questo contesto è molto chiaro anche quali sono le fonti di energia più efficienti ed economiche, sulle quali concentrare gli investimenti per alimentare la transizione ecologica: considerando anche i costi di sistema – stimati attraverso il Valcoe –, nell’Ue le rinnovabili surclassano sia il gas fossile sia il nucleare (quest’ultima fonte peraltro con costi in crescita al 2030 e al 2050 rispetto a quelli stimati sempre dalla Iea nel 2022).

Secondo Kaisa Kosonen, coordinatrice politica di Greenpeace International, il rapporto della Iea è «tutto ciò di cui abbiamo bisogno per risolvere questa crisi, ma tutto dipende dall’azione dei governi, dal coraggio politico di elaborare un piano rapido ed equo per porre fine ai combustibili fossili dannosi per il clima. La priorità della Conferenza Onu sul clima di quest’anno (la Cop28, ndr) deve essere un accordo globale per porre fine all’uso di petrolio, carbone e gas in modo urgente ed equo, a partire dalla fine immediata di tutti i nuovi progetti sui combustibili fossili».