Per la transizione servono incentivi, li paghino i più ricchi con la progressività fiscale

Via libera alla direttiva Ue “Case verdi”, sconfitto il Governo Meloni

Legambiente: «Ancora una volta ha dato dimostrazione di scarsa consapevolezza rispetto alla gravità della crisi climatica»

[12 Aprile 2024]

Nell’ennesima battaglia di retroguardia per frenare la transizione ecologica, il Governo Meloni esce sconfitto: il Consiglio Ue ha adottato definitivamente la nuova direttiva “Case verdi” (Epbd).

I soli Paesi a votare contro sono stati Italia e Ungheria; astenuti Croazia, Svezia, Repubblica Ceca, Slovacchia e Polonia, mentre tutti gli altri hanno votato a favore.

Il ministro Giorgetti motiva la contrarietà italiana per i costi della transizione – «il tema è chi paga», ha dichiarato –, senza evidentemente considerare gli attuali costi della bolletta energetica per le tasche dei cittadini, o i costi legati alla crisi climatica in corso.

«Solo le ultime alluvioni di Toscana ed Emilia-Romagna ci costeranno almeno 12 miliardi di euro, ma Meloni, Salvini e Giorgetti sembrano non considerare né questi costi né quelli che pesano sulla bolletta energetica delle famiglie e delle imprese italiane – commenta nel merito Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – Siamo molto delusi del voto contrario espresso dal governo italiano, che ancora una volta ha dato dimostrazione di scarsa consapevolezza rispetto alla gravità della crisi climatica».

L’Europa ha scelto di lasciare agli Stati membri la decisione sul “chi paga”. La Costituzione italiana, a volerla rispettare, offre un prezioso suggerimento con la progressività fiscale, in modo che a pagare la transizione siano i più ricchi; un’idea che l’estrema destra da sempre preferisce però accantonare.

«In preparazione del Piano nazionale di ristrutturazione, che dovrà essere adottato entro due anni dall’entrata in vigore della direttiva appena approvata – aggiunge Ciafani – ci aspettiamo che già nell’aggiornamento del Pniec a fine giugno, il governo si impegni nell’elaborazione di una strategia e di politiche da realizzare per raggiungere gli obiettivi della nuova direttiva».

Tra le misure da implementare, un occhio di riguardo andrà dato al sistema di sostegno finanziario atto al rinnovamento edilizio che l’Italia dovrà garantire partendo dalle famiglie più fragili, attraverso un sistema di incentivi non solo accessibile a tutti – anche con il ripristino della cessione del credito – ma basato sull’efficacia degli interventi, senza dimenticare la messa in sicurezza antisismica degli edifici e le possibilità di mitigazione degli eventi climatici estremi.

«La direttiva europea sulle case verdi è un passo importante dal punto di vista ambientale e sociale – osserva Mimmo Fontana, responsabile rigenerazione urbana di Legambiente – L’efficientamento energetico del patrimonio immobiliare può concretamente contribuire alla riduzione delle emissioni di gas serra, perché dati della Commissione Ue alla mano, gli edifici risultano essere responsabili del 40% del consumo energetico e del 36% delle emissioni dirette e indirette di gas a effetto serra legate all’energia. Inoltre l’applicazione della direttiva permetterebbe di supportare un percorso di profondo rinnovamento in grado di influire sul costo energetico delle bollette e conseguentemente sulla riduzione della povertà energetica. La direttiva case green dovrebbe essere accolta dall’Italia come un incoraggiamento a dirottare la spesa pubblica verso innovazione e sviluppo sostenibile a livello ambientale e sociale, partendo innanzitutto dalla programmazione di interventi di rinnovamento sulle unità più energivore che, in base a dati Enea, sono circa il 70% degli immobili residenziali e il 59% di quelli non residenziali».