Ue, con l’approvazione del nuovo Patto di stabilità si riaffaccia lo spettro dell’austerità (VIDEO)

Gentiloni: «Riduzione graduale del debito pubblico favorendo la protezione degli investimenti pubblici, più che mai necessari per finanziare le transizioni verdi e digitali»

[24 Aprile 2024]

Il Parlamento europeo ha approvato ieri in via definitiva la riforma del Patto di stabilità, aggiornando i parametri che dagli anni ’90 hanno guidato lustri di austerità in Europa, sospesa durante la pandemia. Le nuove regole assicurano agli Stati membri maggiori margini di flessibilità, ma finiranno inevitabilmente per impattare sugli investimenti pubblici necessari (anche) alla transizione ecologica.

«Abbiamo da un lato la prospettiva di ridurre il debito e il deficit accumulati a causa dei cigni neri», della pandemia di Covid-19 e dall’invasione russa, ha spiegato il commissario europeo per gli Affari economici – Paolo Gentiloni – nelle dichiarazioni raccolte dai microfoni di TotalEu production, l’agenzia europea di videonotizie con cui greenreport.it ha avviato una collaborazione editoriale.

«Dobbiamo rafforzare la crescita attraverso il recupero del potere d’acquisto, il calo dell’inflazione e il mantenimento degli investimenti pubblici», ha aggiunto Gentiloni parlando agli eurodeputati riuniti per l’ultima sessione plenaria della legislatura: «L’adozione della riforma consentirà la presentazione del primo ciclo di piani fiscali-strutturali a medio termine già quest’anno, dando luogo a una riduzione graduale del debito pubblico senza compromettere la crescita favorendo la protezione degli investimenti pubblici, più che mai necessari per finanziare le transizioni verdi e digitali».

Di fatto restano però in piedi i parametri di Maastricht: gli Stati membri dovranno contenere il debito pubblico entro il 60% del Pil, e il rapporto tra deficit e Pil entro il 3%.

I Paesi con un debito eccessivo – come l’Italia – saranno tenuti a ridurlo in media dell’1% all’anno se il loro debito è superiore al 90% del Pil, e dello 0,5% all’anno in media se è tra il 60% e il 90%. Per quanto riguarda invece il deficit, se il disavanzo di un Paese è superiore al 3% del Pil, dovrebbe essere ridotto durante i periodi di crescita per raggiungere l’1,5% e creare una riserva di spesa per periodi con condizioni economiche difficili.

Gli Stati membri dovranno presentare i loro primi piani nazionali entro il 20 settembre 2024, per poi negoziare con Bruxelles la riduzione del debito in un orizzonte di quattro o sette anni; secondo le prime stime filtrate in materia, per l’Italia potrebbe significare tagli compresi tra 8 e 15 mld di euro l’anno alla spesa pubblica.

«La nostra richiesta agli Stati membri è di presentare il piano intermedio entro il 20 settembre – conferma Gentiloni a TotalEu – Naturalmente, sappiamo tutti che si tratta di una prima volta e quindi ci sarà un certo grado di flessibilità. La decisione di iniziare l’attuazione delle nuove regole nel 2025 è stata presa e ampiamente condivisa dagli Stati membri. Non è stata quindi una decisione imposta dalla Commissione agli Stati membri. E se vogliamo iniziare ad attuare le nuove regole l’anno prossimo, dobbiamo avere i piani a medio termine quest’autunno».

Dall’Europarlamento assicurano che le nuove norme del Patto di stabilità sosterranno la capacità di un governo di investire, e che sarà più difficile per la Commissione sottoporre uno Stato membro a una procedura per i disavanzi eccessivi se saranno in corso investimenti essenziali. Il piano atteso per settembre costituirà una prima, concreta base per valutare l’effettiva concretezza di questo orientamento.

«Chi ha il deficit più alto ha una sfida più complicata. Ma detto questo, con le regole esistenti la sfida sarebbe forse molto, molto difficile da attuare. Con le nuove regole sarà più compatibile», assicura Gentiloni.

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