Geotermia, in Amiata triplicata la produzione di energia ma gli impatti ambientali calano

Il Sistema nazionale protezione ambiente (Snpa) valuta positivamente i progressi realizzati nella gestione Enel green power delle centrali

[18 Marzo 2024]

Il nuovo “Rapporto qualità dell’aria in Italia 2023”, pubblicato dal Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente (Snpa), ospita un focus sull’inquinamento atmosferico nella Toscana della geotermia.

L’analisi dei dati delle stazioni di monitoraggio di Enel green power – Egp è il gestore delle centrali geotermiche – e di quelli prodotti dall’Agenzia regionale di protezione ambientale della Toscana (Arpat) ha messo in evidenza un disaccoppiamento tra produzione di energia e impatti ambientali.

«Grazie all’ammodernamento degli impianti, all’introduzione di tecnologie sempre più avanzate per il trattamento delle emissioni dalle centrali geotermoelettriche e al miglioramento delle tecniche gestionali, negli ultimi anni – spiega Snpa – nell’area dell’Amiata grossetana è stata triplicata la produzione di energia elettrica prodotta dalle centrali geotermoelettriche, senza modificare in modo sostanziale l’impatto sull’ambiente; nell’area dell’Amiata senese, nel 2020, è stata registrata una riduzione degli impatti ambientali sulla matrice aria».

È bene sottolineare che ogni attività umana comporta impatti ambientali, e neanche la produzione di energia rinnovabile sfugge alla regola. Occorre dunque soppesare costi e benefici, con una netta prevalenza dei secondi nel caso della geotermia toscana.

«La specificità della fonte di energia geotermica, soprattutto se confrontata con le altre fonti rinnovabili, è il fatto di come sia continua, regolare ed efficiente – ricorda Snpa – La Toscana nelle zone delle Colline metallifere e del monte Amiata presenta particolari anomalie geotermiche, con caratteristiche tali da renderne particolarmente conveniente lo sfruttamento energetico».

Dalle centrali gestite da Egp arriva il «35,6% del totale della produzione elettrica complessiva regionale», corrispondente «al 27,9% del totale dei consumi elettrici» e «al 79,6% del totale della produzione elettrica da rinnovabili».

Con quali impatti ambientali? I più rilevanti, e dunque quelli dove si sono concentrate le tecnologie di abbattimento, riguardano la qualità dell’aria. La fonte però non sono propriamente le centrali, quanto i fluidi che utilizzano e i territori geotermici stessi, che sono soggetti a degassamento naturale.

Nel merito per il Snpa è «opportuno rilevare, in via preliminare, come sul territorio toscano siano presenti sia emissioni puntuali di origine antropica, originate dai gruppi di produzione, sia emissioni, generalmente diffuse, costituite dalle manifestazioni geotermiche naturali (soffioni, fumarole, putizze, sorgenti di acque caldissime, laghetti, etc).

Le emissioni di origine geotermica sono caratterizzate da alte percentuali di vapor acqueo e percentuali nettamente inferiori di altre sostanze, tra le quali mercurio, ammoniaca, acido borico e idrogeno solforato (H2S), riconoscibile dall’olfatto umano già a concentrazioni inferiori a 6 µg/m³, e anche per questo adottato generalmente come tracciante di attività geotermica».

Per monitorare costantemente l’aria, la Regione Toscana ha imposto a Egp l’installazione di 18 centraline fisse per monitorare l’H2S, cui si aggiungono una stazione fissa e due autolaboratori di Arpat (che oltre all’idrogeno solforato monitorano il mercurio).

Dal 2012 al 2022 i dati rilevati mostrano «una generale tendenza alla diminuzione» per l’H2S, anche se nel 14% delle ore (dato 2022) resta un disturbo olfattivo (7 μg/mc). I valori sanitari indicati dalla Regione Toscana per l’H2S sono rispettati, così come «non sono registrati superamenti dei valori di riferimento per la tutela sanitaria indicati dall’Oms, sia per le medie mobili calcolate su 24 ore (150 µg/mc), sia per intervalli temporali da 2 a 14 giorni (100 µg/mc) e sia per intervalli temporali di 15-90 giorni (20 µg/mc)».

Per contenere le emissioni delle centrali, nel corso degli anni sono state implementate importanti innovazioni sia di processo sia di abbattimento.

«Sono state introdotte – argomenta nel merito il Snpa – sia la pratica della reiniezione del fluido geotermico, che permette di effettuare la “coltivazione” del serbatoio, sia l’installazione di un sistema di abbattimento del mercurio e dell’idrogeno solforato (H2S), denominato Amis, finalizzato, come dice anche il nome, alla riduzione dell’H2S e dell’Hg gassoso nella frazione dei gas incondensabili emessi dalla centrale.

L’efficienza di abbattimento dell’Amis, installato in tutte le centrali della Toscana, è molto alta (circa del 97-99% per H2S e il 90-99% per il Hg). Inoltre nelle centrali geotermiche della zona di Bagnore (area Amiata), risulta installato e attivo anche l’impianto per l’abbattimento dell’ammoniaca (NH3)», che nell’area è in partenza molto elevata.

Più in generale, grazie al progetto di ricerca Deep carbon la comunità scientifica geotermica è recentemente arrivata a maturare l’idea che la stessa coltivazione della geotermia porti a una riduzione progressiva dei gas incondensabili – climalteranti come la CO2, o inquinanti come l’H2S – rilasciati dai territori geotermici.

Se le emissioni rilasciate dalle centrali geotermiche toscane sono infatti pienamente sostitutive di un degassamento naturale che sarebbe comunque avvenuto dal sottosuolo, i filtri Amis abbattono gli inquinanti che passano attraverso le centrali, mentre la re-iniezione nel serbatoio della condensa (acqua) del vapore geotermico estratto per produrre energia permette di ridurre progressivamente il rapporto tra i gas incondensabili e il fluido geotermico stesso: il risultato è che la quantità di incondensabili emessa in atmosfera nelle aree geotermiche in coltivazione diminuisce nel tempo.