Ma la crisi climatica mette a rischio la quasi totalità della produzione vitivinicola italiana

Vini bio e da aree protette, Legambiente porta la sostenibilità sul palco di Vinitaly

Ciafani: «Il vino biologico made in Italy attualmente rappresenta il 19% dell’esportazione globale di agroalimentare bio»

[18 Aprile 2024]

A Vinitaly, lo storico salone internazionale del vino che si è chiuso ieri a Verona, Legambiente ha portato all’attenzione del pubblico la 32esima edizione della rassegna-degustazione nazionale dei vini biologici e biodinamici e la 6a dedicata i vini dei Parchi e delle aree protette.

«Avere l’opportunità di raccontare nell’ambito di una manifestazione di rilievo internazionale come Vinitaly le rassegne-degustazioni nazionali di Legambiente – dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale del Cigno verde – è sempre un grande orgoglio. La nostra associazione ha l’ambizione di poter affermare di aver contribuito a inclinare il piano delle produzioni vitivinicole a favore della sostenibilità. Le prime edizioni ci narravano come visionari. Oggi, questo tipo di produzione è diventata un must sui mercati nazionali e internazionali».

Negli anni, la sostenibilità in fatto di vino è diventata un potente vettore di sviluppo (sostenibile) per il settore: «Il vino biologico made in Italy – aggiunge Ciafani – attualmente rappresenta il 19% dell’esportazione globale di agroalimentare bio. Consorzi come Franciacorta e Vino nobile di Montepulciano hanno raggiunto rispettivamente il 55,6% e il 52% di produzione bio e l’eccellenza di Bio Cantina Orsogna 100% bio».

Si tratta di risultati che invitano a riflettere sulla sostenibilità dell’intera filiera vitivinicola, in un momento storico in cui la crisi climatica in corso mette a rischio la possibilità di continuare a fare vino nel nostro Paese.

Un recentissimo quanto autorevole studio pubblicato in Francia, da centri di ricerca come il Cnrs, le Università di Bordeaux e di Borgogna e l’Istituto nazionale di ricerca per l’agricoltura, documenta che con un riscaldamento globale a +2°C al 2100, il 90% delle aree vitivinicole costiere e pianeggianti di Spagna, Italia, Grecia e California non produrrà più vino di qualità economicamente sostenibile.

Una realtà che richiama all’urgente necessità di tagliare rapidamente quanto drasticamente le emissioni di gas serra legate all’uso dei combustibili fossili, e al contempo alla necessità di re-indirizzare la filiera del vino verso metodi produttivi più sostenibili.

«Valorizzare le migliori etichette biologiche e biodinamiche d’Italia – osserva Angelo Gentili, responsabile agricoltura di Legambiente – significa dare spazio e visibilità a un vino buono, pulito e giusto, in grado di tenere saldamente insieme il valore dell’identità territoriale delle denominazioni d’origine a quello della sostenibilità del biologico, fondamentale per la tutela della fertilità del suolo, della biodiversità e per il contrasto al cambiamento climatico».