La mappa di come il cambiamento climatico sta cambiando le regioni vinicole

Con +2°C, il 90% delle aree vitivinicole costiere e pianeggianti di Spagna, Italia, Grecia e California non produrrà più vino di qualità economicamente sostenibile

[29 Marzo 2024]

Lo studio “Climate change impacts and adaptations of wine production”, pubblicato su  Nature Reviews Earth and Environment da un team di ricercatori di Institut national de recherche pour l’agriculture, l’alimentation et l’environnement (INRAE), Bordeaux Sciences Agro, CNRS, Université de Bordeaux e Université de Bourgogne,  ha analizzato le tendenze future nelle attuali regioni viticole e in quelle via di sviluppo di tutto il mondo per adattare la produzione di vino ai cambiamenti climatici e i risultati dimostrano che «se il riscaldamento globale supererà i +2° C, entro la fine del secolo circa il 90% delle regioni costiere e a bassa quota dell’Europa meridionale e della California potrebbero non essere più in grado di produrre buon vino in condizioni economicamente sostenibili».

L’uva da vino è sensibile alle condizioni climatiche come la temperatura e la siccità estrema e lo studio ricorda che «Questi effetti sono già visibili in tutto il mondo sulle rese, sulla composizione delle uve e sulla qualità dei vini, con conseguenze già e presto osservabili sulla geografia della produzione vinicola».

Comprendere i cambiamenti nel potenziale di produzione del vino dovuti ai cambiamenti climatici è una preoccupazione scientifica e,  basandosi sull’esperienza e su un’analisi approfondita della letteratura scientifica – oltre 250 pubblicazioni negli ultimi 20 anni – il team di ricerca ha realizzato una mappa globale dei trend in evoluzione per le minacce e i potenziali benefici che il cambiamento climatico porterà nelle regioni vitivinicole esistenti e nuove. Per farlo, i ricercatori hanno studiato gli effetti dei cambiamenti di temperatura, precipitazioni, umidità, radiazione solare e CO2 sulla produzione di vino ed hanno analizzato le strategie di adattamento.

All’INRAE ricordano che «Le regioni vinicole si trovano principalmente alle medie latitudini dove il clima è abbastanza caldo da consentire la maturazione dell’uva, ma senza caldo  eccessivo, e relativamente secco per evitare una forte pressione di malattie fungine. L’innalzamento della temperatura – uno dei sintomi più emblematici del cambiamento climatico – accelera lo sviluppo della vite e la maturazione anticipata dell’uva durante i periodi più caldi dell’estate. La raccolta nella maggior parte dei vigneti ora inizia due o tre settimane prima rispetto a 40 anni fa, con effetti sulle uve e sulle qualità di vino risultanti. Gli aumenti di temperatura, ad esempio, possono cambiare il sapore di un vino se l’uva perde acidità, aumenta l’alcol del vino e modifica le caratteristiche aromatiche».

A livello globale, il cambiamento climatico potrebbe ridurre la superficie coltivabile nelle attuali regioni vinicole e aumentarla in altre e lo studio avvette che «Se il riscaldamento globale dovesse superare i 2° C, entro la fine del secolo circa il 90% di tutte le aree vitivinicole tradizionali nelle regioni costiere e pianeggianti di Spagna, Italia, Grecia e California meridionale potrebbe non essere più in grado di produrre vino di alta qualità in condizioni economicamente sostenibili. a causa dei rischi di siccità eccessiva e di ondate di caldo più frequenti. Al contrario, temperature più elevate potrebbero migliorare l’idoneità di altre regioni per la produzione di vini di qualità, tra cui il nord della Francia, gli Stati di Washington e Oregon negli Stati Uniti, la provincia della British Columbia in Canada e la Tasmania in Australia. Potrebbero anche creare nuove regioni vinicole, in Belgio, Paesi Bassi e Danimarca».

Altre sfide che i produttori stanno già cominciando ad affrontare sono l’emergere di nuove malattie e parassiti e l’aumento della frequenza di eventi meteorologici e climatici estremi.

All’INRAE dicono che «Come dimostrato da numerosi studi condotti in collaborazione con i viticoltori, I vigneti possono resistere al riscaldamento globale al di sotto del limite di 2° C utilizzando vitigni e portinnesti più resistenti alla siccità e adottando metodi di gestione che preservino meglio l’acqua del suolo, come la diminuzione della densità dei vigneti e la protezione dall’erosione. Le strategie di adattamento dipendono fortemente anche dalle condizioni locali e sono utili solo se riescono a garantire la sostenibilità economica della produzione. I produttori delle latitudini più elevate, invece, potrebbero vedere aumentare le loro rese e la qualità del loro vino grazie all’aumento delle temperature».

I ricercatori concludono: «Questo studio conferma la crescente minaccia che il cambiamento climatico rappresenta per la qualità dei vini prodotti nei vigneti tradizionali. Conferma inoltre il limite fondamentale di 2° C oltre il quale il riscaldamento globale renderà necessari importanti cambiamenti nella produzione di vino in tutto il mondo».