Dopo la ricognizione della Regione, via libera ai ristori

Il clima pesa sul vino, in Toscana stato di calamità per peronospora da 260 milioni di euro

Coldiretti: «Condizioni climatiche particolarmente sfavorevoli hanno costretto le aziende a numerosi trattamenti fitosanitari, per salvare le viti»

[4 Aprile 2024]

La crisi climatica in corso sta rendendo sempre più difficile coltivare l’uva in una regione conosciuta in tutto il mondo per la qualità dei suoi vini, come la Toscana.

Il settore vitivinicolo è la locomotiva agricola toscana, con un valore alla produzione di poco meno di 1,2 miliardi di euro. Sono 12.700 le aziende del settore, 60 mila gli ettari coltivati a vite di cui il 32% con metodo biologico; 58 le indicazioni geografiche riconosciute, di cui 52 Dop (11 Docg e 41 Doc) e 6 Igt. Un patrimonio culturale, oltre che economico, minato alla base dai cambiamenti climatici.

L’ultimo segnale arriva dalla diffusione della peronospora, una malattia fungina che si sta diffondendo sulle viti anche grazie ai mutamenti del clima, che nel 2023 hanno comportato importanti piogge in primavera col conseguente sviluppo di fitopatie (oltre a una produzione in caldo di circa il 20%).

I danni certificati in Toscana dalla peronospora, a seguito della ricognizione della Regione, ammontano a 260 milioni di euro. A dirlo è Coldiretti Toscana in riferimento alla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del decreto firmato dal ministero dell’Agricoltura, che ha riconosciuto l’esistenza del carattere di eccezionalità delle infezioni di peronospora (Plasmopara viticola) nelle province e nei sottoelencati territori agricoli per i danni causati alle produzioni di uva dal 1° aprile 2023 al 30 giugno 2023.

Le domande di aiuto potranno essere presentate ad Agea – fa sapere Coldiretti Toscana – entro il termine perentorio di 45 giorni dalla data di pubblicazione in Gazzetta.

Si tratta però di una soluzione tampone, di fronte a un problema che è invece strutturale. Un recentissimo studio condotto tra gli altri dall’Istituto nazionale di ricerca per l’agricoltura francese, documenta che – entro il 2100 – circa il 90% delle regioni costiere e a bassa quota dell’Europa meridionale non potrà più produrre buon vino a condizioni economicamente sostenibili, se il riscaldamento globale supererà i 2°C rispetto all’era pre-industriale.

La traiettoria attuale punta ben oltre, a +2,5-2,9°C. L’unica soluzione per salvare il vino toscano, nell’arco dei prossimi decenni, è dunque invertire la rotta della crisi climatica, tagliando drasticamente le emissioni di gas serra legati all’uso dei combustibili fossili.