Greenpeace sul rapporto Iea: l’autoregolamentazione di petrolio e gas porta al disastro collettivo

350.org: rafforzare la giustizia climatica. Alla COP28 Unfcc un obiettivo globale per le energie rinnovabili

[23 Novembre 2023]

Commentando il nuovo rapporto speciale “The Oil and Gas Industry in Net Zero Transitions”  pubblicato dall’International energy agency (Iea), Kaisa Kosonen, coordinatrice politica di Greenpeace International, ha detto che «Questo rapporto dell’Iea mostra che se i governi continuano a stare fermi e a lasciare che ogni compagnia petrolifera cerchi di essere l’ultima a sopravvivere, allora perderemo tutti. L’autoregolamentazione del settore porta al disastro collettivo, quindi il vero momento della verità arriverà al vertice sul clima di quest’anno, quando i governi avranno la possibilità di concordare di fare la storia dei combustibili fossili, in modo giusto e veloce. Ogni nuovo progetto sui combustibili fossili viola il limite di riscaldamento di 1,5°C stabilito dall’Accordo di Parigi. Quindi, se hai firmato l’accordo, smettila di aprire nuovi giacimenti di petrolio e gas e centrali a carbone e incamminati verso una transizione gestita verso l’energia pulita e rinnovabile. Dovrebbe essere così semplice. Coloro che hanno inquinato e guadagnato di più devono essere responsabilizzati e sostenere finanziariamente le persone, le comunità e i Paesi più vulnerabili nella loro transizione verso l’energia pulita e rinnovabile. Per l’industria del petrolio e del gas è arrivato il momento della resa dei conti. Il loro gioco di fumo e specchi con la cattura del carbonio e la compensazione delle foreste non inganna più nessuno. Allinearsi all’Accordo di Parigi significa aumentare le soluzioni di energia rinnovabile riducendo al contempo le attività di petrolio e gas, un messaggio che deve arrivare chiaramente dai governi alla COP28».

Simona Abbate della campagna clima ed energia di Greenpeace Italia, denuncia che «L’Agenzia Internazionale dell’Energia afferma che i produttori che cercano di allinearsi agli obiettivi dell’Accordo di Parigi dovrebbero destinare il 50% delle loro spese in conto capitale a progetti di energia pulita entro il 2030. Una direzione che, passando all’Italia, ENI non sembra voler seguire, dato che i suoi piani, infarciti di false soluzioni come il CCS, vanno in direzione diametralmente opposta rispetto a queste raccomandazioni. Per costringere l’azienda italiana a rivedere la sua strategia industriale per rispettare gli obiettivi dell’Accordo di Parigi, lo scorso 9 maggio insieme a ReCommon e dodici cittadine e cittadini italiani abbiamo presentato una causa civile nei confronti di ENI. La causa è stata presentata anche contro il Ministero dell’Economia e delle Finanze e contro Cassa Depositi e Prestiti S.p.A., in quanto azionisti rilevanti di ENI».

In vista della COP28 Unfccc di Dubai, 350.org ha presentato il suo nuovo  rapporto “Power Up for Climate Justice: Financing and Implementing a 1.5°CAligned Global Renewables Target” che ha molte assonanze con il rapporto speciale Iea: «Come avvertono gli esperti, il 2023 sarà quasi certamente l’anno più caldo mai registrato, limitare il riscaldamento globale entro 1,5°C è della massima urgenza e non può essere raggiunto senza un obiettivo globale di energia rinnovabile. Tuttavia, affinché la transizione globale alle energie rinnovabili possa essere attuata con la velocità, la portata e l’equità necessarie, deve essere accompagnata da un pacchetto globale che includa l’eliminazione graduale dei combustibili fossili e un pacchetto finanziario per il Sud del mondo».

Il direttore esecutivo di 350.org, May Boeve, aggiunge: «Affinché l’obiettivo globale di energia rinnovabile della COP28 possa affrontare il fabbisogno energetico globale e correggere la dipendenza dai combustibili fossili, deve includere impegni per triplicare la capacità di energia rinnovabile equa, sicura e pulita entro il 2030 e distribuire successivamente 1,5 terawatt all’anno, raddoppiare l’efficienza energetica entro il 2030, e l’eliminazione completa dei combustibili fossili entro il 2050. Questo obiettivo deve essere accompagnato anche da finanziamenti rapidi ed equi su vasta scala».

Andreas Sieber, direttore associato per la politica globale di 350.org, sottolinea che «Per raggiungere l’obiettivo globale proposto per le energie rinnovabili entro il 2030, è necessaria una crescita massiccia degli investimenti finanziari nelle energie rinnovabili nel Sud del mondo, al di fuori della Cina, da fonti sia private che pubbliche. Barriere come il debito e l’iniquo costo del capitale nel Sud del mondo ostacolano in modo significativo gli investimenti nelle energie rinnovabili. Per facilitare la transizione globale alle energie rinnovabili, abbiamo bisogno di una cancellazione del debito su larga scala, di 100 miliardi di dollari in finanziamenti agevolati all’anno e di 200 miliardi di dollari in sovvenzioni all’anno. Un obiettivo di energia rinnovabile alla COP28 costituirà un passo significativo verso la giustizia climatica solo se sarà accompagnato da una chiara roadmap per la sua attuazione che includa meccanismi e impegni equi in ambito finanziario e politico, nonché un’urgente ed equa phase-out dei combustibili fossili. Senza questi, qualsiasi accordo rappresenterebbe una “vittoria facile” per il presidente della COP28 Al Jaber, e rischierebbe di consentire ai Paesi inquinanti di nascondersi dietro un obiettivo sulle energie rinnovabili continuando a emettere combustibili fossili».

Il rapporto di 350.org delinea ulteriori richieste per il testo della decisione finale della COP28: «Deve essere sostenuto da un quadro giuridico, basarsi esclusivamente su tecnologie di energia rinnovabile comprovate, come quella eolica e solare, e includere impegni da parte di tutte le parti della conferenza per attuare i meccanismi e le condizioni necessarie per facilitare il successo di un obiettivo globale di energia rinnovabile e una giusta transizione dai combustibili fossili».