Iea: l’Oil&Gas di fronte al momento della verità. Adattarsi mentre avanza la transizione verso l’energia pulita

Dalle compagnie petrolifere e del gas solo l’1% degli investimenti nell’energia pulita

Birol: abbandonare l’illusione che quantità inverosimili di cattura del carbonio siano la soluzione

[23 Novembre 2023]

Secondo il nuovo importante rapporto speciale “The Oil and Gas Industry in Net Zero Transitions” pubblicato dall’International energy agency (Iea), l’industria dell’Oil&Gas può adottare un approccio più responsabile, ma a quanto pare non lo sta facendo.

La Iea sottolinea che «I produttori di petrolio e gas si trovano di fronte a scelte cruciali sul loro ruolo nel sistema energetico globale nel contesto di un peggioramento della crisi climatica alimentata in gran parte dai loro principali prodotti e contribuire positivamente alla nuova economia energetica».

Pubblicato prima della COP28 Unfccc di Dubai, il rapporto analizza le implicazioni e le opportunità per l’industria Oil&Gas che deriverebbero da maggiori sforzi internazionali per raggiungere gli obiettivi energetici e climatici e illustra cosa dovrebbe fare l’industria  globale del petrolio e del gas per allineare le sue attività i con gli obiettivi dell’Accordo di Parigi.

Secondo le ultime proiezioni dell’Iea, «Anche con le politiche attuali, la domanda globale sia di petrolio che di gas è destinata a raggiungere il picco entro il 2030. Un’azione più forte per affrontare il cambiamento climatico significherebbe un chiaro calo della domanda di entrambi i combustibili. Se i governi mantenessero pienamente gli impegni nazionali in materia di energia e clima, la domanda scenderebbe del 45% al ​​di sotto del livello attuale entro il 2050. In un percorso verso il raggiungimento di emissioni net zero entro la metà del secolo, necessario per mantenere a portata di mano l’obiettivo di limitare il riscaldamento globale a 1,5° C, il consumo di petrolio e gas diminuirebbe di oltre il 75% entro il 2050».

Ma il rapporto rivela che «Il settore del petrolio e del gas – che fornisce più della metà dell’approvvigionamento energetico globale e impiega quasi 12 milioni di lavoratori in tutto il mondo – è stato, nella migliore delle ipotesi, una forza marginale nella transizione verso un sistema energetico pulito. Le compagnie petrolifere e del gas rappresentano attualmente solo l’1% degli investimenti nell’energia pulita a livello globale  e il 60% di questi proviene da sole 4 compagnie».

Una scelta che penalizza anche il lavoro, visto che, come sottolinea il recente rapporto “World Energy Employment 2023” della stessa Iea, «Nello scenario aggiornato Net Zero Emissions entro il 2050 – che fornisce un percorso per il settore energetico globale coerente con la limitazione del riscaldamento globale a 1,5° C – 30 milioni di nuovi posti di lavoro nel settore dell’energia pulita verranno creati entro il 2030, mentre quasi 13 milioni di posti di lavoro nelle industrie legate ai combustibili fossili sono a rischio. Questo significa che per ogni posto di lavoro perso legato ai combustibili fossili verrebbero creati circa due posti di lavoro nel settore dell’energia pulita».

Presentando il nuovo rapporto speciale, il direttore esecutivo dell’Iea Fatih Birol ha ribadito che «L’industria del petrolio e del gas si trova ad affrontare il momento della verità alla COP28 di Dubai. Con il mondo che soffre gli effetti di una crisi climatica in peggioramento, continuare con il business as usual non è né socialmente né ambientalmente responsabile. I produttori di petrolio e gas di tutto il mondo devono prendere decisioni profonde riguardo al loro futuro posto nel settore energetico globale. L’industria deve impegnarsi ad aiutare veramente il mondo a soddisfare i propri bisogni energetici e gli obiettivi climatici, il che significa abbandonare l’illusione che quantità inverosimili di cattura del carbonio siano la soluzione. Questo rapporto speciale mostra una via da seguire equa e fattibile, nella quale  le compagnie petrolifere e del gas assumono un reale interesse nell’economia dell’energia pulita, aiutando al contempo il mondo a evitare gli impatti più gravi del cambiamento climatico».

Infatti, il rapporto riprende una delle questioni emergenti poste da ambientalisti e scienziati: «La cattura del carbonio, attualmente il fulcro delle strategie di transizione di molte compagbie, non può essere utilizzata per mantenere lo status quo. Se il consumo di petrolio e gas naturale dovesse evolversi come previsto dalle attuali impostazioni politiche, limitare l’aumento della temperatura a 1,5° C richiederebbe la cattura di 32 miliardi di tonnellate di carbonio per l’utilizzo o lo stoccaggio entro il 2050, del tutto inconcepibili, di cui 23 miliardi di tonnellate tramite la cattura diretta dall’aria . La quantità di elettricità necessaria per alimentare queste tecnologie sarebbe maggiore dell’attuale domanda di elettricità mondiale».

L’industria globale dell’Oil&Gas  e molto diversificata: comprende dai piccoli operatori specializzati alle grandi compagnie petrolifere nazionali, ma l’attenzione spesso si concentra sul ruolo delle major del settore privato, che però possiedono meno del 13% della produzione e delle riserve globali di petrolio e gas. Secondo il rapporto, «La strategia di transizione di ogni compagnia può e deve includere un piano per ridurre le emissioni derivanti dalle proprie attività. La produzione, il trasporto e la lavorazione di petrolio e gas determinano quasi il 15% delle emissioni globali di gas serra legate all’energia, pari a tutte le emissioni di gas serra legate all’energia provenienti dagli Stati Uniti. Allo stato attuale, le compagnie  che si prefiggono l’obiettivo di ridurre le proprie emissioni rappresentano meno della metà della produzione globale di petrolio e gas».

Ma per allinearsi a uno scenario di 1,5° C, le emissioni dell’Oil&Gas devono diminuire del 60% entro il 2030. E l’Iea ricorda che «L’intensità delle emissioni dei produttori di petrolio e gas con le emissioni più elevate è attualmente da 5 a 10 volte superiore a quelle con le emissioni più basse, dimostrando ampio potenziale di miglioramento. Inoltre, le strategie per ridurre le emissioni di metano – che rappresentano la metà delle emissioni totali derivanti dalle operazioni di petrolio e gas – sono ben note e possono in genere essere perseguite a basso costo».

Anche se la produzione di petrolio e gas sarà notevolmente inferiore durante la transizione verso le emissioni net zero, non scomparirà, nemmeno in uno scenario di 1,5° C e il rapporto dice che «Sono necessari investimenti nella fornitura di petrolio e gas per garantire la sicurezza dell’approvvigionamento energetico e fornire carburante ai settori in cui le emissioni sono più difficili da abbattere. Tuttavia, non tutte le compagnie petrolifere e del gas saranno in grado di mantenere la produzione, richiedendo ai consumatori di inviare segnali chiari sulla loro direzione e velocità in modo che i produttori possano prendere decisioni informate sulla spesa futura. Gli 800 miliardi di dollari attualmente investiti ogni anno nel settore del petrolio e del gas rappresentano il doppio di quanto sarà necessario entro il 2030 per limitare il riscaldamento globale a 1,5° C. In questo scenario, i cali della domanda sono sufficientemente ripidi da non rendere necessari nuovi progetti convenzionali di petrolio e gas a lungo termine. Sarebbe addirittura necessario chiudere alcune delle attuali produzioni di petrolio e gas.

Nella transizione verso il net zero, il petrolio e il gas sono destinati a diventare nel tempo un’attività meno redditizia e più rischiosa».

L’analisi del rapporto rileva che «L’attuale valutazione delle compagnie private di petrolio e gas potrebbe scendere del 25% rispetto agli attuali 6mila miliardi di dollari se tutti gli obiettivi nazionali in materia di energia e clima venissero raggiunti, e fino al 60% se il mondo si mettesse sulla buona strada per limitare il riscaldamento globale. a 1,5° C».

Ma queste sfide rappresentano delle opportunità: il fa notare che «Il settore del petrolio e del gas è ben posizionato per potenziare alcune tecnologie cruciali per le transizioni verso l’energia pulita. Infatti, circa il 30% dell’energia consumata nel 2050 in un sistema energetico decarbonizzato proviene da tecnologie che potrebbero trarre vantaggio dalle competenze e dalle risorse del settore, tra cui l’idrogeno, la cattura del carbonio, l’energia eolica offshore e i biocarburanti liquidi. Tuttavia, questo richiederebbe un cambiamento radicale nel modo in cui il settore alloca le proprie risorse finanziarie».

Nel 2022 l’industria Oil&Gas ha investito circa 20 miliardi di dollari in energia pulita,  il 2,5% della sua spesa in conto capitale totale. Mentre per il rapporto, «i produttori che desiderano allinearsi agli obiettivi dell’Accordo di Parigi dovrebbero destinare il 50% delle loro spese in conto capitale a progetti di energia pulita entro il 2030, oltre agli investimenti necessari per ridurre le emissioni delle proprie attività».

Birol conclude: «Il settore dei combustibili fossili deve prendere decisioni difficili, adesso, e le sue scelte avranno conseguenze per i decenni a venire. Il progresso nell’energia pulita continuerà con o senza produttori di petrolio e gas. Tuttavia, il viaggio verso le emissioni net zero sarà più costoso e più difficile da percorrere se il settore non sarà a bordo».