Siccità, in pieno inverno Sardegna e Sicilia stanno già razionando l’acqua

Anbi: «Nessun programma di sviluppo dell'area mediterranea può prescindere dalla disponibilità d'acqua»

[5 Febbraio 2024]

Dopo un 2023 caratterizzato dall’avanzata della siccità soprattutto nel nord Italia, in questo inizio d’anno l’inverno ha ribaltato la situazione, riportando la scarsità idrica a concentrarsi nel centro-sud.

Contemporaneamente, anche nelle altre aree affacciate sul Mediterraneo (nord Africa, sud della Francia, Spagna), le riserve idriche «si stanno rapidamente esaurendo», come documenta l’associazione nazionale che riunisce i Consorzi di bonifica (Anbi): «Nessun programma di sviluppo dell’area mediterranea può prescindere dalla disponibilità d’acqua», sottolinea il presidente Anbi, Francesco Vincenzi.

La Catalogna nei giorni scorsi ha varato un imponente piano di razionamento dell’acqua e d’investimenti per far fronte alla crisi climatica; anche il commissario italiano contro la siccità, Nicola Dell’Acqua, è intervenuto per spiegare che «l’Italia sta diventando un Paese povero di acqua», eppure di concrete misure in risposta all’emergenza non se ne vedono.

Nel frattempo in Sicilia e Sardegna «le autorità e gli enti preposti sono già ora, in pieno inverno, costretti a porre limitazioni all’utilizzo dell’acqua», come rimarcano dall’Anbi.

In Sicilia, la seconda metà del 2023 è stata la più arida da oltre un secolo: da settembre a dicembre, l’ammanco complessivo è di circa 220 millimetri di pioggia, mentre il solo ultimo mese dell’anno ha registrato deficit di precipitazioni fino al 96% su alcune località tra le province di Enna (-81,5% mediamente sull’intera provincia) e Catania (-80% in media).

E il bilancio annuale della regione non risulta altrettanto drammatico (circa 160 millimetri in meno rispetto alla media) lo si deve quasi esclusivamente agli eventi estremi, che hanno colpito l’Isola nella prima metà del 2023.

Preoccupa in particolare la condizione degli invasi siciliani, la cui capacità è limitata dal sedime accumulato sui fondali e che si stima occupi fino al 40% della capacità totale di stoccaggio, non consente più di assolvere pienamente, né alla loro funzione calmieratrice delle piene, né tantomeno a quella di riserva di acqua.

È grave la situazione anche per gli invasi della Sardegna: alcuni, in quanto a volumi invasati, sono ai minimi da 25 anni ad oggi; complessivamente nei bacini manca oltre il 50% dell’acqua, che potrebbe essere trattenuta: nel distretto Posada, ad esempio, per garantire l’uso potabile è stata vietata l’irrigazione.

Guardando alle altre regioni, si registra l’assenza di neve sull’Appennino meridionale: in Basilicata, a Piano imperatore, dove nel 2023 il manto nevoso era di 75 centimetri, oggi è zero. E le dighe trattengono solamente il 35% dell’acqua invasabile. Preoccupante anche la situazione dei bacini della Puglia, con oltre 119 milioni di metri cubi in meno rispetto all’anno scorso.

Nel Lazio i laghi rimangono in condizioni critiche, così come grave risulta la condizione del fiume Tevere, la cui portata perde in una settimana quasi 52 metri cubi al secondo, scendendo così a mc/s 82,27, cioè un valore inferiore a quelli registrati in questo periodo nelle recenti stagioni siccitose.

Si aggrava anche la condizione dei fiumi in Toscana: il Serchio scende in una settimana da mc/s 66 a poco più di mc/s 35; la Sieve quasi dimezza la portata così come avviene per quella dell’Arno rispetto alla media degli anni recenti, mentre nell’Ombrone grossetano si riduce a soli mc/s 5,55 quando mediamente, in questo periodo, si attestava intorno ai 30 metri cubi al secondo (fonte: SIR – Servizio Idrologico Regionale).

Tutte le regioni appenniniche, a cominciare dalla Liguria, si caratterizzano per la quasi totale assenza di neve in quota. In Emilia-Romagna le portate di tutti i fiumi sono decrescenti (il calo più brusco è registrato dalla Secchia, che in 7 giorni perde oltre il 75% dell’acqua in alveo) ed ampiamente deficitarie: si va dal -36% della Trebbia al -88% del Savio ed addirittura al -94% del Reno.

Per il momento va meglio nel nord della Penisola, dove i grandi bacini naturali (unica eccezione il lago d’Iseo) continuano a trattenere quantità d’acqua superiori alla norma.