Unctad: bisogna riformare l’architettura del debito globale

Riallineare il debito globale con le esigenze dei Paesi in via di sviluppo. Anche quelli a reddito medio

[9 Febbraio 2024]

L’United Nations Conference on Trade and Development (UNCTAD) ha chiesto riforme urgenti all’architettura del debito globale per evitare una crisi del debito diffusa tra i Paesi in via di sviluppo. L’Agenzia Onu  ha ricordato che «Sulla scia della pandemia di COvid-19, il debito sovrano estero dei Paesi in via di sviluppo – i fondi presi in prestito in valuta estera – è aumentato del 15,7% raggiungendo 11.400 miliardi di dollari entro la fine del 2022. I crescenti livelli di debito sono ulteriormente complicati dalla diversità dei prestatori e dei servizi e degli strumenti finanziari. Altrettanto allarmante è l’impennata dei costi del servizio del debito. I Paesi a reddito basso e medio-basso – detti anche mercati di frontiera – che hanno preso prestiti quando i tassi di interesse erano bassi e gli investitori erano entusiasti, ora spendono rispettivamente circa il 23% e il 13% dei loro ricavi dalle esportazioni per ripagare il loro debito estero».

Anastasia Nesvetailova, a capo del dipartimento di politiche macroeconomiche e di sviluppo dell’UNCTAD ha ricordato che «Dopo la seconda guerra mondiale, la quota delle entrate delle esportazioni destinate al servizio del debito per la Germania è stata limitata al 5% per aiutare la ripresa della Germania occidentale».

I crescenti costi del debito stanno drenando risorse pubbliche vitali necessarie per lo sviluppo. Circa 3,3 miliardi di persone – quasi la metà dell’umanità – vivono oggi in Paesi che spendono più denaro per pagare gli interessi sui loro  debiti che per l’istruzione o la sanità. LO strimento online “A World of Debt Dashboard” dell’Onu fornisce dati e approfondimenti sui principali indicatori del debito pubblico e della spesa per lo sviluppo per 188 Paesi e la Nesvetailov dice che «La situazione è chiaramente insostenibile. Mentre si profila all’orizzonte una crisi sistemica del debito, in cui un numero crescente di paesi in via di sviluppo passano dalla sofferenza al default, una crisi dello sviluppo è già in corso. La crescente crisi del debito non deriva solo dall’ondata di debito successiva alla crisi finanziaria globale del 2008, dalle crisi a cascata successive alla pandemia e dall’aggressiva stretta monetaria nei Paesi sviluppati. le radici principali risiedono nei difetti strutturali dell’architettura del debito sovrano globale, che offre un sostegno inadeguato e ritardato ai Paesi in difficoltà debitoria».

E la crisi del debito non riguarda solo i Paesi più poveri: intervenendo a una conferenza a Rabat, in Marocco, il vice segretario generale dell’UNCTAD, Pedro Manuel Moreno, ha evidenziato  le sfide e il potenziale dei Paesi a medio reddito: «Queste nazioni non hanno il sostegno globale di cui hanno bisogno, nonostante ospitino circa il 75% della popolazione mondiale e il 62% dei poveri del mondo e si trovino ad affrontare un debito crescente e un peggioramento delle vulnerabilità climatiche. Se ci impegniamo per un mondo di prosperità condivisa, questi Paesi hanno bisogno del nostro sostegno».

Moreno ha ricordato che «Pochi paesi a reddito medio sono riusciti a raggiungere le economie avanzate nel corso dei decenni. Alcuni hanno addirittura visto diminuire il loro reddito pro capite. Questo “viaggio scoraggiante” verso la ripresa è ostacolato dalla complessità dei cambiamenti strutturali e della crescita, soprattutto perché i benefici iniziali derivanti dallo spostamento della manodopera dall’agricoltura al settore manifatturiero diminuiscono. Con l’espansione di queste economie, la disponibilità di manodopera rurale sottoccupata diminuisce. Per continuare a salire di livello ed evitare la cosiddetta “trappola del reddito medio”, devono sviluppare le capacità per sviluppare nuovi prodotti».

Poi ha ricordato «Il ruolo chiave che le politiche industriali possono svolgere anche nel trarre vantaggio dal potenziale “verde” di questi Paesi. nei Paesi a reddito medio c’è un immenso potenziale delle energie rinnovabili e della transizione energetica”, ha affermato», indicando il Marocco come esempio da seguire , visto che ospita uno dei più grandi parchi eolici dell’Africa e ha il potenziale per diventare un importante esportatore di energia solare. «Ma realizzare questo potenziale richiede un rapido accesso alle tecnologie pulite. La transizione energetica non può avvenire senza un ampio accesso alle tecnologie verdi. Ed è nostro interesse comune che ciò avvenga rapidamente e ovunque».

L’ultimo Trade and Development Report dell’UNCTAD analizza le attuali disuguaglianze, rigidità e problemi dell’architettura globale del debito sovrano, delineando una strategia per affrontarli e Nesvetailova sottolinea che «E’ necessario un approccio al debito incentrato sullo sviluppo» ed evidenzia «I fattori trascurati che contribuiscono al debito sovrano insostenibile, come il cambiamento climatico».

Il rapporto sostiene una rivalutazione approfondita di questi fattori, che comprendono demografia, salute pubblica, cambiamenti economici globali, tassi di interesse in aumento, riallineamenti geopolitici, instabilità politica, nonché le implicazioni del debito sovrano sulle politiche industriali degli stati debitori, e propone «Un ciclo di vita in 5 fasi per il debito sovrano come quadro concettuale per analizzare e migliorare l’architettura del debito globale». Le fasi includono l’assunzione di debito, l’emissione di strumenti di debito, come obbligazioni e prestiti, la gestione del debito, il monitoraggio della sostenibilità del debito e, se necessario, la ristrutturazione o la rinegoziazione dei termini del debito.

Penelope Hawkins, a capo del dipartimento del debito e del finanziamento dello sviluppo dell’UNCTAD, fa notare che «Stiamo sollecitando un nuovo pensiero creativo in tutte le fasi del ciclo del debito, così come nuovi approcci per colmare il persistente divario tra soluzioni legali e contrattuali»

Il rapporto dell’UNCTAD delinea una serie completa di raccomandazioni per ricalibrare l’architettura del debito globale in linea con le esigenze dei Paesi in via di sviluppo. Una raccomandazione chiave è quella di «Incentivare i prestiti agevolati – caratterizzati da tassi di interesse più bassi e termini di rimborso più lunghi – e le sovvenzioni. Questo potrebbe essere fatto aumentando il capitale di base delle banche multilaterali e regionali per espandere la loro capacità di prestito».

Un altro modo per ottenere finanziamenti agevolati prevede l’emissione di diritti speciali di prelievo (DSP), un tipo di valuta internazionale creata dal FMI per i Paesi membri per aumentare le loro riserve monetarie scambiandole con valute ufficiali secondo necessità.

Altrettanto importante è una maggiore trasparenza nei termini e nelle condizioni di finanziamento. Il rapporto afferma che «la riduzione dell’asimmetria delle risorse e delle informazioni tra mutuatari e finanziatori, insieme a misure legislative nei Paesi prestatori, può scoraggiare pratiche di prestito predatorie».

Ma la Hawkins avverte che «La trasparenza va oltre la divulgazione dei dati. Significa un impegno a costruire un’architettura finanziaria globale che sia giusta e responsabile verso tutti».

Ulteriori raccomandazioni includono l’espansione dell’accesso dei Paesi in via di sviluppo alle valute estere attraverso swap delle banche centrali e il rafforzamento della loro resilienza durante le crisi esterne attraverso norme di standstill sugli obblighi dei debitori, come le clausole di debito resilienti al clima. Questo consentirebbe di fermare i rimborsi del debito, fornendo un po’ di respiro per la gestione della crisi. Per la Hawkins, «Un maggiore utilizzo di clausole contingenti nei contratti è necessario per i Paesi che sperimentano shock climatici e altri shock esterni».

Il rapporto afferma inoltre che «l’architettura del debito globale richiede regole ben sviluppate per le ristrutturazioni automatiche e una migliore rete di sicurezza finanziaria globale» e  sottolinea «L’urgente necessità di avviare i lavori per istituire un’autorità globale del debito per coordinare e guidare le ristrutturazioni del debito sovrano».

La Hawkins conclude: «Il momento di agire è adesso. I costi dell’inazione sono troppo alti».