Tagliare le spese militari: 27 miliardi e 748,5 milioni di euro sono troppi

Gli appelli di Fondazione PerugiAssisi e Libera per la manifestazione “La via maestra. Insieme per la Costituzione”

[2 Ottobre 2023]

Anche la Fondazione PerugiAssisi aderisce alla manifestazione nazionale “La via maestra. Insieme per la Costituzione” che si svolgerà a Roma sabato 7 ottobre e invita tutti e tutte a partecipare per dire: «Smettiamo di fare la guerra! Tagliamo le spese militari! 27.748,5 milioni di euro sono davvero troppi».

Ecco l’appello delle Fondazione PerugiAssisi per il 7 ottobre:

Questo è il tempo in cui dobbiamo aiutare chi non ce la fa, soccorrere chi è in difficoltà, proteggere chi è minacciato o abusato, nutrire chi è affamato e assetato, curare chi è ammalato, sostenere chi è fragile, ridurre le disuguaglianze, promuovere le pari opportunità, preservare i beni comuni, promuovere la transizione ecologica,… Per questo, dobbiamo tagliare le spese militari, rimettere al centro le comunità locali, finanziare e riqualificare i servizi pubblici e universali (i servizi sociali e sanitari, per l’educazione e la formazione, l’ambiente e la cultura, …), ricostruire e rifinanziare la solidarietà e la cooperazione internazionale.
Se solo smettiamo di pagare lo stipendio di qualche Reggimento, possiamo pagare gli stipendi di tanti medici e infermieri, insegnanti e assistenti sociali.
Se smettiamo di finanziare qualche missione militare propagandistica possiamo finanziare le persone, le famiglie, le attività economiche colpite dagli eventi climatici estremi (terremoti, alluvioni, esondazioni, frane, bombe d’acqua, tempeste, siccità,…) come in Emilia Romagna o in Libia.
Se rinunciamo a comprare altri cacciabombardieri possiamo assicurare l’assistenza domiciliare socio sanitaria alle persone non autosufficienti, assumere dei buoni medici di famiglia, finanziare la rete territoriale di contrasto alla violenza sulle donne.
Se rinunciamo a costruire la terza portaerei possiamo prenderci cura di tanti bambini, donne e giovani in fuga dalla miseria e dalla guerra.
Se rinunciamo ad acquisire altri duecento carri armati possiamo investire sulla cura, sulla formazione e sul lavoro delle nostre giovani generazioni.
Adesso è il tempo della cura, non delle bombe! Nell’ora della crisi, la cura è la risposta di cui abbiamo bisogno, la più concreta, immediata ed efficace, la miglior fabbrica di benessere, il vero, grande, investimento sul futuro

«Deponiamo le armi, riduciamo le spese militari per provvedere ai bisogni umanitari, convertiamo gli strumenti di morte in strumenti di vita» Papa Francesco, 19 agosto 2023

 

Alla manifestazione parteciperà anche Libera Contro le mafie che spiega il perché della sua adesione:

Saremo in piazza perché siamo tutte e tutti preoccupati dalla violazione dei princìpi costituzionali di solidarietà, uguaglianza e indivisibilità della Repubblica che si verificherebbe se venisse attuato il progetto inquietante di Autonomia Differenziata contenuto nel ddl Calderoli.

La nostra via Maestra è segnata dalla Costituzione e se la riforma passasse, la garanzia dei diritti sul territorio nazionale sarebbe persa, aumenterebbero le disuguaglianze, si renderebbe più incerto il diritto alla salute, al lavoro, alla mobilità, all’accesso ai servizi e all’ambiente. Il ddl spaccherebbe il Paese realizzando un regionalismo asimmetrico competitivo e non solidale, rappresenterebbe una resa dello Stato immotivabile, accettando le differenze e istituzionalizzando la povertà e questo per le mafie sarebbe un enorme vantaggio. Per averne la conferma basti vedere come hanno sfruttato questi 15 anni di crescita costante della povertà. Oppure ricordarsi della crescita di tutti i reati spia durante la pandemia, proprio per le enormi differenze regionali emerse in termini di accesso ai servizi, la salute su tutti. Siamo passati dalla pandemia delle disuguaglianze alla variante criminalità. Anche il welfare sostitutivo mafioso, che abbiamo visto esplodere a causa dei tagli alle politiche sociali, avrebbe un’impennata con l’autonomia differenziata, consentendo alle mafie di offrirsi come unica soluzione nelle periferie abbandonate dalla politica e dalle istituzioni dove troppo spesso le attività di mutualismo solidale portate avanti dalle realtà sociali rappresentano l’unica risposta alla solitudine e all’isolamento.

Lo Stato con il ddl Calderoli dichiara che non è più disposto a garantire livelli essenziali (meglio sarebbe dire uniformi) su tutto il territorio nazionale, riconoscendo e istituzionalizzando le disuguaglianze e l’esclusione sociale, violando i principi di uguaglianza, solidarietà e indivisibilità della Repubblica. Per questo è un progetto inquietante che va combattuto e fermato. Non va bocciato solo perché pericoloso ma soprattutto perché non rappresenta una soluzione per il Paese quanto piuttosto un vantaggio per pochissimi a danno perpetuo della maggioranza tanto al Nord quanto al Sud.

Abbiamo bisogno di riforme che uniscono e non che dividono l’Italia. La priorità dunque non è attuare il ddl Calderoli ma garantire diritti sociali e una vita dignitosa a milioni di persone che oggi vivono in condizioni di esclusione sociale e povertà e che subiscono ogni giorno il ricatto delle mafie sui territori. Per questo abbiamo la responsabilità e il dovere di fermarlo. Per questo saremo in piazza il 7 ottobre!