Oltre 280 milioni di persone colpite da crisi alimentare, +9%. Donne e bambini i più vulnerabili

La fame acuta persiste in 59 Paesi, causata da guerre, cambiamenti climatici e crisi economica

[26 Aprile 2024]

Secondo il nuovo  Global Report on Food Crises (GRFC), pubblicato da Global Network Against Food Crises (GNAFC) e Food Security Information Network (FSIN), «Quasi 282 milioni di persone in 59 Paesi e Territori hanno sperimentato alti livelli di fame acuta nel 2023:  un aumento mondiale di 24 milioni rispetto al totale l’anno scorso. Questo  aumento del 9%  è dovuto alla maggiore copertura dei contesti di crisi alimentare e al forte deterioramento della sicurezza alimentare, soprattutto nella Striscia di Gaza, in Sudan e ad Haiti.

Azione Contro la Fame fa il punto proprio su queste tre situazioni di crisi estrema. A Gaza, il 50% delle persone è a rischio imminente di carestia. Le persone passano giorni e notti senza mangiare e l’81% delle famiglie non ha accesso ad acqua sicura e pulita. Gli attuali livelli di assistenza umanitaria non sono sufficienti. Azione contro la fame ha riferito che alcune persone mangiano mangimi per animali come fieno e paglia. Per Natalia Anguera Ruiz, responsabile delle operazioni di Azione contro la Fame per il Medio Oriente, «La situazione a Gaza è senza precedenti. Gli aiuti devono avere la priorità prima che muoiano altre persone».

Samy Guessabi, direttore nazionale di Azione contro la Fame in Sudan, ha ribadito che «Il Sudan sta affrontando una delle più grandi crisi umanitarie del mondo”,. “Il conflitto ha costretto 8,2 milioni di persone a fuggire dalle loro case. Innumerevoli famiglie in tutto il Sudan, così come i rifugiati nei Paesi vicini, non hanno cibo e alloggio. Senza assistenza urgente e salvavita, molti potrebbero morire. Tuttavia, solo il 5% degli appelli è stato finanziato, lasciando che molti sudanesi si trovino ad affrontare un triste futuro».

Martine Villeneuve, direttrice nazionale di Azione contro la Fame ad Haiti, conferma che «Ad Haiti, metà della popolazione, ovvero quasi 5 milioni di persone, si trova ad affrontare alti livelli di insicurezza alimentare, con 1,64 milioni di persone a un passo dalla carestia. Settimane di violenza di gruppo hanno costretto centinaia di migliaia di famiglie ad abbandonare le loro case e hanno interrotto le importazioni. I mercati hanno limitato il cibo e l’inflazione dei prezzi ha portato a una disperazione estrema».

Il rapporto evidenzia che «Per 4 anni consecutivi, la percentuale di persone che affrontano insicurezza alimentare acuta è rimasta costantemente elevata, pari a quasi il 22% di quelle valutate, superando significativamente i livelli pre-Covid-19. I bambini e le donne sono in prima linea in queste crisi alimentari, con oltre 36 milioni di bambini sotto i 5 anni di età gravemente malnutriti in 32 Paesi. Nel 2023 la malnutrizione acuta è peggiorata, in particolare tra le persone sfollate a causa di conflitti e disastri».

Il GNAFC chiede urgentemente «Un approccio trasformativo che integri la pace, la prevenzione e l’azione per lo sviluppo insieme agli sforzi di emergenza su vasta scala  per spezzare il ciclo della fame acuta che rimane a livelli inaccettabilmente elevati».

Il segretario generale dell’Onu, António Guterres, ha detto che «Questa crisi richiede una risposta urgente. Utilizzare i dati contenuti in questo rapporto per trasformare i sistemi alimentari e affrontare le cause alla base dell’insicurezza alimentare e della malnutrizione sarà vitale».

Per molti la fame non sembra più finire: dal 2016,  GRFC include costantemente ben 36 Paesi nelle sue analisi, riflettendo anni consecutivi di fame acuta  che attualmente riguardano l’80% dei Paesi più affamati al mondo.

In 39 Paesi e Territori è stato registrato un aumento di 1 milione di persone che affrontano livelli di insicurezza alimentare acuta di emergenza (IPC/CH Fase 4), con l’aumento maggiore nel Sudan devastato dalla guerra civile tra l’esercito e le milizie sue ex alleate.

Il rapporto denuncia che «Nel 2023, più di 705.000 persone si trovavano al livello di insicurezza alimentare Catastrophe (IPC/CH Fase 5) e a rischio di morire di fame». la cifra più alta nella storia dei report del GRFC e quadruplicata dal 2016. Nella Striscia di Gaza vive  l’80% di coloro che stanno affrontando una carestia imminente, insieme a Sud Sudan, Burkina Faso, Somalia e Mali. Secondo le previsioni del GRFC 2024, «Circa 1,1 milioni di persone nella Striscia di Gaza e 79.000 persone nel Sud Sudan si troveranno nella catastrofe (Fase 5 IPC/CH) entro luglio 2024, portando il numero totale di persone previste in questa fase a quasi 1,3 milioni».

Il rapporto evidenzia che «L’intensificarsi dei conflitti e dell’insicurezza, gli impatti degli shock economici e gli effetti degli eventi meteorologici estremi continuano a causare una grave insicurezza alimentare. Questi fattori interconnessi stanno esacerbando la fragilità dei sistemi alimentari, l’emarginazione rurale, la cattiva governance e la disuguaglianza, e portano a massicci spostamenti di popolazioni a livello globale. La situazione di protezione della popolazione sfollata è inoltre influenzata dall’insicurezza alimentare».

La guerra  rimane il principale fattore che colpisce 20 Paesi con quasi 135 milioni di persone in condizioni di insicurezza alimentare acuta, quasi la metà del numero globale. Il Sudan ha dovuto affrontare il maggiore deterioramento dovuto alla guerra, con 8,6 milioni di persone in più che si trovano ad affrontare livelli elevati di insicurezza alimentare acuta rispetto al 2022.

Gli eventi meteorologici estremi  sono stati i principali fattori scatenanti dell’insicurezza alimentare in 18 Paesi, nei quali  oltre 77 milioni di persone hanno dovuto affrontare livelli elevati di insicurezza alimentare acuta, rispetto a 12 paesi con 57 milioni di persone nel 2022. Il report ricorda che «Nel 2023, il mondo ha vissuto il suo anno più caldo mai registrato e gli shock legati al clima hanno avuto un impatto sulle popolazioni , con episodi di gravi inondazioni, tempeste, siccità, incendi ed epidemie di parassiti e malattie».

Gli  shock economici  hanno colpito principalmente 21 Paesi nei quali circa 75 milioni di persone si trovavano ad affrontare livelli elevati di insicurezza alimentare acuta, a causa della loro elevata dipendenza dalle importazioni di cibo e input agricoli e di persistenti sfide macroeconomiche, tra le quali  il deprezzamento della valuta, i prezzi elevati e gli elevati livelli di debito.

GRFC e FSIN fanno un amarissimo bilancio e lanciano un drammatico avvertimento: «Affrontare le crisi alimentari persistenti richiede investimenti urgenti a lungo termine a livello nazionale e internazionale per trasformare i sistemi alimentari e stimolare lo sviluppo agricolo e rurale, oltre a una maggiore preparazione alle crisi e un’assistenza salvavita fondamentale su larga scala, dove le persone ne hanno più bisogno. La pace e la prevenzione devono inoltre diventare parte integrante della trasformazione a lungo termine dei sistemi alimentari. Senza questo, le persone continueranno ad affrontare una vita di fame e i più vulnerabili moriranno di fame. Dal 2023, i bisogni hanno superato le risorse disponibili. Le operazioni umanitarie sono ora disperatamente sovraccaricate e molte sono costretti a ridimensionare e tagliare ulteriormente il sostegno ai più vulnerabili. Una governance economica globale più equa ed efficace è imperativa e deve essere accompagnata da piani guidati dai governi che mirano a ridurre e porre fine alla fame. Per invertire la tendenza verso la crescente insicurezza alimentare acuta, la comunità internazionale ha assunto una serie di impegni coraggiosi, anche attraverso le recenti iniziative del G7 e del G20. Il Global Network Against Food Crises  si offre per sfruttare la sua impareggiabile conoscenza della fame nei Paesi più fragili per rafforzare i collegamenti e creare coerenza, ove possibile, tra queste varie iniziative globali per garantire un impatto innovativo e concreto per le persone colpite dalle crisi alimentari».

Simone Garroni, direttore di Azione contro la Fame, conclude: «L’aumento, per il quinto anno consecutivo, del numero di persone che vivono condizioni di grave insicurezza alimentare conferma l’enormità della sfida di raggiungere l’obiettivo ‘Fame Zero’ entro il 2030 . Oltre all’intensificarsi dei conflitti, delle disuguaglianze e della crisi climatica, che rappresentano le cause da rimuovere, la diminuzione dei finanziamenti umanitari e l’aumento dei costi rappresentano un’ulteriore minaccia, che ha già portato a una riduzione del numero delle persone aiutate e delle quantità di aiuti alimentari destinati alle popolazioni in condizioni di insicurezza alimentare.  La comunità internazionale deve agire con urgenza per evitare che milioni di persone muoiano di fame».