Montagne avvelenate: la Cina controlla l’industria illecita delle terre rare in Myanmar

Global Witness: la Cina alimenta violazioni dei diritti umani, distruzione ambientale e finanzia milizie legate all'esercito

[12 Agosto 2022]

Secondo la nuova inchiesta “Myanmar’s poisoned mountains – The toxic rare earth mining industry at the heart of the global green energy transition” pubblicata da Global Witness, «Il Myanmar ha visto assistito a una rapida espansione dell’estrazione illegale di minerali pesanti di terre rare, utilizzati nelle tecnologie energetiche verdi, negli smartphone e nell’elettronica domestica, con l’industria che alimenta violazioni dei diritti umani, distruzione ambientale e finanzia milizie locali legate al brutale regime militare».

Global Witness  evidenzia che «Il nostro rapporto dimostra che nel giro di pochi anni la Cina ha esternalizzato gran parte della sua industria mineraria pesante delle terre rare oltre il confine, in un angolo remoto dello Stato di Kachin nel nord del Myanmar, che ora è la più grande fonte mondiale di questi minerali critici. C’è un alto rischio che questi minerali finiscano nelle catene di approvvigionamento delle principali major  con nomi che ci sono familiari e che utilizzano terre rare nei loro prodotti, tra le quali Tesla, Volkswagen, General Motors, Siemens e Mitsubishi Electric».

Utilizzando immagini satellitari, interviste con le comunità interessate ed esperti del settore e l’analisi dei dati,  l’ONG britannica ha potuto rivelare la portata e la velocità della crescita dell’estrazione di terre rare in Myanmar negli ultimi 5 anni, che opone il Paese oppresso da una feroce dittature militare al centro dell’offerta globale catena per questi minerali.

A Global Witness   dicono che «La nostra analisi dimostra che nel 2016 nello stato di Kachin c’erano solo una manciata di miniere di terre rare, mentre a marzo 2022 un satellite che abbiamo commissionato ha rivelato oltre 2.700 lagune di raccolta mineraria in quasi 300 diverse località, che coprivano un’area delle dimensioni di Singapore».

Mike Davis, CEO di Global Witness, aggiunge che «La nostra rivoluzionaria indagine “Myanmar’s poisoned mountains” è il primo sguardo approfondito sull’estrazione di terre rare in Myanmar e rivela che negli ultimi anni la Cina ha in realtà delocalizzato questa industria tossica in Myanmar, con conseguenze terribili per le comunità locali e l’ambiente. I processi utilizzati per estrarre le terre rare pesanti sono altamente inquinanti e la nostra indagine rivela che gli impatti sugli ecosistemi locali, sui mezzi di sussistenza e sull’accesso all’acqua potabile sono stati devastanti».

Le comunità locali del Kachin  – dove da decenni opera la guerriglia indipendentista – hanno riferito che i rifiuti pericolosi dell’area mineraria vengono sversati direttamente nel fiume N’Mai Kha, un affluente dell’Ayeyarwady, il più importante fiume del Myanmar, nel cui bacino vivono i due terzi dei 54 milioni di abitanti del Paese, per i quali l’Ayeyarwady è na fonte d’acqua fondamentale.

Numerosi problemi di salute che erano stati già segnalati vicino alle miniere di terre rare in Cina, tra i quali osteoporosi, malattie respiratorie e problemi gastrointestinali, alla pelle e agli occhi, sono stati segnalati anche da chi vive vicino alle miniere in Myanmar. L’area montuosa in cui si concentra l’estrazione mineraria, la Kachin Special Region 1, è anche ricca di biodiversità e ospita decine di specie animali e vegetali rare e in via di estinzione, che ora sono tutte minacciate dall’inquinamento e dalla deforestazione causati dalla rapida espansione dell’estrazione di terre rare.

Global Witness  denuncia che «Ingenti somme di denaro provenienti da questo commercio illegale sono andate a beneficio del signore della guerra locale responsabile del territorio minerario, Zakhung Ting Ying, che controlla le unità della milizia che fanno parte della catena di comando dell’esercito birmano, e altre che sono fedeli all’esercito. Insieme ai membri della sua famiglia e ad altri leader della milizia, Zakhung Ting Ying è diventato l’intermediario centrale dell’industria delle terre rare del Myanmar, facendo accordi dietro le quinte con le imprese cinesi, illegali secondo la legge del Myanmar. I legami della sua milizia con il regime militare significano che esiste un rischio elevato che i proventi delle miniere di terre rare vengano utilizzati per finanziare le violazioni dei diritti umani da parte dei militari e la repressione del dissenso, che si sono ulteriormente intensificati dal colpo di stato del febbraio 2021».

Le milizie di Ying combattono contro l’opposizione democratica del Myanmar che ha stretto un’alleanza con le milizie indipendentiste e autonomiste  delle minoranze etniche che si battono contro la dittatura.

Per Davis, «L’estrazione di terre rare è l’ultima rapina di risorse naturali da parte dell’esercito del Myanmar, che si è finanziata per decenni saccheggiando le ricche risorse naturali del Paese, comprese le industrie multimiliardarie della  giada, delle pietre preziose e del legname. Dal colpo di stato del 2021, il regime ha fatto affidamento sulle risorse naturali per sostenere la sua presa illegale del potere e con il boom della domanda di terre rare, i militari coglieranno senza dubbio un’opportunità per riempire le loro casse e finanziare i loro abusi. Il fatto che le terre rare contaminate stiano entrando dal Myanmar nelle catene di approvvigionamento globali dimostra la necessità di ampliare le sanzioni internazionali contro i militari per includere questi minerali cruciali. La nostra indagine mostra i pericoli affrontati dai gruppi della società civile e dai membri della comunità, compresi gli indigeni, se si pronunciano contro questa industria illecita, con le milizie che gestiscono l’area che favoriscono un ambiente violento e repressivo. Ad esempio, prove esclusive da noi viste mostrano che due leader di un’unità della milizia locale hanno chiamato i rappresentanti del villaggio in un recente incontro e hanno minacciato di sparargli se si fossero rifiutati di cedere la loro terra per far posto a nuove miniere.  La coraggiosa gente del posto sta rischiando la vita per protestare contro queste miniere distruttive e difendere la loro terra, i mezzi di sussistenza e le fonti d’acqua, nonostante le minacce che devono affrontare dalle milizie locali».

L’inchiesta rivela che «Le terre rare estratte illegalmente dal Myanmar vengono lavorate in Cina da società statali, che vendono a produttori di magneti permanenti fornendo alcuni dei marchi globali più noti al mondo che producono veicoli elettrici, turbine eoliche ed elettronica, tra cui General Motors, Mitsubishi Electric, Siemens  Tesla e Volkswagen».

Rivelazioni che arrivano mentre la domanda di terre rare sta aumentando per rifornire la produzione di tecnologie per l’energia rinnovabile, con la domanda totale di minerali di terre rare lavorati per la produzione di magneti che triplicherà entro il 2035.

Per Davis, «La realtà inquietante è che il denaro che sta alimentando le violazioni dei diritti umani e ambientali causate dall’industria mineraria delle terre rare del Myanmar deriva in definitiva dalla spinta globale per aumentare le energie rinnovabili. Mentre la crisi climatica accelera e la domanda di queste tecnologie a basse emissioni di carbonio è alle stelle, i risultati odierni devono essere un campanello d’allarme che la transizione verso l’energia verde non può avvenire a spese delle comunità dei Paesi ricchi di risorse, e deve invece essere equa e sostenibile, dando priorità ai diritti di coloro che sono più colpiti».

Per questo Global Witness  chiede un’azione urgente per garantire che le comunità e l’ambiente siano protetti mentre le aziende e i governi aumentano gli investimenti in minerali critici: «Le Companies devono interrompere l’estrazione di terre rare pesanti in Myanmar e garantire che le terre rare del Myanmar non entrino nelle catene di approvvigionamento globali, riconoscendo che l’estrazione mineraria è illegale e sta finanziando gruppi armati e violazioni dei diritti umani e ambientali; I governi devono imporre restrizioni all’importazione per gli elementi delle terre rare prodotti in Myanmar a meno che le companies non possano presentare prove chiare e convincenti che i loro prodotti non sono collegati ad abusi dei diritti umani, illegalità o corruzione. Dovrebbero anche imporre sanzioni agli attori armati che traggono profitto illegalmente dall’industria delle terre rare, per impedire che i profitti vengano utilizzati dal brutale regime del Myanmar; I governi dovrebbero introdurre politiche più forti, comprese leggi sulla responsabilità del produttore e obiettivi di riciclaggio per ridurre i danni associati all’estrazione e promuovere gli investimenti nella progettazione di terre rare pesanti a partire da prodotti chiave».