Ai Paesi poveri meno di un terzo degli aiuti climatici promessi dai Paesi ricchi

Stanziati appena 24,5 miliardi di dollari sugli 83,3 dichiarati per il 2020, di cui solo 11,5 miliardi per l’adattamento climatico

[6 Giugno 2023]

Secondo il “Climate finance shadow report 2023: Assessing the delivery of the $100 billion commitment” pubblicato da Oxfam in occasione della 58esima sessione dei subsidiary bodies della Bonn Climate Change Conference dell’United Nations framework convention on Climate Change (SB58 Unfccc), «Mentre le emissioni globali continuano ad aumentare, i Paesi più ricchi e inquinanti sono indietro di tre anni nel rispetto dell’impegno di stanziare 100 miliardi all’anno in aiuti ai Paesi più poveri, gli ultimi responsabili e le prime vittime del caos climatico in atto. Le cifre annunciate sugli aiuti erogati sono inoltre di gran lunga inferiori rispetto a quelle reali».

Oxfam avverte che  il summit di Bonn sulla mobilitazione dei finanziamenti per il clima dal 2025 in poi, «Rappresenta un’opportunità per ricostruire la fiducia tra i Paesi ricchi e quelli a basso e medio reddito. Questa iniziativa è destinata a fallire se prima non verranno risolti gli errori del passato».  Per questo l’ONG internazionale chiede urgentemente «Un aumento effettivo e consistente degli aiuti essenziali ad aiutare i Paesi più poveri a mitigare gli effetti della crisi climatica. Stanziandoli sotto forma di sovvenzioni e non come prestiti».

Infatti, il rapporto dimostra che «A dispetto di quanto affermato dai Paesi donatori, le cifre sono tra i 21 e i 24,5 miliardi di dollari. Questo avviene perché molti dei progetti finanziati sopravvalutano l’effettiva portata del contrastato alla crisi climatica o perché i finanziamenti sono erogati sotto forma di prestiti al loro valore nominale, aumentando il peso del debito estero in economie già fragili e fortemente indebitate, soprattutto in un periodo in cui i tassi di interesse stanno salendo».

Attualmente, più della metà di tutti i finanziamenti per l’adattamento climatico viene erogata sotto forma di prestiti: «La Francia eroga ben il 92% degli aiuti bilaterali sul clima in questa forma, l’Austria i 72%, il Giappone 90%, la Spagna l’89% – fa notare Oxfam – Nel 2019-20, il 90% di tutti i finanziamenti per il clima forniti dalle banche multilaterali di sviluppo è stato erogato secondo queste modalità».

Per Nafkote Dabi, policy advisor di Oxfam sulla crisi climatica, «Tutto questo è profondamente ingiusto. I Paesi ricchi trattano con disprezzo i Paesi più poveri e rendono inefficaci i negoziati sul clima, facendo un gioco pericoloso in cui saremo tutti perdenti».

Oxfam stima che nel 2020 si siano destinati solo tra 9,5 e 11,5 miliardi di dollari per sostenere la capacità di adattamento dei Paesi più poveri. Eppure, negli ultimi tre anni in India, Pakistan e America centro-meridionale si sono verificate ondate di calore record, seguite da inondazioni che solo in Pakistan hanno colpito oltre 33 milioni di persone, i Paesi dell’Africa orientale stanno affrontando la peggiore siccità degli ultimi 40 anni, che nei prossimi mesi rischia di uccidere in media 1 persona ogni 28 secondi.

Dabi denuncia, «11,5 miliardi all’anno sono del tutto insufficienti in Paesi a basso e medio reddito dove si devono affrontare inondazioni, uragani, incendi, siccità. Basti pensare che negli Stati Uniti si spende quattro volte di più ogni anno per nutrire cani e gatti. Nel frattempo, nonostante la loro estrema vulnerabilità, i Paesi più poveri del mondo sono spinti paradossalmente verso un livello di indebitamento insostenibile».

E gli analisti di Oxfam ricordano che «Non si è nemmeno avverata la possibilità per i Paesi a basso e medio reddito di attrarre investimenti dal settore privato, raccogliendo solo 14 miliardi di dollari all’anno, principalmente per la mitigazione. E’ quasi impossibile rintracciare i dettagli sull’utilizzo di questo tipo di finanziamento e sull’effettivo beneficiario».

Secondo un recente rapporto dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse), i finanziamenti privati per l’adattamento sono aumentati da 1,9 miliardi di dollari nel 2018 a 4,4 miliardi di dollari nel 2020, soprattutto a causa di un progetto di estrazione di gas e produzione di GNL in Mozambico (al quale partecipa Eni) che per Oxfam «Non prevede però eventuali attività di adattamento».

Altra fonte di preoccupazione è che i finanziamenti per “le perdite e i danni” non abbiano ancora una collocazione certa nell’architettura internazionale della finanza climatica: «Le stime indicano che i Paesi più poveri potrebbero dover sostenere costi fino a 580 miliardi di dollari all’anno entro il 2030 – conclude Oxfam – Le deliberazioni in corso a Bonn per stabilire un nuovo obiettivo globale sulla mobilitazione dei finanziamenti per il clima dal 2025 in poi, rappresentano un’opportunità per ricostruire la fiducia tra i paesi ricchi e quelli a basso e medio reddito. Questa iniziativa è destinata a fallire se prima non verrano risolti gli errori del passato».