Nel Mediterraneo il futuro dell’anguilla è a rischio

Per tutelarla Fao e Cgpm hanno lanciato un programma di ricerca in nove paesi, Italia compresa: ecco i primi risultati

[9 Gennaio 2024]

L’anguilla è una specie in pericolo critico, esposta a minacce come i cambiamenti climatici, la perdita di habitat, l’inquinamento e la pesca eccessiva lungo le loro rotte migratorie.

È per contrastare questa tendenza che la Commissione generale per la pesca nel Mediterraneo (Cgpm) dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao) è intervenuta lanciando un approfondito programma di ricerca in nove paesi del Mediterraneo tra il 2020 e il 2022.

Il programma è stato condotto da Albania, Algeria, Egitto, Francia, Grecia, Italia, Spagna, Tunisia e Turchia coi loro istituti di ricerca, università e organi amministrativi competenti: i risultati sono confluiti adesso nel rapporto L’anguilla nel Mar Mediterraneo: risultati del programma di ricerca della Cgpm.

Il rapporto ha individuato nelle lagune uno degli habitat essenziali per le anguille nel Mar Mediterraneo, aree interessate da importanti criticità, tra cui i cambiamenti climatici, la pressione della pesca e l’inquinamento.

Negli ultimi decenni, a causa di queste minacce, l’anguilla ha subito un drammatico calo dell’abbondanza in tutto il suo areale di distribuzione. Nel 2020, la migrazione delle giovani anguille fino agli habitat di acqua dolce, che rappresenta una fase cruciale del loro ciclo vitale, ha raggiunto il minimo storico.

«Per preservare l’anguilla, gli habitat che ospitano i suoi cicli di vita e i mezzi di sussistenza che questa specie garantisce, è necessario intervenire con misure di tutela su tutti i fronti: biologico, ambientale e socioeconomico», spiega Elisabetta Betulla Morello, co-autrice del rapporto e funzionario della Cgpm.

Basandosi sulle misure transitorie già in atto dal 2021 e sui risultati del programma di ricerca, la Cgpm ha adottato un piano di gestione pluriennale per l’anguilla nel Mar Mediterraneo, che prevede una serie di misure di gestione per il recupero della popolazione di anguilla europea, utilizzando le prove raccolte come base per un’azione su misura per il Mar Mediterraneo.

Tra i principali pilastri d’intervento, il piano prevede una parziale chiusura della pesca delle anguille per sei mesi all’anno, un divieto totale e permanente sulla pesca ricreativa dell’anguilla in tutti gli stadi vitali (cieca, anguilla gialla e anguilla argentina) e in tutti gli habitat, dall’acqua dolce all’acqua salmastra, fino all’acqua marina.

Nel frattempo il programma di ricerca prosegue, e in una seconda fase è prevista la realizzazione di uno studio socioeconomico, che contribuirà anche ad alimentare le banche dati esistenti sugli habitat e a raccogliere informazioni utili per valutare le misure di gestione.