Le multinazionali lattiero-casearie inquinano sempre di più: quanto il Regno Unito

La sovrapproduzione costringe le piccole aziende agricole a cessare l'attività

[19 Giugno 2020]

Il rapporto “Milking the Planet: How Big Dairy is heating up the planet and hollowing rural communities”, pubblicato da poco  dall’Institute for Agriculture and Trade Policy (Iatp) rivela che «Le emissioni totali combinate di gas serra (GHG) di 13 delle più grandi aziende lattiero-casearie sono aumentate dell’11% in soli due anni (2015-2017), aumentando parte delle loro emissioni del 30%».

Il rapporto richiama l’attenzione sull’espansione del settore lattiero-caseario industriale e sul suo legame con l’aumento delle emissioni di gas serra e la scomparsa delle piccole  aziende agricole, un problema ulteriormente aggravato dalla crisi del Covid-19.

Allo Iatp, un istituto statunitense-tedesco, sottolineanO che «Nessuna di queste companies ha impegni chiari per ridurre le proprie emissioni complessive provenienti dalle loro catene di approvvigionamento di latte. Addirittura meno della metà riporta le proprie emissioni. Solo tre hanno obiettivi climatici che si rivolgono alle loro filiere lattiero-casearie».

Shefali Sharma, direttore di Iatp Europa e autore del rapporto, evidenzia che «Due anni dopo aver riportato le nostre prime stime, il nostro secondo studio dimostra che l’industria lattiero-casearia resta irresponsabile. Questo significa che i governi devono regolamentare le potenti società che controllano l’offerta del latte e obbligarle a pagare il conto per gli impatti sull’ambiente e sulla salute pubblica, piuttosto che perseguitare gli agricoltori prigionieri del sistema. Anche se i Paesi industrializzati si sono dati il compito di aumentare le loro ambizioni climatiche, le aziende lattiero-casearie continuano ad espandersi in potenza e produzione mentre le comunità rurali soffrono. Eppure, le politiche che forniscono le maggiori possibilità di fermare la sovraproduzione e garantire prezzi equi ai produttori sono le stesse che possono aiutare a ridurre le emissioni. I governi possono e devono reindirizzare i fondi pubblici per consentire agli agricoltori e allivatori di produrre prodotti lattiero-caseari in modo da salvaguardare il loro sostentamento e il pianeta».

Anche se i governi hanno firmato l’accordo di Parigi nel 2015 per frenare le emissioni globali, l’aumento di 32,3 milioni di tonnellate di gas serra nel 2017 equivaleva all’inquinamento derivante da 6,9 milioni di auto in strada per un anno (13,6 miliardi di litri benzina). Le emissioni combinate dell’industria lattiero-casearia del 2017 hanno superato quelle dei principali produttori di carbonio: BHP e ConocoPhillips, due dei 20 principali produttori di combustibili fossili.

Il rapporto fa notare che «Mentre queste compagnie si espandevano e ne beneficiavano, aumentando la produzione di latte dell’8% dal 2015 al 2017, in tutto il mondo sono fallite migliaia di aziende agricole su piccola scala e familiari. Gli agricoltori hanno subito un aumento del debito e il reddito agricolo è diminuito nelle quattro principali regioni produttrici di latte: Europa, Stati Uniti, Nuova Zelanda e India. Il Covid-19 ha inoltre richiesto agli agricoltori di sostenere i rischi della produzione, mentre le compagnie continuano a trarre profitto. Gli agricoltori sono stati costretti a buttare il latte in eccesso, evidenziando la fragilità di un sistema concentrato e in avaria. Con il Covid-19 che ha acuito la crisi delle comunità rurali, le richieste di gestione dell’offerta che consenta prezzi più equi, riducendo al contempo la sovrapproduzione, sono diventate più forti».

Il rapporto conclude che, «Poiché il settore lattiero-caseario si disintegra in operazioni più ampie sotto il controllo di alcune corporation lattiero-casearie, la soluzione sta nella creazione di politiche pubbliche concrete per affrontare la sovrapproduzione di prodotti lattiero-caseari, come i programmi di gestione dell’offerta con politiche agricole, commerciali e di concorrenza complementari e competitive».