Rischio sismico e sicurezza delle scuole in Toscana

Fagioli (geologi): «Sono migliaia gli edifici strategici sul territorio, ma solo 500 sono stati messi effettivamente in sicurezza»

[18 Gennaio 2016]

Mentre uno sciame sismico procede da giorni in Molise ha portato alla chiusura delle scuole in 80 comuni, in via precauzionale. Una scelta dove la paura, si immagina, avrà pesato moltissimo: l’associazione tra rischio sismico e scuole arriva purtroppo da lontano, in Italia. I drammatici eventi che hanno portato morte e distruzione a San Giuliano di Puglia come a L’Aquila, per ricordare due delle cronache più tragiche, hanno trovato il loro epicentro in edifici legati al mondo scolastico. Non potendo sapere quando un nuovo terremoto colpirà – la scienza a oggi non ne ha gli strumenti – si preferisce procedere alla chiusura delle scuole: ma quando sarà sicuro riaprirle? L’alternativa che davvero garantirebbe reale sicurezza sarebbe quella di intervenire a monte, ma puntualmente il Paese si trova in cronico ritardo. Non è un problema che affligge infatti soltanto il Molise, ma l’Italia tutta e la Toscana più di altre regioni.

L’ha ricordato oggi Maria Teresa Fagioli, presidente dell’Ordine dei geologi della Toscana, traccia un quadro su quanto fatto per la messa in sicurezza degli edifici scolastici nella nostra regione. «Se vogliamo una buona scuola,   non ci si può accontentare del numero di scuole “messe in sicurezza” a parole, ma deve essere certo che la messa in sicurezza è stata realizzata al massimo stato dell’arte in tutta la sua filiera, dagli studi preventivi fino alla realizzazione degli interventi – sottolinea Fagioli – Salta agli occhi come la stragrande maggioranza dei bandi, compresi quelli per la messa in sicurezza sismica degli edifici scolastici, si basa sul solo criterio del massimo ribasso, senza peraltro previsione alcuna di verifica della qualità delle offerte, senza stralciare offerte anomale né tantomeno verificare se, col ribasso “vincente”, si possa effettivamente fornire quanto necessario».

Eppure la mappa del rischio in Toscana parla chiaro. «La Toscana è una delle regioni geologicamente più fragili, con ampie porzioni di territorio soggette a rischio idrogeologico e a rischio sismico», ricorda Fagioli. Secondo l’ultima indagine Irpi-Cnr “Rapporto periodico sul rischio posto alla popolazione italiana da frane e inondazioni”, la Toscana è fra le prime regioni italiane per numero di sfollati nel 2014 (sono stati oltre 2mila) e seconda nel periodo dal 1964 al 2013 (oltre 67mila, con 134 morti). Dal punto di vista sismico, sottolineano i geologi, la situazione non è migliore: su un totale di 287 Comuni, 92 sono ad alto rischio, 164 a rischio medio solo 24 sono a basso rischio.

A fronte di questi dati, noti da tempo, la Toscana non è stata ferma. Nell’ambito delle attività del commissario governativo Enrico Rossi per le opere che rientrano nel maxi accordo di programma da 106 milioni firmato il 4 novembre scorso per proteggere Firenze e la Toscana dal rischio idraulico, il ministero dell’Ambiente – comunicano proprio oggi dalla Regione – ha finanziato 3 milioni e 100mila euro che si aggiungono al cofinanziamento regionale di 1 milione e 420mila euro per interventi di mitigazione del rischio idrogeologico. Inoltre, la scorsa estate sono stati stanziati 56 milioni di euro per la ristrutturazione, la messa in sicurezza e l’adeguamento alle norme antisismiche, ma anche per il miglioramento energetico e la costruzione di nuovi edifici scolastici, per 63 edifici scolastici che la Regione aveva indicato come prioritari. Nonostante questi segnali positivi, però, «ancora oggi – chiosa la presidente dei geologi toscani – nella nostra regione il numero di edifici strategici come scuole, municipi, caserme, ospedali, messi in sicurezza è esiguo. A fronte di un totale di diverse migliaia, solo su 1.500 sono stati effettuati gli studi geologico sismici e di questi solo 500 sono stati messi effettivamente in sicurezza». Siamo in buona compagnia, del resto: lungo lo Stivale le scuole a rischio sismico sono ancora 24.000, mentre quelle a rischio idrogeologico 7.000.