Nascono le Sentinelle dell’Arno

Presentato a Sansepolcro il progetto del Consorzio di Bonifica 2 Alto Valdarno, finanziato dal MASAF

[15 Marzo 2024]

Il progetto si chiama “Le sentinelle dell’Arno e il legno da ostacolo diventa opportunità” ed è uno dei 10 finanziati  a livello nazionale dal ministero dell’agricoltura sovranità alimentare e foreste (MASAF) sul bando per la raccolta del legname depositato naturalmente nell’alveo dei fiumi.

Il progetto interessa i primi 44 chilometri dell’Arno, dalla sorgente nel comune di Pratovecchio-Stia fino al confine con il comune di Capolona: su questo tratto, grazie al finanziamento ministeriale saranno investiti altri 70 mila euro, che vanno ad aggiungersi ai 290 mila euro, stanziati dal Consorzio di Bonifica, attraverso il piano delle attività di bonifica 2024, per la sola manutenzione della vegetazione.

La dirigente  del MASAF Alessandra Stefàni, ha sottolineato che «Il Consorzio di Bonifica, unico in Italia,  ha saputo aggiudicarsi, interpretandone a pieno lo spirito, l’opportunità offerta dal bando ministeriale, un bando importante tanto che, da quest’anno, sarà ripetuto con cadenza annuale  e verrà fortemente potenziato nella dotazione economica».

Il Consorzio di bonifica 2 Alto Valdarno ha presentato le Sentinelle dell’Arno al convegno “Consorzi di Bonifica: gestione della vegetazione nella manutenzione ordinaria dei corsi d’acqua”, tenutosi a Sansepolcro (AR), evidenziando «La grande attenzione presente in Toscana per la gestione della vegetazione nei corsi d’acqua e della necessità, soprattutto in alcuni territori, di rimuovere in modo tempestivo ostacoli che potrebbero rallentare o impedire lo scorrimento delle acque».

Il debutto, ieri, a Sansepolcro,

La Presidente del Consorzio di bonifica 2 Alto Valdarno, Serena Stefani, ha spiegato che «L’operazione coinvolge il tratto iniziale del fiume Arno, che è il più monitorato a livello regionale e dove un ruolo strategico ha il recupero del legname caduto, perché potrebbe rallentare od impedire il deflusso delle acque ed invece, grazie al progetto, da ostacolo si trasforma in opportunità: è, infatti, prevista  la formazione e l’addestramento di “sentinelle” capaci di individuare le criticità, nonchè di operatori preparati per intervenire e recuperare le piante in acqua, arrecando il minor impatto possibile sull’ambiente. Non solo: il riuso del materiale a livello locale, consente di chiudere la filiera in modo da limitare l’impatto sull’ambiente e di creare un interessante modello di economia circolare».

Massimo Gargano, direttore generale dell’Associazione Nazionale dei Consorzi di Gestione e Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI), ha concluso: «Siamo un Paese dalla memoria corta. Nonostante l’accresciuto rischio idrogeologico di fronte all’estremizzazione degli eventi atmosferici, continuiamo a cementificare oltre 24 ettari al giorno di superficie agricola, aumentando la fragilità dei territori. E’ necessario ripensare il modello di sviluppo, perché non possono certo essere le assicurazioni, l’unica risposta al bisogno di sicurezza da alluvioni e frane. Da tempo i Consorzi di bonifica ed irrigazione hanno avviato un’approfondita riflessione sulla ricerca di un nuovo equilibrio fra le imprescindibili necessità di pulizia dei corsi d’acqua ed il rispetto delle esigenze degli ecosistemi: è la cosiddetta manutenzione gentile, per la quale è stato realizzato anche un apposito manuale. Accanto a ciò, però, dobbiamo denunciare la diffusa inciviltà di quanti scambiano i corsi d’acqua per discariche, aggravando l’onere ed i costi di chi è deputato a mantenere efficienti gli alvei per la sicurezza idrogeologica delle comunità e del loro ambiente».