Per trovare le origini della cultura umana dobbiamo guardare alle altre specie animali

Abbiamo sempre pensato di poter controllare e modificare a piacimento il nostro comportamento, ma non è così

[2 Aprile 2024]

Perché pensiamo che la cultura, con tutte le sue manifestazioni, i suoi comportamenti e la sua diffusione, sia stato l’elemento fondamentale del nostro progresso, straordinariamente rapido ed efficace per la nostra sopravvivenza?

Per cultura s’intende un complesso di conoscenze, di pratiche e saperi acquisiti che derivano da esperienze di vita, credenze, costumi, tradizioni e nuovi comportamenti, soprattutto quelli che danno la possibilità di modificare positivamente, in un determinato momento, l’esistenza.

La cultura non si eredita, come si ereditano la forma del naso o le conoscenze. La cultura ha solo un’eredità storica, fatta di tradizioni e pratiche che si trasmettono di padre in figlio, non geneticamente, ma, appunto, culturalmente. Se un genitore non trasmette al figlio i propri saperi, essi non potranno mai diffondersi e passare poi ai nipoti, ai pronipoti, insomma ai posteri.

Per trovare le origini della cultura umana, dobbiamo superare il limite dei primati non umani, appunto, quello delle scimmie, e passare ad altre specie animali. Per esempio, alcuni uccelli hanno sviluppato dei comportamenti culturali che poi hanno trasmesso a tutta la loro comunità. La cornacchia grigia (Corvus cornix), per esempio, riesce a infilare dei bastoncini per estrarre i vermi dai buchi degli alberi che non possono essere raggiunti con il becco. Questi uccelli riescono ad aprire delle scatole chiuse con corde annodate, come facciamo noi esseri umani quando apriamo dei pacchi regalo.

La cultura può dunque nascere, crescere, svilupparsi, ma può anche regredire e scomparire per sempre da una comunità, da un popolo intero. Su quest’ultima possibilità abbiamo degli esempi molto emblematici, basti pensare alla cultura azteca, a quella inca o a quella dell’impero Axumita in Africa. Ora non esistono più. Sono rimaste le rovine, alcuni edifici e in parte l’arte.

La cultura è un patrimonio ideale e di conoscenze tecniche frutto di una lunghissima esperienza fatta con gli strumenti inventati per uno scopo e poi perfezionati, resi sempre più sofisticati; pensiamo all’uso delle selci affilate per tagliare la pelle degli animali uccisi dai nostri lontani antenati per arrivare, per esempio, al bisturi, al laser, ai satelliti lanciati nello spazio o alla costruzione delle centrali nucleari. Comunque sia, senza imitazione, creatività ed emulazione, che sono i pilastri fondamentali per il mantenimento e lo sviluppo della cultura umana e quindi della tecnologia, non si va da nessuna parte. Senza queste spinte interiori non si creerebbe e non si svilupperebbe alcun fenomeno culturale.

Alcune scimmie possono dimostrarsi veramente sorprendenti! Per esempio, sono stati visti degli scimpanzé utilizzare dei bastoni e delle pietre come martelli e incudini per spaccare delle noci molto dure che non si potevano aprire con i denti, oppure utilizzare dei bastoni acuminati come fossero delle lance per infilzare dei colobi, che sono delle scimmie di cui vanno ghiotti. I colpi vengono inferti con estrema precisione, come facevano i nostri lontani antenati quando modellavano selci taglienti per costruire delle lance utili alla caccia di prede non sopprimibili a mani nude.

Altri scimpanzé hanno costruito dei bastoncelli, né troppo lunghi, né troppo corti, né troppo rigidi, né troppo flessibili, da infilare nei buchi dei termitai per estrarne le termiti delle quali vanno pazzi.

Insomma, la cultura, umana o animale che sia, può assumere diverse sfaccettature. Una mente che senza alcuna indicazione costruisce uno strumento per facilitare un compito che poi diffonde a tutta la società in cui vive, e che quindi opera culturalmente, non è poi tanto diversa dalla mente di qualcun altro che architetta una strategia per spodestare una leadership e cambiare le regole sociali.

Una mente che sa cognitivamente lavorare su questi due livelli è capace di creare e sviluppare cultura, altrimenti non sarebbe possibile, e la cultura, non solo si estinguerebbe, ma nemmeno nascerebbe.

In un gruppo di macachi del Giappone (Macaca fuscata) si sono diffusi dei comportamenti sorprendenti, mai visti prima: uno per vincere i rigori invernali e l’altro per rendere più veloce e proficua l’alimentazione.

Vediamo il primo dei due comportamenti, volto a risolvere il problema del freddo. In alcune aree del Giappone in inverno la temperatura può raggiungere i 20° sotto zero. Sono state osservate delle scimmie immergersi nelle acque calde di laghetti termali della zona per vincere questi rigori invernali, cosa che fanno tuttora. Questi comportamenti non erano mai stati osservati prima, né in questo Paese, né in nessun’altra parte del mondo.

Tra i comportamenti culturali osservati in queste scimmie ci sono inoltre “il lavaggio delle patate”, “la decantazione del grano” e “la pesca con le mani”, comportamenti che con il tempo sono stati migliorati e resi il più proficui possibile mettendo a punto tecniche sempre più perfette.

Il lavaggio delle patate consiste nell’immergere i tuberi nell’acqua salata per pulirle dalla sabbia e renderle più saporite, dal momento che l’acqua del mare è salata.

La decantazione del grano consiste nel gettare sul pelo dell’acqua marina il cereale che decantando lascia scendere a fondo la sabbia con cui si era mescolato.

La pesca con le mani consiste nel prendere dei pesci piccoli di cui alcune scimmie si cibano, proprio come fanno gli uomini quando non hanno altri strumenti per catturarli. Lungo le rive dei fiumi da bambini l’abbiamo fatto tutti, anche se più per gioco più che per necessità. Ovviamente, ora questa pesca non si pratica più, anche perché il pesce lo andiamo a comprare al supermercato e poi perché oggi nei fiumi i pesci sono diventati una rarità a causa dell’inquinamento delle acque e per tanti altri disastri causati dall’uomo.

Ebbene, alle scimmie, per fare tutte queste cose occorrono curiosità e intelligenza, che possono essere sfruttate anche per altri scopi, quindi non solo alimentari. Il babbuino papio (Papio hamadryas) usa la sua intelligenza per ingannare un leader maschio che non gli consente di accoppiarsi liberamente con le femmine del suo harem. Si nasconde dietro una roccia, ma solo con la parte inferiore del proprio corpo, evitando di mostrare alla vista del leader quello che in effetti sta facendo, cioè accoppiarsi con una femmina che invece è totalmente nascosta. Questi sotterfugi sono fondamentali e pianificati per potersi riprodurre.

Altri animali per riprodursi invece non hanno bisogno di mettere in campo questi stratagemmi, perché hanno una predisposizione genetica per farlo senza problemi. Insomma, il livello di flessibilità della cultura è molto ampio.

Noi esseri umani abbiamo sempre pensato di poter controllare e modificare a piacimento il nostro comportamento. Però non ci rendiamo conto che, nonostante tutta la nostra cultura e la nostra tecnologia, il mondo è molto complesso e quasi impossibile da dominare totalmente.

Basta un disastro naturale come un terremoto o la diffusione di un virus mortale, come il coronavirus Sars-Cov-2 insegna, per rendercene conto, e sentirci impotenti.