Le biocroste che hanno impedito la scomparsa della Grande Muraglia cinese

Una comunità biologica protegge dall'erosione le sezioni di terra della Grande Muraglia

[14 Dicembre 2023]

Secondo lo studio “Biocrusts protect the Great Wall of China from erosion”, pubblicato su Science Advances da Yousong Cao E Bo Xio dell’Accademia cinese delle scienze e da Matthew Bowker della Northern Arizona Universit e Manuel Delgado-Baquerizo dell’Instituto de Recursos Naturales y Agrobiología de Sevilla (IRNAS), ampie porzioni della Grande Muraglia Cinese, patrimonio mondiale dell’Unesco, sono protette da una comunità biologica che vive sulla superficie degli antichi bastioni.

All’Accademia cinese delle scienze spiegano che «Lle croste biologiche del suolo, o biocroste, costituite da batteri fotosintetici, muschi e licheni, aiutano ad aumentare la stabilità delle antiche strutture e a respingere l’erosione causata dalla pioggia e dal vento».

Come ricorda l’agenzia ufficiale cinese Xinhua annunciando la scoperta, «La Grande Muraglia è costituita da numerose mura interconnesse, alcune risalenti a 2.000 anni fa. Le tratte esistenti hanno una lunghezza totale di oltre 21.000 chilometri. Le sue parti più visibili furono costruite durante la dinastia Ming (1368-1644). Molte sezioni della muraglia, in particolare quelle nelle regioni più aride, furono costruite con terra battuta, come terra e ghiaia compattate in dense composizioni di terra».

Ricerche precedenti avevano ipotizzato che la vegetazione potrebbe accelerare il processo di erosione della Grande Muraglia, ma i risultati del nuovo studio hanno fornito una conclusione diversa. I ricercatori dell’Accademia cinese delle scienze e della China Agricultural University hanno esaminato la stabilità strutturale e l’erodibilità di campioni prelevati da 8 sezioni della Grande Muraglia dell’era Ming, realizzate in terra battuta e hanno scoperto che «Le biocroste coprivano il 67% delle sezioni studiate. Inoltre, i cianobatteri, un gruppo di batteri contenenti un pigmento fotosintetico blu, dominavano le biocroste nelle regioni aride, mentre i muschi Pottiaceae prosperavano nei climi più umidi e semi-aridi».

Risultati che hanno senso, visto quel che gli scienziati sanno su come operano i cianobatteri e altri organismi: secernono sostanze che agiscono come leganti naturali per le particelle di terra battuta, che funzionano come il cemento.

Xiao  fa notare su Xinhua che «Nel complesso, le biocroste, in particolare quelle dominate dal muschio, hanno migliorato la resistenza meccanica della muraglia  e la stabilità del suolo dal 37% al 178% rispetto alla nuda terra battuta».

Secondo lo studio, le biocroste funzionano anche per attenuare in modo significativo gli effetti del vento, della pioggia e delle fluttuazioni di temperatura.

La nuova ricerca potrebbe aiutare a definire le strategie di conservazione della Grande Muraglia e di altre strutture del patrimonio dell’umanità realizzate in terra battuta.

Xiao conclude: «Le biocroste fungono da stabilizzatori, strati sacrificali e tetti drenanti e combinano utilmente le funzioni protettive di diverse misure convenzionali in un’unica strategia basata sulla natura, economicamente vantaggiosa, eco-compatibile e di lunga durata».