Dall’Università di Bristol, un nuovo studio a sostegno della salute mentale

La felicità si può imparare, ma serve costanza nella pratica

Hood: «Proprio come per la salute fisica, dobbiamo lavorare continuamente sulla nostra salute mentale, altrimenti i miglioramenti sono temporanei»

[12 Marzo 2024]

In un contesto in cui innumerevoli fattori di stress, dal cambiamento climatico, alla crisi energetica, al costo della vita, mettono a dura prova la salute mentale di una società sempre più colpita da disturbi depressivi, dall’Universtità di Bristol arriva una buona notizia: essere felici è una facoltà che si può imparare.

Lanciato nel 2018, il corso Science of Happiness dell’Università di Bristol è stato il primo del suo genere nel Regno Unito; insegna agli studenti ciò che i più recenti studi di psicologia e neuroscienze sostengono ci renda davvero felici.

Il team aveva già potuto osservare un sensibile miglioramento del benessere (10-15%) nei partecipanti, ma l’ultimo studio ha rivelato quanto questi benefici siano destinati a sparire, se non si mantengono nel tempo le abitudini apprese.

A distanza di due anni dal corso gli studenti sono stati nuovamente intervistati, rivelando che solo coloro che hanno continuato a mettere in pratica gli insegnamenti acquisiti, tramite l’esercizio fisico, la meditazione o la scrittura di un diario, hanno mantenuto il miglioramento del benessere.

Tra gli altri insegnamenti offerti nell’ambito del corso accademico, spiccano ad esempio la correlazione tra gentilezza e felicità, il fatto che l’ottimismo aumenta l’aspettativa di vita, che i deficit di sonno influisce su quanto piacciamo agli altri, o che parlare con gli estranei ci rende più felici, nonostante la maggior parte di noi rifugga da tali incontri.

Il professor Bruce Hood, autore senior dell’articolo pubblicato sulla rivista Higher Education, spiega che «è come andare in palestra: non possiamo aspettarci di fare una lezione ed essere in forma per sempre. Proprio come per la salute fisica, dobbiamo lavorare continuamente sulla nostra salute mentale, altrimenti i miglioramenti sono temporanei».

L’approccio utilizzato si basa su interventi psicologia positiva che distolgono l’attenzione da se stessi, aiutando gli altri, stando con gli amici, praticando la gratitudine o meditando.

«Questo è l’opposto dell’attuale dottrina della “cura di sé”, ma innumerevoli studi – aggiunge Hood – hanno dimostrato che uscire dalla nostra testa ci aiuta ad allontanarci dalle riflessioni negative che possono essere alla base di tanti problemi di salute mentale».