Ingv, nell’ultimo anno in Italia c’è stato un terremoto ogni 30 minuti

Il totale si mantiene ormai stabile intorno ai 16 mila terremoti annui dal 2019, confermando l’importanza di investire in prevenzione e di fermare il consumo di suolo

[8 Gennaio 2024]

L’Italia è un Paese con un territorio interamente a rischio sismico – anche se con una mappa di pericolosità differenziata –, dove il terremoto rappresenta dunque un evento quasi consuetudinario. La Rete sismica nazionale ne ha registrati 16.307, tutti sul territorio italiano o nelle aree limitrofe.

Si tratta di oltre 44 scosse al giorno, quasi un terremoto ogni 30 minuti, come sottolinea l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv). La regione con più terremoti di magnitudo uguale o superiore a 2.0 è stata la Sicilia, seguita dalle Marche e dall’Umbria; la regione con meno terremoti si conferma invece la Sardegna, in quanto più lontana dalle fasce in deformazione degli Appennini e delle Alpi.

Complessivamente i dati dell’ultimo anno non si discostano da quelli che caratterizzano l’Italia ormai dal 2019, ovvero in calo rispetto al triennio precedente, caratterizzato dalla sequenza sismica iniziata in Italia centrale nell’agosto del 2016 (e che ancora oggi rappresenta il 30% di tutti gli episodi di terremoto registrati lungo lo Stivale).

Restringendo il campo d’osservazione alle scosse più potenti, solo due hanno superato magnitudo 5.0. Il terremoto più forte registrato in Italia nel 2023 è avvenuto il 1 maggio nel Mar Tirreno meridionale, al largo della costa calabra; ha avuto magnitudo Mw 5.2 ma, a causa dell’elevata profondità (268 km), è stato debolmente avvertito solo in alcune località della Calabria e della Puglia. L’altro evento di magnitudo ML 5.1 è stato registrato invece sulla costa settentrionale della Croazia il 16 febbraio scorso, e in Italia è stato risentito nelle regioni del nord-est.

Sono stati invece numerosi i terremoti di magnitudo compresa tra 4.0 e 4.9 avvenuti sul territorio italiano e in aree limitrofe nel 2023: 26 eventi di cui ben 19 sono avvenuti in Italia e nei mari circostanti, gli altri 7 sono stati localizzati in Bosnia-Herzegovina, Montenegro, Albania, Croazia e al confine Francia-Svizzera.

In particolare, il terremoto più forte in terraferma è avvenuto il 18 settembre in Toscana, nei pressi di Marradi (a nord di Firenze) con magnitudo Mw 4.9.

Molto peggio è andata in altre zone dell’area mediterranea. In particolare, l’Ingv ponte l’accento sul terremoto di magnitudo 6.8 che ha colpito il Marocco lo scorso 9 settembre, causando (in un’area relativamente poco popolata) circa 2.900 vittime accertate, e su quello che si è abbattuto in Turchia il 6 febbraio: in totale ha provocato circa 60mila morti e ferito oltre il doppio delle persone, a fronte di un sisma di magnitudo 7.8.

Un’intensità paragonabile a quella del terremoto che pochi giorni fa ha interessato il Giappone (magnitudo 7.5), provocando però un numero di vittime enormemente più basso: sono infatti 161 i morti accertati finora.

Una dimostrazione evidente di come gli investimenti in prevenzione, che in Giappone contro il rischio sismico sono la norma, possano fare la differenza tra la vita e la morte delle persone. Anche l’Italia farebbe bene a ricordarsene quest’anno, oltre ad approvare la sempre più urgente legge contro il consumo di suolo, che attende in Parlamento da ormai troppi anni.