Gli antichi romani usavano allucinogeni in Olanda già 2000 anni fa?

Il giusquiamo, droga o antidolorifico? Uno studio conferma le descrizioni di autori antichi come Plinio il Vecchio

[14 Febbraio 2024]

Lo studio “Evidence of the intentional use of black henbane (Hyoscyamus niger) in the Roman Netherlands”, pubblicato su Antiquity da Maaike Groot dell’Institut für Prähistorische Archäologie della Freie Universität Berlin, Martijn van Haasteren del Rijksdienst voor het Cultureel Erfgoed e dalla ricercatrice indipendente olandase Laura Kooistra ha dimostrato per la prima volta che i romani usavano i semi velenosi del giusquiamo come medicinale e probabilmente come allucinogeno.

Il giusquiamo cresce come un’erba infestante e, nonostante la sua presenza nei documenti storici, è difficile dimostrare che i romani la raccogliessero di proposito.

Il team di ricercatori ha esaminato i semi scoperti in un osso cavo lungo circa 7 centimetri (2,8 pollici) e trovato nell’insediamento romano di Houten-Castellum, negli attuali Paesi Bassi. e li ha confrontati con altri ritrovamenti archeologici della pianta. I risultati della ricerca  confermano i resoconti di autori antichi, come Plinio il Vecchio, che descrivono il giusquiamo come un antico rimedio per disturbi come febbre, tosse e dolori. La Groot spiega che «Ora, i risultati delle nostre ricerche dimostrano addirittura che il giusquiamo veniva usato come medicinale nelle comunità rurali alla periferia dell’impero». Ma Plinio il vecchio avvertiva anche che  il giusquiamo «Sconvolge il cervello». Insomma, il giusquiamo è un allucinogeno e serviva agli antichi romani anche per sballarsi.

Come riporta Jennifer Nalewicki su WordsSideKick.com, «Utilizzando altri manufatti trovati nello stesso sito, i ricercatori hanno datato il contenitore osseo tra il 70 e il 100 d.C.».

Finora, gli archeologi hanno fatto solo altre 4 scoperte di giusquiamo nell’Europa nordoccidentale che indicano un utilizzo umano della pianta e solo un ritrovamento, risalente alla Danimarca medievale, era in un contenitore. I semi esaminati dal team di archeologi della Groot sono il primo esempio di giusquiamo nero in un contenitore di epoca romana e lo studio fornisce anche un importante contributo alla capacità di distinguere tra colture ed erbe infestanti nei reperti archeobotanici.

Ricerche precedenti avevano suggerito che l’osso avrebbe potuto essere una pipa usata per fumare il giusquiamo, ma gli archeologi fanno notare che «I semi non erano carbonizzati, fumarli tutti in una pipa sarebbe stato fatale, e non sono stati trovati segni di bruciatura sull’osso, suggerendo che fosse invece un contenitore per conservare i semi».

La Groot conclude: «Poiché il giusquiamo cresce naturalmente dentro e attorno agli insediamenti, i suoi semi potrebbero aver trovato naturalmente la strada nei siti archeologici, rendendo difficile dimostranre l’uso umano, sia come droga che come farmaco. La scoperta dei semi, nel nostro caso in un osso di pecora o di capra scavato e sigillato con un tappo di catrame di betulla nero, indica chiaramente che il giusquiamo era conservato nel recipiente e non affumicato. Nei rapporti archeobotanici, I semi vengono spesso raggruppati tra le piante selvatiche, e il potenziale utilizzo da parte degli esseri umani può quindi essere trascurato. Ci auguriamo che questo paper induca le persone a pensare di più ai ritrovamenti di semi di giusquiamo nero».