Maleodoranze ad Arezzo, Comune e Aisa al lavoro per individuare e risolvere il problema

Cherici: «Occorre stabilire la fonte o le fonti che generano i cattivi odori, perché il territorio è complesso e sono presenti molti fattori confondenti»

[21 Novembre 2022]

Aisa Impianti è un’azienda pubblica per il 96%, di proprietà del Comune di Arezzo e di altri 11 Comuni della Provincia, nata per garantire il corretto trattamento dei rifiuti urbani con standard ambientali ben precisi, regolati dalle autorizzazioni in vigore: eppure è finita al centro di una diatriba politica in corso sulla presenza di maleodoranze che gravano sugli aretini senza che ancora sia ben chiara la causa.

«Quanto evidenziato dai cittadini che hanno sollevato il problema e con cui siamo in contatto da tempo, è importante – sottolinea il presidente della società, Giacomo Cherici – Durante l’estate io stesso mi sono recato nelle varie frazioni e ho incontrato alcuni cittadini che lamentavano disagi e con i quali sono telefonicamente in contatto. Tutto però va ricondotto alla forma corretta, che poi determina la sostanza, evitando che alcuni personaggi trasformino dei cittadini che esprimono un lecito disagio in qualcosa di diverso».

Già alcune settimane fa Aisa comunicato di aver deliberato l’upgrading dei sistemi di filtrazione della linea di trattamento della raccolta differenziata dell’organico, mentre nei giorni scorsi il Comune di Arezzo ha stabilito di procedere ad un’azione di monitoraggio a largo spettro per fare una mappatura delle emissioni, col coinvolgimento attivo della cittadinanza. Perché sono ancora molti i punti da chiarire.

«Occorre stabilire la fonte o le fonti che generano i cattivi odori, perché il territorio è molto complesso e sono presenti molti fattori confondenti. Abbiamo notizia di altre numerose cause di cattivo odore che non ci riguardano e che potrebbero riguardare altri, oppure le modalità di trasporto dei rifiuti, nonché i sistemi di raccolta porta a porta dell’organico», argomenta Cherici. In ogni caso Aisa impianti ha già programmato, su indicazione del Comune di Arezzo, di «eseguire ulteriori interventi di up-grade dei presidi ambientali anti-odorigeni sulla linea di compostaggio», con la consapevolezza però che «la spesa per implementare i presidi ambientali di cui sopra, qualora le cause di emissioni odorigene fossero estranee al ciclo di lavorazione della frazione organica da raccolta differenziata, ricadrebbero in bolletta a danno di tutti senza portare i necessari risultati».

Da qui l’opportunità di nuove indagini: «In una situazione del genere è irresponsabile che una parte politica indichi in Aisa impianti la causa inequivocabile dei cattivi odori e faccia finta che tutte le altre realtà, che i cittadini ben conoscono, non esistano. Tali attacchi – conclude Cherici – vengono immotivatamente proposti in un momento in cui l’Azienda ha dato corso ad un importante piano di investimenti (senza impatti in bolletta) per la produzione di biometano, compost biologico, energia elettrica, idrogeno verde e recupero della CO2 prodotta. Screditare l’impianto di recupero totale di San Zeno significa danneggiare l’anello essenziale al funzionamento dell’economia circolare e della futura comunità energetica, aumentando il disagio di quei cittadini che, come giusto, desiderano di essere ascoltati e non strumentalizzati».