L’isola di plastica che non c’è fra l’Italia e la Corsica (VIDEO)

Ricercatori italiani e francesi proseguono la campagna Plastic Busters tra Corsica e Arcipelago toscano

[23 Luglio 2019]

Prosegue nella zona fra l’Arcipelago toscano e la Corsica, a bordo della nave Astrea dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra),  la campagna dei ricercatori del progetto Plastic Busters MPAs  dedicata a monitorare l’impatto delle plastiche e delle microplastiche sulla fauna marina, e che fa parte di un  progetto di ricerca e divulgazione scientifica dell’United Nations Sustainable Development Solutions Network (UNSDSN) de dell’Università di Siena – iniziato il 1 febbraio 2018, della durata di 4 anni è  finanziato dalla Comunità Europea  – al quale aderiscono istituzioni ed enti di ricerca da tutti i Paesi del Mediterraneo e che in Italia vede impegnati anche Ispra, Consiglio Nazionale delle Ricerche (Ispra) – Consorzio Lamma e Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, Consorzio Mediterraneo, Università di Bologna.

Dopo l’Arcipelago Toscano l’Astrea con a bordo il team dell’Università di Siena ha imbarcato i ricercatori dell’Office de l’Environnement de la Corse (Oec) e dell’Institut français de recherche pour l’exploitation de la mer (Ifremer) dirigendosi al largo di Bastia per misurare l’impatto delle plastiche in questa area del Mediterraneo e del Santuario internazionale dei Mammiferi marini Pelagos.

A bordo dell’Astrea,  Francois Galgani dell’Ifremer ha subito chiarito che «Non esiste una “isola di plastica”, come riportato da alcuni media, fra la Corsica e l’Italia», respingendo così le notizie diffuse dai media qualche settimana fa (equivocando e forzando proprio delle dichiarazioni di Galgani) e smentendo così «Il concetto di isola di plastica che non è che un’iperbole – spiega ancora lo scienziato francese –  Nell’area è presente, non in maniera permanente, un hot spot di accumulo di macro e micro plastiche, che si dissolve in pochi giorni, come confermato dai modelli LAMMA». Un fenomeno che alimenta il “vortice”, l’accumulo mobile di microplastiche tra Elba, Corsica e Capraia (non certo un’isola) – la cosa di cui ci sarebbe da preoccuparsi davvero per l’impatto sulla catena alimentare marina – la cui esistenza è stata confermata nel 2016 dall’ormai celebre studio “The Mediterranean Plastic Soup: synthetic polymers in Mediterranean” pubblicato su Nature/ScientificReports  da un team di ricercatori dell’Istituto di scienze marine del Consiglio nazionale delle ricerche di Lerici (Ismar-Cnr), in collaborazione con le Università di Ancona, del Salento e Algalita Foundation (California).

La professoressa Cristina Fossi dell’università di Siena conclude: «E’ di fondamentale importanza colmare il divario tra scienza e media al fine di garantire che il pubblico in generale riceva informazioni accurate e affidabili in grado di indirizzare ad azioni efficaci».

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  • Video: Plastic Buster. Continua la campagna nell'arcipelago toscano