La destra italiana vuole il nucleare, ma le Regioni che amministra non voglio il deposito delle scorie nucleari

L’unica auto-candidatura è quella di Trino Vercellese, ma è considerato area non idonea

[26 Gennaio 2024]

Mentre la destra al governo rilancia un improbabile rinascimento nucleare italiano bocciato da ben due referendum popolari, Anita Pili, italia dei Valori ma assessora all’industria nella giunta di centro-destra della regione  autonoma della Sardegna e coordinatrice della Commissione Ambiente ed Energia della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, annuncia che, nel corso della Conferenza delle Regioni del 25 gennaio e nella successiva Conferenza Unificata, è stato «Ribadito il No alle scorie nucleari in Sardegna durante la discussione del DL energia. Il nuovo testo, che ha già ricevuto la fiducia alla Camera, prevede infatti la possibilità per le Regioni di autocandidarsi a siti di accoglienza per le scorie radioattive individuando quali luoghi ideali, le servitù militari dismesse. Nell’isola le servitù militari occupano un’area di 35mila ettari (a cui si somma uno specchio di mare di oltre 20 mila chilometri quadrati). Sull’isola grava circa il 60% cento delle servitù militari distribuite nel territorio italiano. Va da sé che la Sardegna ha spazi ampi da destinare allo scopo. Pertanto, a garanzia di quanto già espresso dai consigli comunali e dal consiglio regionale in materia, cioè il No alle scorie nucleari in Sardegna, è stato proposto l’emendamento all’articolo 11 che preveda la previa intesa delle Regioni interessate e la garanzia che non sia consentito il trasporto dei rifiuti via mare».

Mentre Matteo Salvini farebbe una centrale nucleare anche nel suo collegio elettorale a Milano, dopo Basilicata e Lazio e Sicilia, con la Sardegna sono tre le Regioni amministrate dal destra-centro ad aver detto no al deposito nazionale delle scorie nucleari e tra i comuni compresi nella Carta Nazionale delle Aree Idonee finora non si è fatta avanti concretamente nessuna amministrazione governata dalla destra filo-nucleare. Insomma, i partiti del “Sì” si trasformano immediatamente in alfieri del “No” quando sentono puzzo di elezioni o di perdita di consenso. E sarebbero prontissimi – come è già successo – a capeggiare le manifestazioni di protesta contro le politiche energetiche del loro governo per le quali hanno chiesto (e avuto) il voto dei loro elettori che improvvisamente si accorgono che le ricadute del nucleare che credevano esagerazioni ambientaliste ora toccherebbero a loro.

L’unica disponibilità concreta sembra quella del Sindaco di Trino Vercellese che vorrebbe trasformare la sua centrale nucleare dismessa nel deposito nazionale delle scorie nucleari, ma il territorio di Trino non è tra quelli idonei.

Il Comitato TriNO evidenzia il giochino dello scaricabarile della destra nuclearista e sottolinea che «Il messaggio è chiaro: i 51 Sindaci delle aree idonee alla realizzazione del Deposito Unico Nazionale hanno detto NO! Ci sarà un motivo? Un solo Sindaco si è autocandidato e ha detto SI: il Sindaco di Trino. Studi e ricerche di Sogin e ISIN, che sono durati anni, a spese dei contribuenti, hanno dichiarato Trino non idonea ad ospitare il Deposito Unico Nazionale.  Non idoneo = Scartato in base a criteri scientifici. Ci sono delle aree adatte allo scopo, perché dovrebbe toccare a noi che non siamo idonei?»

Per questo il Comitato TriNO ha rilanciato la petizione “Contro il deposito nazionale di scorie nucleari a TRINO Vercellese” pubblicata su Change-org da  Giuliano Prinzivalli nella quale si legge: «Opponiamoci alla decisione del sindaco di Trino O Vercellese di autocandidare il territorio di TRINO come sito del Deposito Unico Nazionale dei Rifiuti Radioattivi: NO al deposito in mezzo alle risaie! Vivo in un territorio di terre di acqua di coltivazione del riso, di colline di produzione di vino di qualità, di turismo leggero e paesaggi incantevoli. L’insediamento del Deposito Unico Nazionale dei Rifiuti Radioattivi, fermerebbe tutto questo, mettendo a rischio la salute di migliaia di cittadini in un’area altamente popolata. TRINO non è stato ritenuto da Sogin territorio idoneo per il Deposito Nazionale: non era nell’elenco delle aree potenzialmente idonee (CNAPI) prima e nemmeno in quello delle aree idonee (CNAI) poi. Nonostante questo, il sindaco di Trino, senza mai aver consultato né i suoi concittadini, né quelli dei paesi e città vicine, ha autocandidato il nostro territorio a sede del Deposito, con il forte rischio che si proceda comunque alla sua realizzazione in un’area ritenuta NON IDONEA, modificando al ribasso i parametri dei criteri di esclusione che la hanno “bocciata” per ben 2 volte! Per la sicurezza e salute di noi cittadini, per salvare il nostro territorio, chiediamo di fermare immediatamente l’autocandidatura di Trino Vercellese a sede del Deposito Unico Nazionale dei Rifiuti Radioattivi».

Legambiente del Vercellese e della Valsesia sottolinea che «Il Comune di Trino, per volere del Sindaco e della Giunta, anziché pretendere che i rifiuti radioattivi vengano tolti dal proprio territorio e trasferiti in un deposito nazionale collocato in una delle ben 51 aree ufficialmente riconosciute per avere i migliori requisiti di sicurezza (CNAI), preferisce autocandidarsi per poter aspirare ad avere il deposito nazionale del nucleare nel proprio territorio, in mezzo alle risaie, con requisiti di sicurezza evidentemente inferiori rispetto ai 51 siti CNAI».

Dopo quella che Legambiente ritiene una grave decisione del Comune di Trino, il Cigno Verdeel Vercellese ha già presentato un atto di intervento nel procedimento in corso al ministero dell’ambiente e alla Sogin e all’ISIN «Al fine di contrastare questa assurdità con argomentazioni oggettive e scientifiche».