Ad oggi, solo il 5% dell’umido viene riciclato in Europa. E la qualità del raccolto?

La Commisione Ue propone un nuovo regolamento per i fertilizzanti da rifiuti organici

Ogni anno nell’Unione si importano circa 6 milioni di tonnellate di fosfati l'anno, potremmo fare a meno del 30%

[17 Marzo 2016]

Dopo il pacchetto (al ribasso) avanzato dalla Commissione europea nel dicembre scorso sull’economia circolare, oggi da Bruxelles arriva la proposta di un regolamento finalizzato ad agevolare in maniera significativa l’accesso al mercato unico dell’Ue per i concimi organici e ricavati dai rifiuti, instaurando «pari condizioni di concorrenza con i tradizionali concimi inorganici».

Ad oggi, ricordano dalla Commissione, l’Ue importa circa 6 milioni di tonnellate di fosfati l’anno; fino al 30% di questo quantitativo totale potrebbe invece essere sostituito da prodotti dell’estrazione da fanghi di depurazione, da rifiuti biodegradabili, da farine di carne e ossa o da letame. Il regolamento sui concimi in vigore (dal 2003) assicura però la libera circolazione nel mercato unico soprattutto dei concimi inorganici di tipo convenzionale, solitamente estratti da miniere o ottenuti per via chimica, mentre i fertilizzanti ottenuti a partire da materiali organici non rientrano nell’ambito del regolamento. Il loro accesso al mercato unico è soggetto pertanto al riconoscimento reciproco tra gli Stati membri, ed è spesso ostacolato da norme nazionali divergenti.

La proposta di nuovo regolamento stabilisce invece una serie di norme comuni per la conversione dei rifiuti organici in materie prime che possano essere impiegate per fabbricare prodotti fertilizzanti. Si definiscono prescrizioni in materia di etichettatura, sicurezza e qualità che tutti i prodotti fertilizzanti dovranno rispettare per poter essere commercializzati liberamente in tutto il territorio dell’Ue; i produttori dovranno dimostrare che i loro prodotti soddisfano tali prescrizioni, unitamente ai valori limite per i contaminanti organici e microbici e le impurità fisiche, prima di apporre la marcatura CE; poiché la produzione e gli scambi transfrontalieri di alcuni prodotti fertilizzanti interessano quantità limitate, la Commissione propone un’armonizzazione comunque facoltativa: in funzione della loro strategia commerciale e del tipo di prodotto, i fabbricanti potranno scegliere di apporre la marcatura CE sul proprio prodotto, che potrà in tal modo essere commercializzato liberamente nel mercato unico secondo norme europee comuni, oppure optare per norme nazionali basate sul riconoscimento reciproco nel mercato unico

«Delle abbondantissime risorse in rifiuti organici, solo una minima quantità è trasformata in prodotti fertilizzanti di valore. I nostri agricoltori – commenta Jyrki Katainen, vicepresidente e commissario responsabile per l’Occupazione, la crescita, gli investimenti e la competitività – utilizzano concimi ottenuti da risorse importate o mediante processi produttivi ad elevata intensità di energia, benché la nostra industria sia in grado di sfruttare i rifiuti organici trasformandoli in nutrienti riciclati. Il presente regolamento ci aiuterà a trasformare i problemi in opportunità per gli agricoltori e le imprese».

Il progetto di regolamento sarà ora trasmesso per adozione al Parlamento europeo e al Consiglio. Una volta adottato sarà direttamente applicabile senza necessità di recepimento nel diritto nazionale, dopo un periodo transitorio che consentirà alle imprese e alle autorità pubbliche di prepararsi alle nuove norme. La sottaciuta speranza, però, rimane quella di un miglioramento dei rifiuti organici raccolti, e non solo della loro quantità o delle norme che ne regolano il commercio.  Attualmente, stimano dall’Ue, solo il 5% dei rifiuti organici viene riciclato, e le opportunità di mercato per le imprese che fabbricano prodotti fertilizzanti organici sono significative: la Commissione calcola che, se si riciclassero maggiori quantitativi di rifiuti organici, questi potrebbero sostituire fino al 30% dei concimi inorganici. Se, però, la qualità dei rifiuti organici raccolti e avviati alla produzione di fertilizzanti non migliorerà drasticamente, anche la qualità dei derivati prodotti non potrà che continuare risentirne fortemente, inficiandone l’utilità.