Green Alliance: passare dalla guerra alla plastica alla guerra ai rifiuti di plastica

«La guerra alla plastica può fare più male che bene», avverte il think tank britannico

[14 Marzo 2018]

La Green Alliance, un think tank bipartisan britannico, ha messo in guardia sul rischio di conseguenze indesiderate derivanti dal crescere delle per la plastica. Secondo la Green Alliance, un intergruppo parlamentare, «La plastica ha svolto un ruolo prezioso e non può essere semplicemente abolita» e vuole trasformare il concetto di “Guerra alle materie plastiche” in “Guerra ai rifiuti di plastica”.

La Green Alliance – come diversi ambientalisti britannici – ha accolto con scetticismo la proposta del cancelliere conservatore Philip Hammond di prevedere tasse sulle materie plastiche monouso. Anche se  Hammond. ha ricordato che «Le materie plastiche monouso vengono utilizzate solo per pochi secondi possono durare secoli nell’ambiente naturale» e se ha precisato che queste tasse «sarebbero un modo per  cambiare comportamento», ha poi ammesso che il rifiuto di tutti gli imballaggi in plastica per gli alimenti potrebbe rivelarsi controproducente.

L’agricoltura è una delle principali fonti di emissioni di gas serra, quindi ridurre gli sprechi alimentari è vitale e una confezione ben fatta aiuta a proteggere il cibo, quindi può ridurreeffettivamente le emissioni di gas serra.

Come in Italia – dove siamo più avanti – in Gran Bretagna si sta discutendo di sostituire le plastiche tradizionali con le bioplastiche, ma Green Alliance  e altre Associazioni ambientaliste ricordano che già troppe foreste sono già state abbattute per coltivare piante destinate ad alimentare la crescente domanda mondiale di carne e che le aree naturali stanno scomparendo anche per produrre biocarburanti. Ma la quantità ti terra fertile è limitata  e la Green Alliance teme che una maggiore domanda di bioplastiche possa far aumentare la deforestazione, il che,  a sua volta, porterebbe a una maggiore emissione di gas serra che riscalderebbero e acidificerebbero gli oceani, che tutti dicono che devono essere protetti dalle plastiche e dalle microplastiche.

Preoccupazioni che sembrano in parte  ignorare che la produzione di bioplastiche e biocareburanti di ultima generazione che sono sicuramente meno impattanti sull’ambiente e che non si avvalgono più solo di prodotti agricoli, ma Libby Peake di Green Alliance ha detto a BBC News che «Le materie plastiche sono chiaramente un problema enorme, ma temiamo che la legittima indignazione pubblica porti le imprese e i governi a prendere decisioni sbagliate. Dobbiamo garantire che qualsiasi soluzione prevediamo non aumenti le emissioni, non danneggi gli ecosistemi mondiali o non produca più sprechi».

Di fronte alla preoccupazione mondiale per i rifiuti di plastica che sono ormai onnipresenti, perfino un gigante come la Lego ad annunciare che in futuro produrrà i suoi giocattoli con materie plastiche derivate non dal petrolio, ma dalla canna da zucchero e i giornali hanno titolato: «Lego diventa green un mattone alla volta». Ma  Roger Harrabin, un’analista ambientale della BBC scrive che la multinazionale gli ha confermato che i mattoncini “eco” «in realtà saranno realizzati in polietilene – che è esattamente lo stesso composto chimico della plastica derivata dal petrolio (che, naturalmente, proveniva da piante di milioni di anni fa). I mattoncini rispettosi dell’ambiente dureranno altrettanto a lungo e saranno altrettanto duri quando li calpesti a piedi nudi».

La Lego ha confermato che «La bio-plastica utilizzata è prodotta da fonti rinnovabili e soddisfa i requisiti del Lego Group in termini di valore, qualità, sicurezza e durata del gioco». La Peake ribatte che «Trasformare le piante in plastica in questo modo significa che, a fine vita, non sarà biodegradabile e avrà tutti i potenziali svantaggi della plastica tradizionale. In altre parole, non farà nulla per risolvere la crisi dell’inquinamento marino. Lego ha fatto tutto il possibile per cercare di reperire in modo sostenibile il materiale per i suoi mattoni biologici, ma, se altre aziende vorranno  seguirne l’esempio, chiaramente non ci sarà abbastanza  canna da zucchero che possa essere reperita in modo sostenibile».

Green Alliance suggerisce delle soluzioni alternative: Escludere i prodotti che sono fatti inutilmente con la plastica e che potrebbero venire dispersi, come ad esempio i cotton fioc  e la cannucce (la Scozia si è già impegnata a farlo);  Smetterla di utilizzare così tanti e diversi tipi di plastica e assicurarsi che tutte le plastiche utilizzate siano facilmente riciclabili; Sviluppare mercati di riciclaggio per i materiali che restano

Se il prezzo del gas e del petrolio e delle materie prime vergini resterà così basso, l’aumento del riciclaggio della plastica non sarà economicamente sostenibile, motivo per cui l’Ue sta esaminando una potenziale tassa sulle materie plastiche e il cancelliere britannico ha proposto di testare tasse sulla plastica monouso.

Temi e suggestioni che probabilmente verranno affrontati dalle conferenze sui rifiuti marini che si terranno quest’anno e che introducono nuove prospettive nella ricerca di soluzioni per affrontare un problema globale, legato all’utilizzo, al consumo e al riuso delle risorse e che minaccia il futuro degli oceani.