Stiamo interrompendo il ciclo naturale del sale a livello globale

L'afflusso di sale nei torrenti e nei fiumi è una minaccia esistenziale

[2 Novembre 2023]

Secondo lo studio “The Anthropogenic Salt Cycle”, pubblicato su Nature Reviews Earth & Environment da un team di ricercatori statunitensi guidato dal geologo Sujay Kaushal dell’università del Maryland (UMD), la domanda di sale del pianeta ha un forte costo per l’ambiente e la salute umana.  Lo studio rivela che «Le attività umane stanno rendendo l’aria, il suolo e l’acqua dolce della Terra più salati, il che potrebbe rappresentare una minaccia esistenziale, se i trend attuali continuano».

All’università del Maryland spiegano che «Nel tempo, i processi geologici e idrologici portano i sali sulla superficie terrestre,  ma le attività umane come l’estrazione mineraria e lo sviluppo del territorio stanno rapidamente accelerando questo “ciclo del sale” naturale. Anche l’agricoltura, l’edilizia, il trattamento delle acque e delle strade e altre attività industriali possono intensificare la salinizzazione che danneggia la biodiversità e, in casi estremi, rende l’acqua potabile insicura».

Kaushal, che lavora anche all’Earth System Science Interdisciplinary Center dell’UMD, evidenzia che «Se si pensa al pianeta come a un organismo vivente, quando si accumula così tanto sale potrebbe influenzare il funzionamento degli organi vitali o degli ecosistemi. Rimuovere il sale dall’acqua richiede molta energia ed è costoso, e il sottoprodotto della salamoia che si ottiene è più salato dell’acqua dell’oceano e non può essere smaltito facilmente».

Kaushal e gli altri autori dello studio descrivono  questi problemi come un “ciclo del sale antropogenico”, stabilendo per la prima volta che «Gli esseri umani influenzano la concentrazione e il ciclo del sale su una scala globale e interconnessa».

Uno degli autori dello studio, Gene Likens, dell’università del Connecticut e del Cary Institute of Ecosystem Studies,  ricorda che «Vent’anni fa, tutto ciò che avevamo erano casi di studio. Potremmo dire che le acque superficiali erano salate qui a New York o nel rifornimento di acqua potabile di Baltimora. Ora dimostriamo che si tratta di un ciclo, dalle profondità della Terra all’atmosfera, che è stato significativamente perturbato dalle attività umane».

Il nuovo studio ha preso in considerazione una varietà di ioni salini che si trovano nel sottosuolo e nelle acque superficiali.  Kaushal spiega ancora: «I sali sono composti con cationi caricati positivamente e anioni caricati negativamente, tra cui alcuni dei più abbondanti sono gli ioni calcio, magnesio, potassio e solfato. Quando le persone pensano al sale, tendono a pensare al cloruro di sodio, ma il nostro lavoro nel corso degli anni ha dimostrato che abbiamo disturbato altri tipi di sali, compresi quelli legati al calcare, al gesso e al solfato di calcio».

Se rimossi in dosi più elevate, questi ioni possono causare problemi ambientali e  Kaushal e il suo team hanno dimostrato che «La salinizzazione causata dall’uomo ha interessato circa 10 milioni di km2 di suolo in tutto il mondo, un’area grande circa quanto gli Stati Uniti. Negli ultimi 50 anni gli ioni del sale sono aumentati anche nei torrenti e nei fiumi, in concomitanza con un aumento dell’uso e della produzione globale di sali. Il sale si è persino infiltrato nell’aria. In alcune regioni, i laghi si stanno prosciugando e rilasciano nell’atmosfera pennacchi di polvere salina. Nelle aree in cui nevica, il sale stradale può diventare aerosol, creando particolato di sodio e cloruro».

La salinizzazione è anche associata ad effetti “a cascata”: la polvere salina può accelerare lo scioglimento della neve e danneggiare le comunità, in particolare negli Stati Uniti occidentali, che fanno affidamento sulla neve per il loro approvvigionamento idrico. A causa della loro struttura, gli ioni del sale possono legarsi ai contaminanti presenti nel suolo e nei sedimenti, formando “cocktail chimici” che circolano nell’ambiente e hanno effetti dannosi.

Kaushal  sottolinea che «Il sale ha un raggio ionico piccolo e può incastrarsi molto facilmente tra le particelle del terreno. In effetti, è così che i sali stradali impediscono la formazione di cristalli di ghiaccio». E proprio i sali stradali hanno un impatto enorme negli Stati Uniti, che producono ogni anno circa 20 milioni di tonnellate di agente antighiaccio. tra il 2013 e il 2017, il sale stradale ha rappresentato il 44% del consumo di sale negli Usa e il 13,9% del totale dei solidi disciolti che entrano nei corsi d’acqua.  Secondo lo studio, «Questo può causare una concentrazione “sostanziale” di sale nei bacini idrografici».

Per evitare che i corsi d’acqua statunitensi vengano inondati di sale nei prossimi anni, Kaushal  raccomanda «Politiche che limitino il sale stradale o incoraggino alternative. Washington, DC e diverse altre città degli Stati Uniti hanno iniziato a trattare le strade ghiacciate con succo di barbabietola, che ha lo stesso effetto ma contiene molto meno sale. Sta diventando sempre più importante valutare i rischi a breve e lungo termine dei sali stradali, che svolgono un ruolo importante nella sicurezza pubblica ma possono anche diminuire la qualità dell’acqua. A breve termine c’è il rischio di incidenti, che è serio e qualcosa a cui dobbiamo certamente pensare, ma c’è anche il rischio a lungo termine di problemi di salute associati al troppo sale nella nostra acqua. Si tratta di trovare il giusto equilibrio».

Gli autori dello studio hanno anche chiesto la creazione di «Un confine planetario per un uso sicuro e sostenibile del sale, più o meno allo stesso modo in cui i livelli di anidride carbonica sono associati a un confine planetario per limitare il cambiamento climatico».

Kaushal ha concluso: «Sebbene teoricamente sia possibile regolare e controllare i livelli di sale, questo comporta sfide uniche. Si tratta di una questione molto complessa perché il sale non è considerato un contaminante primario dell’acqua potabile negli Stati Uniti, quindi regolamentarlo sarebbe una grande impresa. Penso che sia una sostanza che sta aumentando nell’ambiente a livelli dannosi? SÌ».