La nuova misteriosa marea nera petrolifera nel Golfo del Messico

Finiti in mare più di 4 milioni di litri di greggio, a rischio le rare tartarughe marine di Kemp e le balenottere di Rice

[24 Novembre 2023]

Il 20 novembre, il comando unificato  dell’ U.S. Coast Guard Heartland Office ha comunicato che stava continuando a monitorare e a intervenire su «Uno sversamento di petrolio vicino al sistema di oleodotti della compagnia Main Pass Oil Gathering (MPOG), noto come incidente MPOG11015, vicino alla parrocchia di Plaquemines, a sud-est di New Orleans».

Il 17 novembre le squadre di sorvolo della Guardia Costiera Usa hanno avvistato il petrolio spostarsi verso sud-ovest, lontano dalla costa della Louisiana. Tre navi di anti-inquinamento sono subito entrate in azione e hanno lavorato anche nei giorni successivi per recuperare il petrolio in superficie.  Sono in corso ulteriori osservazioni della superficie con due motovedette della Guardia Costiera sulla scena e ulteriori sorvoli. Ma i veicoli telecomandati che continuano a sorvegliare l’oleodotto non hanno rilevato l’area di origine dell’inquinamento. Fino a ieri non c’erano notizie di o impatti sulla costa.

La lunghezza totale dell’oleodotto è di 67 miglia ed è stato chiuso  da MPOG il 16 novembre, il volume del petrolio scaricato in mare è ancora sconosciuta. ma l’U.S. Coast Guard Heartland Office ha comunicato che «I calcoli ingegneristici iniziali indicano che il volume potenziale di petrolio greggio che avrebbe potuto essere rilasciato dall’oleodotto interessato è di 1,1 milioni di galloni», circa 4 milioni di litri.

Secondo la National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA), l’iridescenza del petrolio in mare è stata avvistata per la prima volta vicino alla parrocchia di Plaquemines, a sud-est di New Orleans, alle 9:00 del 16 novembre. La compagnia Third Coast Midstream Pipeline ha segnalato la perdita 10 minuti dopo. Il capitano Kelly Denning, comandante del settore della Guardia costiera di New Orleans, non ha voluto commentare l’intervallo di due ore e mezza tra il momento in cui l’oleodotto è stato chiuso e il momento in cui è stata segnalata la perdita.

La Guardia Costiera continua a supervisionare i lavori di bonifica per mitigare l’impatto dello sversamento  di petrolio e il Comando Unificato si sta coordinando con le agenzie federali, statali e locali per garantire la sicurezza del pubblico, proteggere l’ambiente e rispondere all’incidente.

Lunedì, la Guardia Costiera ha dichiarato che erano stati recuperati 210 litri di acqua oleosa. Anche se i venti hanno contribuito a far evaporare e disperdere il petrolio, una parte era ancora visibile.

L’ennesimo sversamento petrolifero ha sollevato preoccupazioni sui potenziali impatti sulla fauna selvatica nella regione. Un funzionario dell’U.S. Fish and Wildlife Usa ha detto che due pellicani ricoperti di petrolio sono stati avvistati sabato al largo della costa della Louisiana e nell’area di mare interessato  vivono tartarughe marine, compresa la tartaruga di Kemp (Lepidochelys kempii), gravemente minacciata di estinzione, e la rarissima balenottera di Rice (Balaenoptera ricei).

In un’intervista a WWL-TV,  Doug Helton, coordinatore delle operazioni di emergenza della NOAA, ha confermato che «Ci sono specie in via di estinzione e minacciate nelle acque della Louisiana. La maggior parte della costa della Louisiana è costituita da zone umide e paludose, che in genere sono considerate molto sensibili al petrolio».

Secondo la NOAA , ogni anno nelle acque statunitensi si verificano migliaia di fuoriuscite di petrolio, per lo più piccole, ma anche quelle piccole possono causare danni.

Eppure, l’amministrazione di Joe Biden sta continuando a concedere licenze per l’estrazione di petrolio nel Golfo del Messico, anche se il Natural Resources Defense Council denuncia che «Ulteriori trivellazioni offshore nel Golfo sarebbero inoltre disastrose per la vita marina e per le comunità costiere che da essa dipendono. Ogni licenza aggiuntiva aumenta il rischio di fuoriuscite, sia quelle più piccole che si verificano regolarmente, sia eventi catastrofici come l’ esplosione della Deepwater Horizon, un disastro che ha ucciso quasi un milione di uccelli marini, 5.000 mammiferi marini e fino a 166.000 giovani tartarughe marine. E per le specie più gravemente minacciate del Golfo – inclusa la balenottera endemica del Golfo del Messico (chiamata anche balenottera di Rice), di cui ne rimangono solo circa 50 – un’altra grande fuoriuscita potrebbe benissimo essere l’ultima. La sola Deepwater Horizon ha causato un crollo della popolazione di balenottere di circa il 20%».

Michael Jasny, direttore del Marine Mammal Protection Project  dell’NRDC, sottolinea che «La balenottera del Golfo del Messico è il simbolo dei danni che l’industria del petrolio e del gas ha causato nel Golfo e della completa indifferenza dell’industria per la salute dell’ambiente marino. In un certo senso, questo è parallelo al loro disprezzo per la salute delle persone sulla costa».

La distruzione provocata dall’industria petrolifera non inizia e non finisce con una fuoriuscita di petrolio. Prima ancora che le trivellazioni possano iniziare, le compagnie petrolifere e del gas conducono test sismici dirompenti per mappare la posizione delle riserve petrolifere sotto i fondali. Il processo prevede l’uso di airguns sismici che rilasciano intense raffiche di aria compressa nell’acqua, producendo inquinamento acustico subacqueo 24 ore su 24 per settimane, a volte mesi. Un frastuono che rende incapaci molti mammiferi marini, in particolare le balene, di comunicare, navigare, cacciare, accoppiarsi e proteggere i loro piccoli. Anche le collisioni con navi veloci, molte delle quali servono l’industria del petrolio e del gas, sono una delle principali cause di morte dei mammiferi marini. La balenottera di Rice, che passa gran parte del tempo vicino alla superficie dell’acqua, è particolarmente vulnerabile.

Brad Sewell, direttore senior della divisione Oceani dell’NRDC conclude: «C’è già così tanta produzione di petrolio in cantiere attraverso le concessioni esistenti che nessuna persona ragionevole che creda nella crisi climatica può difendere nuovi contratti di lconcessione nel Golfo. Fermare l’emorragia è fondamentale».