Inversione termica, traffico e allevamenti: in Lombardia inquinamento atmosferico alle stelle

Legambiente: «La concentrazione delle polveri sottili eccede il valore di legge, e supera di dieci volte il valore guida per la salute umana raccomandato dall’Oms»

[6 Febbraio 2024]

Mentre la protesta degli agricoltori contro la transizione ecologica sta incamerando i primi successi – la Commissione Ue ha annunciato oggi di voler ritirare il regolamento Sur che puntava a ridurre l’impiego dei pesticidi –, in Lombardia l’inquinamento atmosferico è tornato alle stelle, a causa delle emissioni legate (anche) agli allevamenti intensivi.

Sebbene sia una realtà poco percepita dall’opinione pubblica, in Italia gli allevamenti sono infatti tra i principali responsabili dell’inquinamento atmosferico.

In questo contesto, gennaio 2024 si è concluso all’insegna del ritorno prepotente di una caratteristica meteorologica degli inverni padani: l’inversione termica, ovvero il fenomeno persistente per cui, in presenza di alta pressione, l’aria fredda si stratifica sul fondo della pianura e delle valli, accumulando e intrappolando tutti gli inquinanti rilasciati dalle attività umane.

Come denunciano da Legambiente Lombardia, soprattutto Monza e Milano già contano ben diciassette giorni di superamento della soglia critica per l’esposizione acuta all’inquinamento da polveri sottili (50 microgrammi/mc), registrati dalle centraline di monitoraggio della qualità dell’aria presenti sul territorio.

«Non fanno meglio le altre città della pianura – rincarano dal circolo del Cigno verde – a partire da Cremona e dagli altri capoluoghi, che risentono maggiormente delle polveri sottili secondarie, quelle che si generano in atmosfera quando gli ossidi d’azoto prodotti dal traffico pesante incontrano l’ammoniaca che esala dai troppi allevamenti intensivi che si concentrano nella pianura lombarda: qui, con l’esclusione delle fasce prealpine, la concentrazione delle polveri sottili eccede il valore di legge, e supera di dieci volte il valore guida per la salute umana raccomandato dall’Oms».

Se nelle regioni vicine, in particolare l’Emilia-Romagna, le contromisure misure sono state attivate prontamente, grazie ad un protocollo che prevede il ricorso ai modelli di previsione meteo, questo non è successo con la stessa solerzia in Lombardia.

Basti osservare che nella provincia di Brescia, ma anche in quelle di Mantova, Lodi e Pavia, dopo i due mesi di fermo invernale, dal 30 gennaio sono ripresi, senza alcuna limitazione, gli spandimenti di liquami zootecnici nei campi coltivati, ovvero il tipo di attività che maggiormente impatta sulla qualità dell’aria.

«Ormai sappiamo tutto sul come e da quali fonti inquinanti si genera l’inquinamento atmosferico in Pianura Padana – dichiara Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia – In particolare, sappiamo che le prime cause sono legate al traffico veicolare e alle emissioni degli allevamenti. Non ci sono più scuse per una Regione che pare disinteressarsi alla salute dei suoi dieci milioni di abitanti, e che non solo non interviene con misure incisive sulle cause strutturali della cattiva qualità dell’aria, ma non è nemmeno in grado di governare le situazioni di emergenza sanitaria, quali sono quelle di questi giorni, attraverso tempestive ed efficaci misure di limitazione del danno e quindi delle attività più inquinanti: chi governa la nostra regione è colpevolmente inadeguato ad affrontare la crisi ambientale».