Inquinamento, esperto per i diritti umani dell’Onu: in Italia impatto negativo dell’industrializzazione

Marcos Orellana sollecita l’adozione di misure per riparare i danni fatti da pesticide, industrie e rifiuti

[13 Dicembre 2021]

Oggi, dopo aver visitato il nostro Paese dal 30 novembre al 13 dicembre, il relatore speciale delle Nazioni Unite sulle sostanze tossiche e diritti umani, Marcos Orellana ha esortato l’Italia a «Correggere gli impatti negativi sul godimento dei diritti umani dovuti a decenni di industrializzazione» e ha ricordato che «Lo sviluppo economico e l’innovazione tecnologica non dovrebbero andare a scapito della salute umana e dell’ambiente. Le autorità dovrebbero garantire che le industrie utilizzino tecnologie e metodi di produzione che non danneggino la salute dei residenti».

In una lunga  dichiarazione, Orellana ha preso nota dei progressi fatti dall’Italia in ambito di giustizia ambientale, in particolare con l’adozione della legge n. 68/2015 sui reati ambientali, ma si è detto >Profondamente turbato dall’autorizzazione dell’Italia all’esportazione di pesticidi che non sono approvati nell’Unione Europea perché pericolosi per la salute umana e per l’ambiente. Sono incoraggiato dall’affermazione delle autorità che l’Italia non autorizzerà più tali esportazioni. Chiedo all’Italia di porre fine all’abominevole doppio standard che deriva dall’esportazione di pesticidi altamente pericolosi che sono vietati. Sono incoraggiato dall’affermazione delle autorità che l’Italia ha rifiutato di autorizzare l’esportazione di pesticidi che sono vietati nell’Unione Europea perché pericolosi per la salute umana e per l’ambiente. Chiedo all’Italia di esercitare  leadership a livello regionale per garantire un divieto a livello europeo per l’esportazione di pesticidi vietati».

Ma l’esperto dell’Onu ha anche notato con preoccupazione che «Il Piano d’Azione Nazionale (PAN) dell’Italia per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari è scaduto nel 2018, e nessun nuovo piano è stato ancora adottato. Questa situazione e questo ritardo sono incompatibili con la direttiva dell’ Unione Europea sui pesticidi, che richiede che i piani d’azione nazionali siano rivisti almeno ogni cinque anni. In base alle informazioni ricevute, un progetto di nuovo testo del PAN è stato presentato per la consultazione pubblica nel 2019. Accolgo con favore la notizia che la bozza del nuovo piano ha l’intenzione di vietare la vendita online di pesticidi per garantire controlli più forti. Un’altra questione fondamentale per il nuovo piano sono le dimensioni delle fasce tampone. Queste fasce non tratte sono indispensabili per proteggere le persone e le aree vulnerabili, tra cui scuole, parchi giochi e ospedali, riserve naturali e siti archeologici. Le zone tampone sono anche fondamentali per prevenire l’inquinamento delle acque di superficie e sotterranee. Chiedo all’Italia di garantire che le zone tampone siano adeguatamente dimensionate per proteggere le persone, le acque e le aree sensibili dai gravi rischi e danni legati alla dispersione dei pesticidi».

Anche se le vendite di pesticidi in Italia sono diminuite nell’ultimo decennio, Orellana è però preoccupato per l’aumento significativo del volume di pesticidi utilizzati in Veneto, in particolare nelle zone di coltivazione del Prosecco: «La zona è uno dei maggiori consumatori di pesticidi per ettaro del Paese, con un equivalente di un metro cubo di pesticidi per abitante all’anno. Sono anche preoccupato per la situazione nella zona del Trentino Alto Adige. Secondo le informazioni ricevute, é stata rilevata la presenza dei pesticidi nei parchi giochi per bambini siti in prossimità delle  zone agricole. Uno di questi pesticidi pericolosi è il Clorpirifos, un pesticida neurotossico ad  impatto negativo sul neurosviluppo dei bambini. Questo pesticida pericoloso è vietato nell’Unione Europea, ma l’Italia ha chiesto una deroga per il suo uso. Accolgo con favore l’iniziativa presa da diversi comuni italiani di aderire alla “Rete Europea di Città Libere dai Pesticidi”, che mira a sostituire i pesticidi con alternative sostenibili».

Il relatore speciale dell’Onu si è detto preoccupato anche per la spedizione illegale di 282 container di rifiuti verso la Tunisia nel 2020 : «Prendo atto che la spedizione avvenuta lo scorso anno dall’Italia alla Tunisia di 282 container contententi rifiuti urbani, è stata considerata come illegale dal Ministero della Transizione Ecologica italiano. Secondo le informazioni ricevute, i rifiuti sono stati spediti in Tunisia senza il consenso del paese destinatario. Inoltre, la Tunisia non dispone degli impianti necessari a garantire una buona gestione dei rifiuti. Ancora, i rifiuti non sono stati caratterizzati né ispezionati prima della spedizione. Accolgo con favore l’azione intrapresa dalle autorità della regione Campania per il rimpatrio dei rifiuti in Italia. Tuttavia, sono inorridito dall’eccessivo tempo in cui i container di rifiuti sono rimasti in Tunisia, creando cosi’ un fastidio pubblico ed emettendo un cattivo odore. Mi auguro che il processo di rimpatrio dei rifiuti dalla Tunisia all’Italia venga effettuato e concluso senza ulteriori ritardi. Al fine di prevenire spedizioni illegali di rifiuti, prima di ogni spedizione, i rifiuti dovrebbero essere caratterizzati. Il costo di tale caratterizzazione dovrebbe essere ripartito secondo il principio “chi inquina paga”».

Poi Orellana ha passato in rassegna alcuni tra i peggiori casi di inquinamento nel nostro Paese: «L’esposizione a sostanze pericolose delle comunità che vivono nelle vicinanze dei siti contaminati pone problemi molto seri in materia di diritti umani, Sono particolarmente preoccupato per l’eccesso di tumori, malattie cardiovascolari e danni neurologici che colpiscono le persone che vivono vicino a siti contaminati da impianti industriali, raffinerie e scarichi di rifiuti pericolosi. Sono seriamente preoccupato dall’entità dell’inquinamento da sostanze tossiche perfluoroalchiliche (PFAS) in alcune zone del Veneto e dai gravi problemi di salute sofferti dai residenti della zona».

L’esperto dell’ONU ha aggiunto che sta seguendo da vicino il procedimento penale in corso sulla contaminazione da sostanze tossiche perfluoroalchiliche (PFAS) e ha esortato l’Italia ad «Adottare le misure necessarie per limitare l’uso dei PFAS a livello nazionale».

Per quanto riguarda la vicenda dell’Ilva di Taranto, Orellana ha invitato le autorità italiane a «Garantire che industrie come l’Ilva, nella città di Taranto, in Puglia, utilizzino tecnologie e metodi di produzione che non danneggino la salute di coloro che vivono nella zona». Poi a ha evidenziato : «Adesso che lo Stato è diventato uno dei comproprietari dello stabilimento, dovrebbe accelerare la bonifica dei siti contaminati, così come la trasformazione dell’Ilva in modo che la contaminazione dello stabilimento cessi di mettere in pericolo la salute umana e l’ambiente. Il Ministero della Transizione Ecologica non dovrebbe ignorare le conclusioni dell’ARPA Puglia. Il governo dovrebbe garantire che qualsiasi attività dell’Ilva, e qualsiasi nuova autorizzazione, rispetti i livelli di qualità dell’aria secondo i parametri aggiornati dall’OMS (aggiornamenti che sono stati comunicati all’inizio di quest’anno)».

Orellana ha anche esaminato il problema dello scarico illegale, l’interramento e la combustione di rifiuti pericolosi nella Terra dei Fuochi in Campania che «Ha generato livelli molto alti di inquinamento dell’aria, dell’acqua e del suolo» e, pru prendendo atto che «Il governo italiano ha adottato diverse iniziative in risposta al problema della contaminazione, tra cui misure legislative entrate in vigore nel 2014 e destinate a regolamentare la caratterizzazione e la bonifica dei siti contaminati» ha denunciato che «Tuttavia, mancano le risorse sufficienti per l’effettiva attuazione della legge. Le attività di bonifica non sono ancora state realizzate ed è necessario un maggiore sostegno da parte del governo centrale. La combustione dei rifiuti continua ancora nella regione Campania, anche se a livelli inferiori rispetto ai primi anni 2000. Secondo le informazioni ricevute, i rifiuti vengono bruciati in discariche a cielo aperto anche in altre regioni del Paese».

Il relatore speciale dell’Onu ha invitato l’Italia a ratificare la Convenzione di Stoccolma sugli inquinanti organici persistenti e ha concluso: «L’Italia dovrebbe intensificare gli sforzi per rimediare agli impatti negativi sul godimento dei diritti umani dovuti a decenni di industrializzazione. Le autorità dovrebbero garantire che le industrie utilizzino tecnologie e metodi di produzione che non danneggino la salute dei residenti. Ogni persona ha il diritto di vivere in un ambiente sano e privo di sostanze e rifiuti tossici».

Orellana presenterà i suoi risultati e le sue raccomandazioni al Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite nel settembre 2022.