Accordo Ue per ridurre le emissioni industriali. Greenpeace: è una farsa

Concessa ai più grandi allevamenti intensivi l’esenzione dalle norme Ue sull’inquinamento industriale

[29 Novembre 2023]

I negoziatori del Parlamento europeo e del Consiglio hanno raggiunto un accordo politico provvisorio sulla revisione della direttiva sulle emissioni industriali (IED) e della direttiva sulle discariche di rifiuti e sul nuovo regolamento sul portale delle emissioni industriali. «L’obiettivo è combattere ulteriormente l’inquinamento dell’aria, dell’acqua e del suolo provocato dai grandi impianti agroindustriali, che può anche portare a problemi di salute come asma, bronchite e cancro», si legge nella nota congiunta finale.

Il relatore, l’eurodeputato bulgaro Radan Kanev (PPE), ha dichiarato: «Sono soddisfatto del risultato complessivo poiché il Parlamento ha difeso i punti più importanti del suo mandato, tra cui la riduzione significativa delle emissioni senza creare ulteriore burocrazia per le industrie e gli agricoltori, nonché il livello delle sanzioni per le aziende inadempienti».

Secondo l’Europarlamento, «Le nuove norme renderanno obbligatorio stabilire i livelli di emissioni più rigorosi ottenibili e spingeranno gli impianti industriali a concentrarsi maggiormente sull’efficienza e sul riutilizzo di energia, acqua e materiali, oltre a promuovere l’uso di sostanze chimiche più sicure, meno tossiche o non tossiche nei processi industriali , attraverso obiettivi di emissione o di prestazione ambientale. Per combattere la scarsità idrica, gli obiettivi di prestazione ambientale diventeranno obbligatori per il consumo idrico. Per quanto riguarda i rifiuti, l’efficienza delle risorse, l’efficienza energetica e l’uso delle materie prime, tali obiettivi rientreranno in un intervallo mentre per le nuove tecniche gli obiettivi saranno indicativi».

I colegislatori hanno convenuto di estendere la IED anche agli impianti dell’industria estrattiva (miniere) e ai grandi impianti di produzione di batterie e sono d’accordo per «Estendere le misure IED agli allevamenti di suini con più di 350 unità di bestiame (LSU) . Sono escluse le aziende che allevano suini in modo estensivo o biologico e all’aperto per un periodo significativo di tempo nell’anno. Per il pollame, si applicherebbe agli allevamenti con galline ovaiole con più di 300 UBA e agli allevamenti con polli da carne con più di 280 UBA. Per le aziende che allevano sia suini che pollame il limite sarà di 380 LSUz.

La Commissione europea aveva originariamente proposto una soglia di 150 ULS per tutto il bestiame, compresi i bovini. I colegislatori hanno chiesto alla Commissione Ue di «Riesaminare, entro il 31 dicembre 2026, la necessità di un’azione dell’Ue per affrontare le emissioni derivanti dall’allevamento di bestiame, compreso quello bovino, nonché una clausola di reciprocità per garantire che i produttori al di fuori dell’UE soddisfino requisiti simili alle norme Ue quando si esporta nell’Ue».

Un accordo duramente criticato da Greenpeace: «I legislatori europei hanno concesso ai più grandi allevamenti intensivi l’esenzione dalle norme Ue sull’inquinamento industriale: un duro colpo per il clima, per la tutela dell’ambiente e per la stragrande maggioranza degli allevatori in Europa che arriva con la decisione di Parlamento Ue, Commissione Ue e governi nazionali di escludere i più grandi allevamenti intensivi di bovini e buona parte dei grandi allevamenti intensivi di suini e avicoli dalla revisione della direttiva sulle emissioni industriali dell’Ue (Direttiva IED). Le lobby del settore zootecnico, insieme ai deputati liberali, conservatori e di destra della Commissione agricoltura Ue, sono riusciti a bloccare qualsiasi ampliamento del campo di applicazione della Direttiva sull’inquinamento industriale, sostenendo che le revisioni proposte avrebbero colpito negativamente i piccoli e medi allevamenti bovini europei. Dichiarazioni non supportate dai dati, dal momento che le proposte sul tavolo dei negoziati riguardavano appena l’1% di tutti gli allevamenti di bovini in Europa e solo quelli più grandi e più inquinanti».

Per Marco Contiero, direttore delle politiche agricole di Greenpeace EU, «Questa è una farsa. Gli agro-lobbisti e i loro alleati politici conservatori ci hanno alimentato la convinzione che le aziende agricole a conduzione familiare soffrirebbero a causa di queste norme sull’inquinamento, quando è chiaro che oltre il 99% degli allevamenti di bestiame non sarebbero stati colpiti. Bisogna chiedersi perché questi politici hanno lottato così duramente per dare via libera agli allevamenti di mucche più grandi dell’1%, quelli più inquinanti in assoluto. Le campagne europee stanno affogando nel letame e con esse l’aria pulita, l’acqua dolce e il clima sicuro stanno andando in malora».

Per Federica Ferrario, responsabile della campagna agricoltura di Greenpeace Italia, «L’accordo raggiunto è un autogol per la protezione della nostra salute e quella dell’ambiente, ma anche per tutte quelle piccole e medie aziende agricole che avrebbero tratto solo un vantaggio competitivo dall’imposizione di limiti più stringenti agli allevamenti intensivi più grandi e industrializzati. Sicuramente una decisione che non avvantaggia il tanto sbandierato “Made in italy”».

I negoziatori europei hanno inoltre convenuto di aumentare la trasparenza e la partecipazione pubblica in relazione alla concessione di licenze, al funzionamento e al controllo degli impianti regolamentati. Il registro europeo delle emissioni e dei trasferimenti di sostanze inquinanti sarà trasformato in un portale europeo delle emissioni industriali dove i cittadini potranno accedere ai dati su tutti i permessi UE e sulle attività inquinanti locali. Inoltre, i sistemi di autorizzazione elettronica dovrebbero essere in vigore al più tardi entro il 2035. Le aziende inadempienti possono essere soggette a sanzioni pari ad almeno il 3% del fatturato annuo dell’operatore nell’UE per le violazioni più gravi e gli Stati membri devono riconoscere ai cittadini colpiti dalla non conformità il diritto di chiedere un risarcimento per i danni alla salute.

L’accordo deve ancora essere adottato dal Parlamento e dal Consiglio, dopodiché la nuova legge sarà pubblicata nella Gazzetta ufficiale dell’UE ed entrerà in vigore 20 giorni dopo. Gli Stati membri avranno quindi 22 mesi per conformarsi a questa direttiva.