Yemen, gli houthi hanno sequestrato la nave del miliardario israeliano legato al Mossad

Un sequestro che va ben oltre la solidarietà degli Houthi yemeniti con i palestinesi

[22 Novembre 2023]

Il 18 novembre  la tv libanese al-Mayadeen ha annunciato che i combattenti yemeniti sciiti del nord dello Yemen  avevano sequestrato una nave, la Galaxy Leader,  e il generale di brigata Yahya Saree, portavoce delle forze armate yemenite,  ha confermato: «Abbiamo portato una nave mercantile israeliana verso la costa yemenita». La nave sarebbe sotto sequestro nella città portuale di Salif. IL blitz è avvenuto con un elicottero che ha sbarcato sul mercantile forze speciali armate di tutto punto e con un’evidente efficacia operativa e Saree ha detto che l’azione «E’ a sostegno dei palestinesi di Gaza assediata».

In un discorso televisivo trasmesso in diretta il 14 novembre, il leader del movimento di resistenza yemenita sciita di Ansarullah, al potere nella capitale Sana’a, aveva invitato i Paesi arabi e il mondo musulmano ad adottare una posizione chiara di fronte alle atrocità di Israele a Gaza.

Riportando l’operazione domenica, la rete televisiva libanese al-Mayadeen – legata al movimento sciita contro l’esercito israeliano al confine, ha adetto che il sequestro della nave fa seguito ai precedenti avvertimenti di Ansarullah dello Yemen che avrebbe preso di mira qualsiasi nave israeliana che attraversasse le acque territoriali del paese.

La rivendicazione di Ansarullah è avvenuta lo stesso giorno del sequestro della Galaxy Leader: «Le forze navali delle forze armate yemenite, con l’aiuto di Dio Onnipotente, hanno effettuato un’operazione militare nel Mar Rosso che ha portato alla cattura di una nave israeliana, ora ormeggiata sulle coste yemenite. Sabato scorso, il portavoce militare yemenita, generale Yahya Sarea, ha avvertito che tutte le navi israeliane saranno colpite dai missili yemeniti. L’azione della Resistenza è una risposta all’atroce aggressione israelo-americana contro la Striscia di Gaza, caratterizzata da massacri quotidiani e genocidi».

Il 19 novembre l’armatore giapponese NYK Line ha ammesso che «La Galaxy Leader, la nave portaauto e camion battente bandiera delle Bahamas, è stata catturata vicino a Hodeida, nello Yemen, mentre navigava verso l’India, a bordo c’erano 25 membri dell’equipaggio».

Ma cosa c’entra con Israele una nave di una compagnia giapponese, battente bandiera delle Bahamas? Parecchio: è di proprietà della Ray Car Carriers con sede in Gran Bretagna, associata ad Abraham Ungar, che secondo Forbes è uno degli uomini più ricchi di Israele. E probabilmente è stata sequestrata proprio per questo.

Sarie ha assicurato che «Lo Yemen tratterà con l’equipaggio della nave in conformità con gli insegnamenti e i valori della nostra religione islamicaL’esercito yemenita continuerà inoltre a condurre operazioni militari contro il nemico israeliano finché non cesserà l’aggressione contro Gaza».

Per le forze di difesa israeliane (IDF) si tratta di «Un dirottamento, grave incidente di conseguenze globali. L’equipaggio era composto da civili di varie nazionalità, esclusi gli israeliani. Non è una nave israeliana».

A bordo della Galaxy Leader ci sono 25 membri dell’equipaggio provenienti da Bulgaria, Filippine, Ucraina e Messico,

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha subito accusato l’Iran, che ha stretti legami con i ribelli Houthi, di aver organizzato il dirottamento: «E’ un altro atto di terrorismo iraniano».

Il portavoce del ministero degli Esteri iraniano Nasser Kanaani ha negato ogni accusa e ha ribattuto che «I gruppi di resistenza nella regione agiscono in modo indipendente e spontaneo in base ai loro interessi. Le affermazioni di Gerusalemme Ovest sulla nave hanno lo scopo di distogliere l’attenzione dalla sua rreparabile sconfitta nel conflitto con Hamas».

Le tensioni tra gli Houthi yemeniti e Israele sono aumentate in seguito al sanguinoso attacco di Hamas del 7 ottobre allo Stato ebraico. L’esercito yemenita ha lanciato droni e missili contro Israele a sostegno della causa palestinese e gli Usa hanno inviato un cacciatorpediniere nel Mar Rosso che ha abbattuto diversi missili lanciati dallo Yemen e potenzialmente diretti verso obiettivi in ​​Israele. Ma in pochi si aspettavano davvero il blitz del 18 novembre-

Abbas Juma, giornalista internazionale, corrispondente speciale per la Federal News Agency e specialista per il Medio Oriente e l’Africa, spiega perché in realtà quell’obiettivo è così sensibile per Israele: «Abraham “Rami” Ungar è uno degli israeliani più ricchi, un uomo d’affari coinvolto nell’importazione di automobili e nel settore immobiliare, armatore e presidente della compagnia di navigazione israeliana Ray Shipping, che importa navi e automobili. Ungar ha anche ricevuto un premio dal governo coreano per il suo contributo al rafforzamento del commercio automobilistico tra Corea e Israele. Rami è nato nel nord di Tel Aviv nel 1947. Proviene da una famiglia molto ricca e ha studiato nel Regno Unito. Ha prestato servizio nel Signal Corps delle Forze di difesa israeliane (IDF) e poi ha studiato legge all’Università di Oxford. Nel 1971 si è laureato presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Tel Aviv e, nel 2014, ha ricevuto un dottorato onorario (Doctor Honoris Causa) dall’Accademia navale Nikola Vaptsarov in Bulgaria. Alla fine degli anni ’60 Ungar fondò una piccola azienda specializzata nell’importazione di sistemi di climatizzazione per rimorchi e furgoni. Successivamente divenne il primo importatore di automobili Autobianchi e poi di automobili Lancia in Israele. Nel 1972, Ungar fondò Ungar Holdings LTD, una delle principali società israeliane impegnate nella costruzione di edifici residenziali e uffici, nonché nel noleggio di aerei. La sua azienda, Ray Shipping LTD, possiede dozzine di navi da carico e portarinfuse. Nell’azienda lavorano oltre 1.000 ufficiali e ingegneri bulgari, l’80% dei quali diplomati all’Accademia navale Nikola Vaptsarov».

Nel 2019, la fortuna di Rami Ungar era stimata in 2 miliardi di dollari e il quotidiano israeliano Haaretz ha fatto notare i suoi estesi legami con i politici israeliani e il suo coinvolgimento in uno scandalo legato all’ex presidente israeliano Ezer Weizman, che si dimise nel luglio 2000 a causa di accuse di corruzione. Presumibilmente, Weizman ricevette 27.000 dollari da Ungar a metà degli anni ’80. Ungar è un caro amico dell’attuale ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant.

Ungar ha donato 1,1 milioni di shekel (341.000 dollari) per la costruzione di una sinagoga di fronte alla casa di Yossi Cohen, l’ex direttore del Mossad. Poco dopo si seppe che Cohen aveva aiutato Ungar a risolvere una disputa con l’uomo d’affari israeliano Michael Levy sul diritto di rappresentare la società automobilistica sudcoreana Kia in Israele.

Rami Ungar è stato coinvolto anche nella storia dell’organizzazione anti-iraniana “United Against Nuclear Iran”, rivelata dal New York Times nel 2014. Ungar  era uno degli intermediari che convincevano le imprese che collaboravano con Iran e li convinse a rinunciare ai legami commerciali con Teheran. Ma è stato anche accusato di reclutare come spie i dirigenti delle aziende legate all’Iran.

Ecco perché per gli Houthi yemeniti catturare quella nave mercantile nel Mar Rosso va ben oltre la solidarietà con i palestinesi.