Se non ci sarà un cessate il fuoco a Gaza, la storia ci giudicherà tutti

«La Carta delle Nazioni Unite è un impegno per la nostra comune umanità. I civili, ovunque si trovino, devono essere protetti allo stesso modo»

[27 Ottobre 2023]

Questo articolo è stato pubblicato per la prima volta il 26 ottobre 2023 su The Guardian  e sul sito dell’UNRWA da Philippe Lazzarini, Commissario Generale dell’United Nations Relief and Works Agency for Palestine Refugees in the Near East (UNRWA), ve lo riproponiamo integralmente,

 

Da più di due settimane ormai, immagini insopportabili della tragedia umana  escono da Gaza. Donne, bambini e anziani vengono uccisi, ospedali e scuole vengono bombardati: nessuno viene risparmiato. Mentre scrivo,  l’UNRWA , l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi, ha già, tragicamente,  perso 35 membri del suo personale , molti dei quali uccisi mentre erano nelle loro case con le loro famiglie.

Interi quartieri vengono rasi al suolo sopra le teste dei civili in uno dei luoghi più sovraffollati della Terra. L’IDF (Israel Defense Forces, l’esercito israeliano, ndt)  ha avvertito i palestinesi di  Gaza  di spostarsi nella parte meridionale della Striscia mentre bombarda il nord; ma gli attacchi continuano anche al sud. Non c’è nessun posto sicuro a Gaza.

Quasi 600.000 persone trovano rifugio in 150 scuole e altri edifici dell’UNRWA, vivendo in condizioni antigeniche con acqua pulita limitata, poco cibo e medicine. Le madri non sanno come pulire i propri figli. Le donne incinte pregano per non dover affrontare complicazioni durante il parto perché gli ospedali non hanno la capacità di accoglierle. Intere famiglie ora vivono nei nostri edifici perché non hanno nessun altro posto dove andare. Ma le nostre strutture non sono sicure: 40 edifici dell’UNRWA, tra cui scuole e magazzini, sono stati danneggiati dagli attacchi aerei. Molti civili che si rifugiavano al loro interno sono stati tragicamente uccisi.

Gaza è stata descritta negli ultimi 15 anni come una grande prigione a cielo aperto, con un blocco aereo, marittimo e terrestre che soffoca 2,2 milioni di persone in un’area di 365 kmq. La maggior parte dei giovani non ha mai lasciato Gaza. Oggi questa prigione sta diventando il cimitero di una popolazione intrappolata tra guerre, assedi e privazioni.

Negli ultimi giorni, intensi negoziati ai massimi livelli hanno finalmente consentito l’ingresso nella Striscia di forniture umanitarie molto limitate. Anche se la svolta è benvenuta, questi  camion rappresentano un rivolo  piuttosto che il flusso di aiuti che una situazione umanitaria di questa portata richiede. Venti camion carichi di cibo e medicinali sono una goccia nell’oceano per i bisogni di oltre 2 milioni di civili. Il carburante, però, è stato  fermamente negato  a Gaza. Senza di esso, non ci sarà alcuna risposta umanitaria, nessun aiuto per raggiungere le persone bisognose, nessuna elettricità per gli ospedali, niente acqua, niente pane.

Prima del 7 ottobre, Gaza riceveva ogni giorno circa 500 camion di cibo e altre forniture, inclusi 45 camion di carburante per alimentare le auto della Striscia, gli impianti di desalinizzazione dell’acqua e i panifici. Oggi Gaza viene strangolata, e i pochi convogli che stanno entrando non placheranno il sentimento della popolazione civile di essere stata abbandonata e sacrificata dal mondo.

Il 7 ottobre  Hamas ha commesso massacri indicibili  di civili israeliani che potrebbero costituire crimini di guerra. L’Onu ha condannato questo atto orribile  con la massima fermezza. Ma non vi è ombra di dubbio: ciò non giustifica i crimini in corso contro la popolazione civile di Gaza, compreso il milione di bambini.

La Carta delle Nazioni Unite e i nostri impegni sono un impegno per la nostra comune umanità. I civili – ovunque si trovino – devono essere protetti allo stesso modo. I civili di Gaza non hanno scelto questa guerra. Le atrocità non dovrebbero essere seguite da altre atrocità. La risposta ai crimini di guerra non è rappresentata da ulteriori crimini di guerra. Il quadro del diritto internazionale su questo punto è molto chiaro e ben consolidato.

Saranno necessari sforzi autentici e coraggiosi per tornare alle radici di questa situazione di stallo mortale e offrire opzioni politiche che siano praticabili e possano creare un ambiente di pace, stabilità e sicurezza. Fino ad allora, dobbiamo assicurarci che le norme del diritto umanitario internazionale siano rispettate e che i civili siano risparmiati e protetti. È necessario attuare un cessate il fuoco umanitario immediato per consentire un accesso sicuro, continuo e senza restrizioni a carburante, medicine, acqua e cibo nella Striscia di Gaza.

Dag Hammarskjöld, il secondo segretario generale dell’ONU, una volta disse: «L’ONU non è stata creata per portarci in paradiso, ma per salvarci dall’inferno». La realtà oggi a Gaza è che non è rimasta molta umanità e che si sta insediando l’inferno.

Le generazioni a venire sapranno che abbiamo visto questa tragedia umana svolgersi sui social media e sui canali di news. Non potremo dire che non lo sapevamo. La storia si chiederà perché il mondo non ha avuto il coraggio di agire con decisione e fermare questo inferno sulla Terra.

di Philippe Lazzarini

Commissario Generale UNRWA