Niger: il golpe militare potrebbe tasformarsi in una guerra internazionale per le risorse

La Cedaeao minaccia un intervento armato. Burkina Faso, Mali e Guinea con i golpisti. Ma il gigante nucleare francese Orano resta

[2 Agosto 2023]

Mentre, dopo il golpe militare del 26 luglio che ha defenestrato il presidente Mohamed Bazoum, la Francia e altri Paesi occidentali (Italia compresa) hanno l’evacuazione dei loro immigrati in Niger, gruppo nucleare statale francese Orano (ex Areva) ha annunciato che intende continuare le sue attività operative in loco e che una decina di dipendenti stranieri potrebbero essere interessati all’evacuazione, ma ricorda che «Il 99% dei dipendenti sono nigerini» e che «La presenza di espatriati non condiziona la continuità delle attività».

E forse la spiegazione di quel che sta succedendo in Niger sta tutta qui: Orano gestisce diversi giacimenti di uranio nel nord-ovest del Paese e il Niger, anche se dal 2021 non è più il principale fornitore di uranio della Francia e dell’Europa (superato dal Kazakistan), rappresenta ancora quasi un quarto delle importazioni europee di questo combustibile, indispensabile per il funzionamento delle centrali nucleari francesi. E’ per questo probabilmente che i Paesi occidentali non trattano il golpe in Niger come un “normale” colpo di Stato in un Paese africano.

Orano Orano è presente in Niger con 3 filiali Somair, Cominak e Imouraren e spiega che «Dal 1971, Somair sfrutta diversi depositi di uranio nel nord-ovest del Niger. Attivi dal 1978, i depositi Cominak hanno cessato ogni attività il 31 marzo 2021. Un terzo del sito di Imouraren, uno dei più grandi depositi al mondo, sarà messo in funzione non appena le condizioni di mercato lo consentiranno».  Il sito è mantenuto in riserva perché attualmente il prezzo dell’uranio difficilmente giustifica gli investimenti. Nel frattempo, Orano sta esplorando nuove tecniche di estrazione. Nel 2021, in Niger c’è stata una produzione di 2.186 tonnellate di uranio per le 2 miniere in funzione. Per la miniera di Somair il contenuto medio è di 1,8 kg di uranio per tonnellata di minerale estratto. E le miniere di uranio sono un grosso problema ecologico, sociale e sanitario che invece il colosso minerario-nucleare statale francese presenta così: «Da più di 50 anni Orano, attraverso le sue controllate, sviluppa il potenziale uranico del Paese sfruttando giacimenti situati nel nord-ovest del Paese nella regione desertica dell’Aïr. Dagli anni ’70, l’attività industriale generata dallo sfruttamento di questi giacimenti è stata una risorsa importante per lo sviluppo economico, sociale e sociale della regione».

La miniera sotterranea di Cominak della Société des mines de l’Aïr (Somair), a 200 km dal confine algerino, ha cessato la produzione il 31 marzo 202, ma i lavori di bonifica del sito e il monitoraggio ambientale continueranno per almeno 12 anni.  Dall’inizio dell’attività mineraria, in Niger la Francia ha estratto in Niger quasi 140.000 tonnellate di uranio e, già prima del golpe, sul sito internet di Orano si leggeva quel che ora può sembrare un avvertimento: «Creare le condizioni e svolgere azioni per la continuità delle operazioni di estrazione dell’uranio nel nord del Niger è la pietra angolare delle reciproche relazioni tra Orano e lo Stato del Niger». Infatti, in Niger Areva/Orano è la Francia – ex potenza coloniale – e la Francia è Orano, che finora ha in gran parte determinato e condizionato la politica interna ed estera di un Paese ricco di risorse ma rimasto poverissimo.

Nel 2015 il Niger ha concesso alla compagnia canadese GoviEx i diritti per una miniera a Madaouela, a una decina di chilometri dal sito di Artlit, ma dopo 8 anni lavori non sono ancora iniziati. Nel 2007, anche la Cina ha anche ottenuto i diritti per sfruttare un giacimento di uranio, per poi cngelare il progetto di fronte a un mercato fiacco.

Emmanuel Grégoire, direttore di ricerca emerito all’Institut de recherche pour le développement (IRD), ha ricordato a RFI che «La rinascita dell’interesse per l’energia atomica che abbiamo visto negli ultimi due anni ha ravvivato i produttori. Ma  dobiamo ricordarci che il Niger è un Paese senza sbocco sul mare. L’area operativa si trova in mezzo al deserto. Poi, si deve trasportare l’uranio in Benin, prima di spedirlo via nave in Europa: i costi di esercizio sono altissimi». Secondo la World Nuclear Association, il Niger ha prodotto poco più di 2.000 tonnellate di uranio rispetto alle 4.500 tonnellate di 10 anni prima. Nello stesso periodo, il peso del Paese sulla produzione mondiale è sceso dal 7,6% al 4%Intanto ilNiger ha sopperito alla crisi dell’uranio investendo in due nuovi settori: l’oro e gli idrocarburi. «L’Algeria ha contratti di prospezione al confine, ma per il momento la Cina è l’unico Paese a sfruttare le risorse petrolifere del Niger» sottolinea Grégoire. TotalEnergies, che garantiva la distribuzione della benzina in Niger, ha lasciato il Paese nel 2022. Le esportazioni di petrolio sono ancora modeste ma nel 2021 avevano raggiunto in valore quasi quanto le esportazioni di uranio. L’imminente messa in servizio di un oleodotto lungo quasi 2.000 km verso i porti del Benin dovrebbe rafforzare ulteriormente questo trend. Il problema è che il Benin ha chiuso le sue frontiere con il Niger per applicare le sanzioni della Cedeao – Ecowas.

I giacimenti sono per il momento sfruttati essenzialmente in modo tradizionale tramite gold panning. Ma con l’impennata del prezzo dell’oro dopo la pandemia di Covid-19, l’oro è diventato di gran lunga la principale fonte di reddito per il Niger. Tutto questo ha portato a un riequilibrio tra il Niger e i suoi partner commerciali: se nel 2016 la Francia era ancora il principale partner commerciale di Niamey, ora sono i Paesi del Golfo – e in particolare gli Emirati Arabi Uniti – e la Cina a occupare i primi due posti.

E così il golpe militare del Niger, a differenza di quelli più recenti in Burkina Faso, Mali e Guinea che hanno ricevuto una condanna di rito e qualche blanda sanzione spesso non applicata, è diventato una questione internazionale rilevante e la Comunità internazionale e la Communauté Économique des États de l’Afrique de l’Ouest –  Economic Community of West African States (Cedeao – Ecowas) minacciano addirittura un intervento armato e chiedono di ristabilire l’ordine democratico entro una settimana,

Subito dopo il golpe militare, il 30 luglio, il rappresentante speciale del segretario generale dell’Onu e a capo dell’ufficio Onu  per l’Africa occidentale e il Sahel Unite (UNOWAS), Léonardo Santos Simão, si è precipitato ad Abuja, in Nigeria, per partecipere a un vertice strordinario della Cedeo – Ecowas dove «Ha condannato con la massima fermezza la presa del potere con la forza e l’attacco al governo democratico, alla pace e alla stabilità in Niger. Il cambio di governo incostituzionale in Niger ha aggravato una situazione di sicurezza degradata nell’area di Liptako Gourma, e nella regione in generale».

In un comunicato, Consiglio di sicurezza dell’Onu han «Condannato fermamente gli sforzi per cambiare incostituzionalmente il governo legittimo della Repubblica del Niger il 26 luglio 2023» e ha chiesto «Il rilascio immediato e incondizionato del Presidente della Repubblica democraticamente eletto, SE Mohammed Bazoum».

Ma i golpisti del Conseil national de sauvegarde de la patrie (CNSP), diretto dal generale Abdourahamane Tiani, non solo continuano a tenere sotto custodia Bazoum – anche se è libero di incontrare delegazioni come quella guidate dal presidente del Ciad Mahamat Déby Itno (golpista anche lui) e di parlare al telefono  con diversi Capi di Stato e altre personalità degli Stati partner del Niger, come la Francia e gli Stati Uniti – ma il 31 luglio hanno proceduto all’arresto di esponenti di spicco del Parti nigérien pour la démocratie et le socialisme (PNDS, il Partito di Bazoum) che ha denunciato: «Dopo il rapimento del presidente della Repubblica, i golpisti tornano ad accusarci e moltiplicano gli arresti abusivi. Tra i primi ministri ad essere stati arrestati ci sono quello del petrolio Mahamane Sani Mahamadou – figlio dell’ex presidente del Niger Mahamadou Issoufou – e  quello delle miniere Ousseini Hadizatou, Un chiaro segnale che i militari vogliono gestire direttamente uranio e petrolio.

Mentre la Cedao minaccia un intervento armato in Niger per ristan bilire l’ordine costituzionale, i golpisti del CNSP accusano la Francia  di preparare un intervento militare contro il palazzo presidenziale con l’obiettivo di liberare il presidente Bazoum. Il  colonnello-maggiore Amadou Abdramane, ha letto un comunicato del CNSP che accusa la Francia di aver organizzato una riunione presso la sede della Garde nationale «Per ottenere le necessarie autorizzazioni politiche e militari» che sarebbero state concesse dal primo ministro ad interim Hassoumi Massaoudou e dal comandante della Guardia nazionale, colonnello-maggiore Midou Guirey. Ci sarebbero documenti firmati dalle autorità deposte e che autorizzano «il partner francese a compiere attacchi all’interno del palazzo presidenziale, al fine di liberare il presidente Mohamed Bazoum, preso in ostaggio».

La ministra degli esteri francese Catherine Colonna ha smentito le accuse della giunta militare al potere in Niger, ma rite tiene anche che sia possibile e necessario riportare al potere Bazoum, «Perché queste destabilizzazioni sono pericolose per il Niger e i suoi vicini».

Il Cnsp ha anche accusato «I servizi di sicurezza di una cancelleria occidentale» di aver sparato lacrimogeni e usato le loro armi contro i manifestanti e di aver provocato 6 feriti. La Francia non viene nominata, ma il 30 luglio dei manifestanti  filo-golpe e filo-Russia hanno tentato di fare irruzuone nell’ambasciata francese a Nyamey.

L’Unione europea e alcuni Paesi Ue stanno sospendendo gli  aiuti allo sviluppo e i loro sostegno di bilancio al Niger. Mentre la Russia invita «Tutte le parti a esercitare moderazione per evitare la perdita di vite umane». Ma anche per Mosca «La situazione in Niger desta seria preoccupazione» e chiede «Il ripristino della legalità nel Paese il prima possibile».

Ma un intervento militare contro i golpisti potrebbe esserci sotto la bandieara della  Cedeao/Ecowas, Come scrive Radio France International (RFI), «Per il momento sono emersi pochi dettagli su questa forza congiunta, in particolare sul suo finanziamento. Ma l’obiettivo citato al termine del vertice di Bissau sarebbe quello di aspettarsi 5.000 uomini provenienti dalle fila dei Paesi membri. Di fronte all’urgenza di alcune situazioni sul terreno – l’ultima delle quali è il Niger -, l’ECOWAS vorrebbe però raggiungere rapidamente una brigata di 1.650 soldati disponibili».

A intervenire in Niger potrebbe essere anche l’ex Ecomog oggi FAC, guidata dalla Nigeria,  ma che non ha certo lasciato un bel ricordo con il suo feroce intervento nella guerra civile della Liberia e poi in quella della Sierra Leone. Nel 1999 l’ntervento dell’Ecomog venne richiesto anche dal presidente della Guinea-Bissau Bernardo Vieira che era sotto attacco da parte di golpisti. Fu proprio nel 1999 che l’Ecomog entrò a far parte ufficialme nte delle forze a disposizione della Cedao e fu schierata in Costa d’Avorio. Nel  2004 Ecomog è stata sostituito dal FAC, composto da soldati, polizia e civili. Il suo personale è intervenuto in Mali nel 2012 , poi nel 2017 in Gambia. RFI fa notare che «Per molti osservatori, questa task force è a un punto morto. I prossimi giorni e una possibile reazione militare potrebbero quindi dare nuova vita al braccio armato della Cedeao – Ecowas.

Ma un’intervento della Cedeeao potrebbe scatenare una guerra regionale: con un comunicato congiunto, i governi di Burkina Faso e Mali, gestiti da giunte militari golpiste, «Avvertono che qualsiasi intervento militare contro il Niger sarebbe considerato una dichiarazione di guerra contro Burkina Faso e Mali» e «Qualsiasi intervento militare contro il Niger porterebbe al ritiro del Burkina Faso e del Mali dalla Cedeao, nonché all’adozione di misure di autodifesa a sostegno delle forze armate e del popolo nigerino. Inoltre i tre governi golpisti si rifiutano di applicare «Le sanzioni illegali, illegittime e disumane contro il popolo e le autorità del Niger» decise dal vertice Cedeao – Ecowas di Abuja.

In un comunicato separato, il governo golpista della Guinea, «Ha espresso il suo disaccordo con le sanzioni raccomandate dalla Cedao, compreso l’intervento militare» e «Ha deciso di non applicare queste sanzioni che considera illegittime e disumane». Conakry  «Sollecita la Cedeao a riconsiderare la sua posizione».

Anche l’Algeria, pur riaffermando il suo sostegno al legittimo presidente del Niger, «Mette in guardia e invita alla prudenza e alla moderazione di fronte alle intenzioni di intervento militare straniero (…) , che sono solo fattori di complicazione e di aggravamento della crisi in atto». Il governo algerino ritiene che «Il ritorno all’ordine costituzionale debba essere imperativamente realizzato con mezzi pacifici, al fine di evitare in Niger e nell’intera regione un aumento dell’insicurezza e dell’instabilità».

Infatti, in molti pensano che un intervento militare contro i golpisti in Niger finirebbe per ingrossare ancora di più le fila della milizie Jihadiste che stanno sfruttando il sentimento anti-francese e anti-occidentale che monta tra i giovani nigerinini, che sono la maggioranza della popolazione, molti dei quali vedono nel golpe un modo per fronteggiare l’offensiva jihadista e per affrancarsi dall’egemonia economica e politica della Francia.