Lo Stato Islamico Daesh è ancora una minaccia

Particolarmente pericolosa l’espansione del Daesh in Africa e in Afghanistan

[29 Agosto 2023]

Intervenendo al Consiglio di sicurezza dell’Onu, Vladimir Voronkov, vicesegretaio generale e a capo dell’United Nations Office of Counter-Terrorism (UNOCT), e Natalia Gherman, direttrice esecutiva del Counter-Terrorism Committee Executive Directorate (CTED), hanno avvertito che «Nonostante il successo delle iniziative internazionali antiterrorismo, il gruppo estremista Daesh e i suoi affiliati continuano a rappresentare una seria minaccia nelle zone di conflitto e nei Paesi vicini».

Voronkov e la Gherman  hanno presentato l’ultimo rapporto del Segretario generale sulllo Stato islamico in Iraq e nel Levante (ISIL), chiamato sprezzantemente Daesh dai suoi nemici, dal quale  è emerso che «La minaccia nelle aree non in conflitto rimane bassa». Voronkov ha evidenziato che «Questa distinzione analitica può oscurare la natura complessa, specifica del contesto e dinamica del modo in cui questi gruppi operano ed evolvono e il loro impatto sulla pace e sulla sicurezza internazionale. Contrastare e prevenire il terrorismo richiede un impegno a lungo termine, nonché sforzi continui e coordinati.

Voronkov ha sottolineato che «La continua espansione di Daesh e dei suoi affiliati in alcune parti dell’Africa, così come il crescente livello di violenza e minaccia, rimangono profondamente preoccupanti. L’organizzazione affiliata al Daesh nella regione del Sahel sta diventando sempre più autonoma e intensifica gli attacchi in Mali, Burkina Faso e Niger. Gli scontri tra questo gruppo e uno affiliato ad Al-Qaeda nella regione, insieme alla situazione incerta dopo il colpo di stato in Niger, rappresentano una sfida complessa e dalle molteplici sfaccettature. Inoltre, il conflitto e l’instabilità in Sudan hanno rinnovato l’attenzione sulla presenza e sull’attività del Daesh e di altri gruppi terroristici nel Paese». 

Gli attacchi di milizie che fanno riferimento al Daesh sono aumentati anche nella Repubblica Democratica del Congo (RDC), dove circa 500 persone sono state uccise nella violenza terroristica nell’instabile  regione orientale del Paese. 

Basta guardare una carta geografica per capire che la presenza e l’attività militare e terroristica del Daesh in Africa sono legate alla presenza di risorse come if drocarburi, uranio e metalli preziosi e rari.

Intanto, ha detto Voronkov, «La situazione in Afghanistan sta diventando sempre più complessa, poiché si materializzano i timori che armi e munizioni finiscano nelle mani dei terroristi. Secondo quanto riferito, le capacità operative della cosiddetta provincia Khorasan del Daesh, chiamata ISIL-K, sono aumentate, con il gruppo che è diventato più sofisticato nei suoi attacchi contro i talebani e gli obiettivi internazionali. Inoltre, la presenza e l’attività di circa 20 diversi gruppi terroristici nel Paese, combinate con le misure repressive messe in atto dalle autorità di fatto talebane, l’assenza di sviluppo sostenibile e una terribile situazione umanitaria, pongono  sfide significative per la regione e oltre».

Un bilancio non proprio positivo degli anni della dispendiosa invasione militare occidentale che avrebbe dovuto eliminare i talebani e invece li ha riportati al potere, mentre il Daesh rappresenta l’unica e peggiore alternativa a questo disastro militare, politico, economico e umanitario del quale quasi nessuno parla e scrive più.

Voronkov ha però anche sottolineato il successo delle iniziative antiterrorismo della comunità internazionale, come «I progressi nel prendere di mira i finanziamenti del Daesh». Secondo il rapporto Onu, «Le riserve di liquidità stimate tra 25 e 50 milioni di dollari sono ora significativamente inferiori e in diminuzione» e fa notare «Un attrito prolungato nei confronti della leadership del gruppo, inclusa l’uccisione del suo capo all’inizio di quest’anno in Siria». 

Per Voronkov, «Come risultato degli sforzi antiterrorismo, Daesh si è mosso per adottare strutture meno gerarchiche e più collegate in rete e decentralizzate, seguendo le orme di Al-Qaeda, con una maggiore autonomia operativa da parte dei suoi gruppi affiliati».

Il capo dell’UNOCT ha concluso: «Il diritto internazionale resta il fondamento per il successo degli sforzi antiterrorismo. Le iniziative devono essere saldamente ancorate alle strategie politiche per risolvere i conflitti che alimentano maggiormente il terrorismo, mentre è necessaria anche una maggiore complementarità tra le risposte di sicurezza e le misure preventive.  Il vertice antiterrorismo che si terrà in Nigeria il prossimo anno, organizzato dal mio ufficio e dal governo, è un’opportunità sia per aumentare il sostegno internazionale sia per affrontare la situazione nel continente». 

Nella sua relazione, la Gherman, ha affrontato i 4 trend chiave illustrati nel rapporto e tra questi figurano «I continui sforzi dei governi per rimpatriare i propri cittadini dai campi nel nord-est della Siria che ospitano migliaia di persone, principalmente donne e bambini, con presunti legami con gruppi terroristici. Allo stesso tempo, dobbiamo anche ricordare la responsabilità degli Stati membri di assicurare i terroristi alla giustizia e di dimostrare la cooperazione internazionale negli sforzi in tal senso». 

La Gherman ha evidenziato che «Mentre la presenza del Daesh in alcune parti dell’Africa continua ad evolversi, è necessario che le Nazioni Unite sostengano i paesi del continente». 

L’ultimo punto riguarda la necessità che l’Onu intensifichi gli sforzi per ritenere il Daesh responsabile dei suoi crimini.: «Ad esempio, il CTED ha collaborato con esperti delle Nazioni Unite sullo stato di diritto per esplorare vie di giustizia penale per la violenza sessuale e di genere commessa da gruppi terroristici.  A partire dalle esperienze dei professionisti sul campo e dalle prospettive della società civile, è chiaro che solo attraverso la responsabilità e la giustizia possiamo iniziare ad affrontare la paura e la devastazione che il terrorismo infligge a individui, comunità e nazioni».