Sinistra e destra esistono ancora e sono differenti

Un sondaggio tra gli iscritti ai partiti britannici rivela evidenti distanze tra i conservatori e gli altri partiti

[9 Gennaio 2018]

L’Italia cha va rabbiosamente verso le elezioni è ormai un Paese dove va di moda dichiararsi né di destra né di sinistra (soprattutto chi è di destra), dove è usuale sentire dire che tra destra e sinistra non c’è più differenza e dove partiti come Lega e Fratelli d’Italia, che negli altri Paesi europei verrebbero considerati di estrema destra (e che con gruppi di destra siedono al Parlamento europeo), fanno parte del fronte “moderato” capeggiato da Forza Italia che aderisce al Partito popolare europeo (centrista), mentre chi esprime idee di sinistra socialiste ormai viene liquidato come un radicale nostalgico del passato (?).

Ma gli italiani che hanno perso la bussola farebbero bene a leggere il sondaggio “Grassroots Britain’s party members: who they are, what they think, and what they do!”, da poco pubblicato da  Mile End Institute e Queen Mary University di Londra  perché parla di forze politiche di destra, centro e sinistra che, a differenza di quelle italiane, hanno ancora un forte radicamento sociale, una vita e un dibattito politico interno e centinaia di migliaia di militanti che, come è accaduto nel Partito Laburista, sono in grado di sovvertire complotti interni e sondaggi elettorali catastrofici.

Il sondaggio è stato realizzato intervistando gli iscritti ai Partiti Conservative, Labour, Liberal Democrat e Scottish national party – Pàrtaidh Nàiseanta na h-Alba (Snp) dopo le elezioni anticipate del giugno 2017 che hanno visto la clamorosa rimonta dei laburisti di Benjamyn  Corbin sui conservatori di Theresa May . favoritissimi in tutti i sondaggi e che invece sono alle prese con l’ennesimo rimpasto del loro fragilissimo governo ostaggio della destra unionista dell’Ulster. In quelle stesse elezioni è scomparsa la neo-destra populista dell’UK Independence Party – Ukip, tornata nell’ovile nel quale era nato: il Partito conservatore.

Tra i militanti dei partiti britannici emergono innanzitutto grandi differenze sulla Brexit (e quindi sull’Europa): mentre la schiacciante maggioranza dei membri degli altri Partiti sarebbero favorevoli a un nuovo referendum sull’Unione europea (Labuor 78%, Snp 87% e Lib Dems 91%), solo il 14% dei Tories (i conservatori) sarebbe d’accordo. Nove militanti su 10 degli altri Partiti vogliono restare nel mercato unico europeo (Labour 87%, SNP 95%, Lib Dem 96%) e nell’unione doganale (Lbour 85%, Snp 91%, Lib Dems 95%), ma solo un quarto degli attivisti di base dei Tories vorrebbe una Brexit così morbida; il 25% è favorevole alla permanenza nel mercato unico, il 27% nell’unione doganale.

Le differenze tra destra e sinistra (gli indipendentisti scozzesi si dicono a sinistra del Partito Laburista) sono ancora più marcate per quanto riguarda l’economia: solo l’11% degli iscritti al Tory è d’accordo che si sia ecceduto con l’austerità, rispetto al 98% degli iscritti ai laburisti, al 93% dei militanti del Snp e al 75% dei Lib Dem. Se poi si passa all’equità e alla giustizia economica, solo il 19% dei membri del Tory concorda sul fatto che ai lavoratori non va una giusta quota della ricchezza nazionale, rispetto al 97% degli iscritti al Labour, al 95% dei membri del Snp e al 79% dei Lib Dem.

Se si passa alle questioni sociali, i conservatori hanno atteggiamenti più autoritari rispetto agli iscritti agli altri tre Partiti: il 54% dei membri del partito Tory sostiene il ripristino della la pena di morte (Snp 23%, Labour 9%, Lib Dem 8%) e il 77% si lamenta perché i giovani non hanno abbastanza rispetto per i valori tradizionali britannici (Snp 23%, Labour 20%, Lib Dem 18%). Bel l’845 dei Tory ritiene che uno dei principali compiuti delle scuole sarebbe quello di insegnare ai bambini a obbedire all’autorità, rispetto al 31% dei membri del Labour e al 38% degli iscritti a Snp e Lib Dem. I militanti conservatori sono anche molto più scettici sui benefici dell’immigrazione e sono in maggioranza ostili ai matrimoni gay, con solo 4 su 10 che li sostengono mentre negli altri Partiti sono approvati da almeno 8 militanti su 10.

Il sondaggio però fa notare che anche i militanti dei Partiti britannici sono in percentuale più maschi, anziani, borghesi e bianchi rispetto alla media della popolazione del Regno Unito e che i membri del Tory sono ancora meno rappresentativi  di quelli degli altri partiti. ad esempio: il 71% sono uomini, rispetto al 53% dei militanti laburisti, al 57% dei membri dell’Snp e al 63% dei Lib Dems.  L’età media dei militanti di partito è di 57 anni per i conservatori, 54 per l’Snp, 53 per i laburisti e 52 per i liberaldemocratici  e solo uno su 20 degli iscritti ai partiti del Regno Unito ha un’età compresa tra i 18 ei 24 anni. Ma le medie nascondono alcune differenze significative: il 44% dei membri del Tory ha 65 anni o più, rispetto al 29% degli iscritti al Labour, al  30% dei membri Lib Dem e il 32% degli indipendentisti scozzesi.

Per un Paese come il nostro dove la militanza politica è finita nel nome dell’antipartitismo che ha portato a partiti politici personalistici che sono spesso solo vuoti contenitori di comitati elettorali, è interessante capire come vedono il coinvolgimento nella vita del loro partito militanti di forze politiche ancora vere, radicate e attive sui territori come quelle britanniche. Si sentono coinvolti e incoraggiati a partecipare alle  scelte del loro Partito il 59% dei conservatori e ben il 91% dei membri del Snp, l’88% degli iscritti ai Lib Dem e all’85% dei militanti del Labour. I Tories sono anche i più scettici su quanto contano i loro punti di vista all’interno delle decisioni prese dal loro Partito e solo il 28% pensa che gli iscritti abbiano un peso significativo  sulla politica del partito. Pensano invece di contare molto il 75% dei Lib Dem, il 73% dei militanti Snp e il 61% degli iscritti al  Labour. Circa il 29% dei Tories pensa anche che la leadership del loro Partito non presti molta attenzione agli iscritti.

I conservatori sono anche quelli che sono meno generosi con il loro partito: negli ultimi 5 anni hanno aumentato l’importo della quota di iscrizione  il 28% dei conservatori, il 39% dei  Lib Dem, il 45% dei laburisti e il 47% dei nazionalisti scozzesi. Inoltre, durante le elezioni generali del 2017, i membri del Tory sono stati molto meno propensi degli iscritti agli altri Partiti a fare campagna elettorale sui social media: su Facebook  i militanti dei quattro Partiti si sono impegnati così: conservatori 38%, Lib Dem 62%, Labour 63% e SNP 71% e su Twitter conservatori  23%, Lib Dem 39%, laburisti  38% e Snp 44%.

Tim Bale, il capo del team di ricercatori che ha elaborato i dati del sondaggio, conclude: «I membri dei Partiti britannici sono la linfa vitale e i sostenitori della nostra democrazia. Ma questo non significa necessariamente che siano o la pensino come gli elettori dei loro Partiti  o che, in effetti, la vedano o la pensino alla stessa maniera. In particolare, la base dei Tory è qualcosa di diverso da quelle del Labour, del Lib Dem e dell’Snp».

Insomma, in Gran Bretagna esistono ancora destra e sinistra, e anche in Italia, visto che Berlusconi non nasconde le sue simpatie per le ricette neoliberiste dei conservatori britannici e di Trump e che Liberi E Uguali si ispira apertamente al Labour di Corbyn. E, se il Partito più vicino ai Liberaldemocratici britannici sembra ormai il PD, diverso è il caso degli indipendentisti scozzesi, un tempo eroi della Lega Nord di Umberto Bossi e ora troppo a sinistra ed europeisti per la Lega di Salvini, l’ex comunista federalista padano che ha portato la nuova Lega a un’alleanza con il Front National e con le noedestre nazionaliste europee. Quanto al movimento 5 Stelle – né di destra né di sinistra – con la Brexit resterà orfano, probabilmente nemmeno tanto dispiaciuto, dell’imbarazzante alleanza in Europa con l’ormai defunto Ukip, stroncato dal successo del referendum sulla Brexit che aveva fortemente voluto.