Le Baleari vogliono diventare 100% rinnovabili e sfidano Madrid sulla centrale a carbone

Il governo autonomo: il turismo di massa può essere gestito con energia elettrica a basso costo e pulita

[16 Febbraio 2018]

Le Isole Baleari ospiteranno il prossimo Smart Island World Congress 2018  che punta a costruire un’alleanza tra le isole per costruire il loro futuro:  turismo sostenibile, isole digitalizzate e smart e gestione oculata delle risorse naturali. Il summit è organizzato insieme a Banca Mondiale, Onu Habitat Global Island Partnership e  Dafni Network e il Govern de les Illes Balears, spiega che «Dopo il successo della prima edizione centrata sulle necessità e le opportunità dei territori insulari in un mondo globalizzato, l’edizione del 2018  va avanti e si focalizza sulla necessità di cercare sinergie e legami tra le isole per affrontare le sfide che le aspettano in futuro.

Il programma dello Smart Island World Congress 2018, che si terrà il 23 e 24 aprile a Calvià a Mallorca, svilupperà tre temi principali: la leadership delle isole nel settore del turismo, le sfide future delle isole e le risorse dei territori insulari. La prima sessione si occuperà di turismo intelligente e sostenibile, tecnologia applicata al turismo, salute, benessere sociale, patrimonio culturale o stagionalità. Il focus sul futuro delle isole discuterà delle opportunità offerte dalle isole alle startup, agli incubatori aziendali, all’imprenditoria, alla connettività mobile o alle isole smarti. Per quanto riguarda le risorse insulari verranno affrontatew  le problematiche che riguardano la resilienza climatica, la sostenibilità ambientale, la desalinizzazione per fornire acqua potabile, l’architettura, la gestione dei rifiuti, le energie rinnovabili e le infrastrutture.

Allo Smart Island World Congress 2018 parteciperanno 2.000 congressisti provenienti da un centinaio di isole che troveranno sul tavolo una proposta concreta: con una proposta di legge appena presentata dal governo regionale di sinistra guidato dalla presidente socialista Francina Armengol, le Baleari (4 992 Km2, 1,2 milioni di abitanti, 67 comuni, è un turismo di massa con cifre enormi)   puntano a diventare 100% ad elettricità rinnovabile entro il 2050. E la svolta è enorme: attualmente Maiorca, Ibiza, Minorca e Fomentera dipendono da una centrale a carbone per circa la metà della loro energia elettrica, mentre le rinnovabili rappresentano solo il 2%.

La Comunitat Autònoma de les Illes Balears vuole cambiare tutto trasformando una delle più popolari destinazioni turistiche del Mediterraneo in un turismo sostenibile. Joan Groizard, direttore energetico del governo regionale, ha detto che «Con questa legge vogliamo affrontare quella che spesso è la nostra più grande sfida – la nostra natura insulare – in un’opportunità. Passare al 100% di energia e mobilità pulite dovrebbe essere più facile qui che nel continente, quindi è nostra responsabilità iniziare a lavorare su questo vantaggio. Nel Parlamento regionale delle Baleari c’è una maggioranza a favore di una transizione verso l’energia, inclusi alcuni membri dell’opposizione».

I punti chiave del progetto di legge delle Baleari sul clima includono: Obiettivi intermedi per l’energia rinnovabile del 10% dell’approvvigionamento entro il 2020 e del 35% entro il 2030. Pannelli solari obbligatori sui  nuovi grandi edifici e parcheggi. Obiettivi progressivi per l’industria del noleggio delle auto per arrivare ad auto al 100% elettriche entro il 2035. Diritti per i singoli cittadini a investire in progetti di energia rinnovabile nella loro comunità. Regole per le imprese di misurare la loro impronta di carbonio e introdurre obiettivi di settore di riduzione delle emissioni. Aggiornamento ogni 5 anni del piano climatico regionalei, supervisionato da un comitato indipendente. Ispirarsi all’esperienze di Danimarca e Germania per quanto riguarda la proprietà delle energie rinnovabili da parte della comunità, Il che può favorire il sostegno locale, e dal  Regno Unito sugli accordi di governance l’azione a lungo termine.

Ma l’espansione dell’energia eolica e solare è stata finora ostacolata da obiezioni locali sul loro impatto paesaggistico (in isole dove la speculazione edilizia ha fatto danni notevoli) e la Comunitat Autònoma è in rotta di collisione con il governo di centrodestra di Madrid e il ministero dell’energia spagnolo che ha respinto una richiesta chiave del piano delle Baleari: la chiusura centrale elettrica a carbone di Es Murterar entro il 2025.

Il disaccordo tra Madrid e Palma di Maiorca è soprattutto sui costi della transizione: a breve termine il carbone dovrebbe essere sostituito dal gas, anche grazie agli impianti esistenti sottoutilizzati. Inoltre, per restare aperta oltre il 2020 rispettando le normative U, la centrale a carbone di Es Murterar dovrebbe essere ristrutturata, il che richiederebbe investimenti per almeno 100 milioni di euro.

Ma il ministro spagnolo dell’energia, Daniel Davila, ha ribattuto che la transizione verde delle Baleari costerebbe 200 milioni di euro, Marc Pons  ma l’assessore all’energia e mobilità delle Baleari, Marc Pons, lo ha smentito divcendo che i costi saarebbero al massimo 10 milioni di euro.

Un portavoce del ministero dell’energia spagnolo ha detto che stanno aspettando di vedere le specifiche della proposta delle Baleari, ma che comunque il governo autonome avrebbe dovuto allinearsi alla politica nazionale: «Nelle Baleari, la differenza nel costo della produzione di energia è sovvenzionata e inclusa nella bolletta elettrica di tutti i cittadini spagnoli. Pertanto, le diverse amministrazioni spagnole devono raggiungere un consenso in merito alla politica energetica».

Il il 20 febbraio Pons e Groizard incontreranno il commissario europeo per il clima, lo spagnolo  Miguel Arias Cañete, per presentare le loro rispettive ragioni, Ma Cañete – con un discutibile passato da petroliere – v fa parte del Partido Popolar al potere a Madrid, anche se è il commissario Ue che ha negoziato l’Accordo di Parigi sul cambiamento climatico.

Se la disputa tra Baleari e Madrid non verrà risolta dalla mediazione di Cañete  probabilmente finirà davanti alla corte costituzionale, così come è stato per alcune pareti della legge climatica della ribelle Catalogna.

Gli ambientalisti  non capiscono perché Madrid voglia bloccare la transizione verde delle Baleari e perché queste isole baciate dal sole e dal vento non possano sfruttarli, creando maggiore occupazione fissa e ripulendo l’aria dall’inquinamento del carbone.

La Spagna  dovrebbe pubblicare entro le prossime settimane un progetto di legge climatica atteso a lungo e il portavoce del governo ha dichiarato che conterrà una «politica ambiziosa« in materia di energie rinnovabili e che rispetterà gli impegni assunti con l’Accordo di Parigi. Evidentemente in queste ambizioni e impegni c’è anche la centrale a carbone delle Baleari