Guerre: gli strumenti per proteggere i civili ci sono, manca la volontà di applicarli

Lowcock al Consiglio di sicurezza Onu: «Ciò che non viene punito viene incoraggiato»

[26 Maggio 2021]

Mentre dalla Libia arrivano le terribili immagini dei bambini morti e spiaggiati, vittime collaterali di guerre rimosse e dimenticate, intervenendo al Consiglio di sicurezza della Nazioni Unite, il coordinatore dei soccorsi di emergenza dell’Onu, Mark Lowcock, ha fatto presente agli ambasciatori dei diversi Paesi – alcuni dei quali impegnati in conflitti con gravi perdite di civili, come Usa, Russia, Francia, India, Kenya e NIger – che Il quadro giuridico internazionale e gli strumenti sono tutti lì per proteggere i civili coinvolti nel conflitto e ora è tempo che i governi e i gruppi armati li applichino».

Lowcock  ha informato gli ambasciatori al Consiglio di sicurezza sulle raccomandazioni del Segretario generale dell’Onu, António Guterres, per mantenere più civili al sicuro dai pericoli, osservando che «Nonostante la richiesta del capo delle Nazioni Unite per un cessate il fuoco globale durante la pandemia di Covid-19 , in alcune aree i combattimenti mortali sono continuati e peggiorati. L’anno scorso, i conflitti hanno contribuito all’aumento degli sfollati forzati, portandoli a 80 milioni entro la metà del 2020. Anche coloro che sono in grado di tornare a casa sono diminuiti, mentre l’insicurezza, le sanzioni, le misure antiterrorismo e la burocrazia hanno ostacolato le operazioni umanitarie. La pandemia ha reso tutto più difficile con la sospensione dei voli, la chiusura dei confini, le misure di quarantena e i lockdowns».

Lowcock ha evidenziato 5 aree chiave in cui sono più necessari dei miglioramenti.

«L’interazione tra conflitto e fame ha visto riemergere la minaccia della carestia, nel nord-est della Nigeria, in parti del Sahel, del Sud Sudan e dello Yemen, creando un aumento, anno su anno, di 77 milioni di persone che affrontano crisi o peggio livelli di insicurezza alimentare acuta a seguito di conflitti».

In Nigeria, 110 agricoltori sono morti in un singolo attacco a una risaia. Nel Tigray, in Etiopia, i raccolti sono stati distrutti e saccheggiati, le donne e le ragazze violentate violentate e i profughi si contano a decine di migliaia, mentre i soccorsi sono stati bloccati dall’esrcito etiope e dalle milizie etniche anti-tigrine. Lowcock  ha detto di aver scritto agli ambasciatori riguardo a quel che deve essere fatto in questo Stato etiope messo a ferro e fuoco dal governo federale e ha chiesto «Un’azione più efficace da parte dei governi per affrontare il problema in generale» facendo notare che «I conflitti interrompono i sistemi ei mercati alimentari, mentre il cibo viene distrutto e i prezzi aumentano: un circolo vizioso della fame».

Come secondo problema, Lowcock ha evidenziato la dimensione sempre più urbana dei conflitti: «Il 90% delle persone uccise da armi esplosive, vive in città e paesi, rispetto a solo il 20% quando sono dispiegate in campagna. Queste armi infliggono anche un tributo devastante alle infrastrutture civili essenziali. Le parti in lotta devono cambiare la loro scelta di armi e tattiche».

Il capo dei servizi umanitari dell’Onu ha anche sottolineato l’impatto della guerra  sull’ambiente, citando gli attacchi aerei in Iraq che hanno innescato colossali incendi, minacciando la biodiversità e le specie in via di estinzione, mentre le fuoriuscite di petrolio in Siria hanno inquinato l’acqua utilizzata dai contadini, mettendo in pericolo la salute e l’igiene. Per Lowcock, «L’origine di molti dei molti conflitti si trova in parte nelle questioni ambientali, in particolare in quelle legate all’acqua» e prevede che nei prossimi anni sia amministrazion i locali che imprese ne subiranno ancora di più le conseguenze».

A essere sempre più sotto tiro sono i medici e  infermieri: «Quando le cure mediche si interrompono, si perdono vite – ha ricordato Lowcock –  Gli attacchi al personale e alle strutture sanitarie hanno causato ancora più morti, oltre al conflitto. Lo scorso anno, gli attacchi alla sanità in 22 Paesi colpiti dal conflitto hanno ucciso 182 operatori sanitari e solo in Myanmar, a seguito del colpo di stato militare, sono stati documentati 109 episodi di violenza contro il personale sanitario in un periodo di due mesi, proprio mentre molte persone ne avevano più bisogno. Le conseguenze sull’assistenza sanitaria sono catastrofiche, privando milioni di persone di cure salvavita e riducendo drasticamente il trattamento di malattie come il colera, il morbillo e il Covid».

Alcuni Stati hanno adottato misure pratiche per proteggere il personale medico, soprattutto assicurando che le regole militari di ingaggio rispettino il diritto internazionale umanitario.

Infine, il signor Lowcock ha fatto presente agli ambasciatori al Consiglio di sicurezza che nei suoi 4 anni di lavoro, ha visto «Un significativo deterioramento nella conformità con il diritto umanitario, da parte dei belligeranti. E’ possibile fare progressi. Gli Stati devono migliorare la formazione, modernizzare le politiche per evitare danni ai civili, adottare un migliore monitoraggio delle vittime, indagare sugli incidenti e ritenere  colpevole chi commette violazioni perché ne renda conto. Anche il comportamento dei gruppi armati non statali per conformarsi al diritto internazionale potrebbe migliorare, sebbene sia importante riconoscere le sfide molto reali in questo settore, specialmente nei confronti di quei gruppi che rifiutano il diritto internazionale umanitario e il ruolo di agenzie umanitarie, come parte delle loro ideologie contorte. Tutti noi, gli Stati membri e le agenzie umanitarie in particolare, abbiamo bisogno di un approccio più efficace per affrontare questo problema. Molti sforzi attuali sono controproducenti e aggravano i danni ai civili. La responsabilità è fondamentale, se i crimini di guerra restano impuniti, le cose peggioreranno. La responsabilità per le violazioni deve essere sistematica e universale. Ciò che non viene punito viene incoraggiato. Questo richiede la volontà politica … di indagare e perseguire chi è accusato di gravi violazioni ogni volta che si verificano. Abbiamo le leggi e gli strumenti per proteggere i civili dai pericoli nei conflitti armati. E’ ora che tutti gli Stati e le parti in conflitto le applichino».