Esperta indipendente sui diritti in Russia: «Dopo la morte di Navalny, chi sarà il prossimo?»

L’Onu chiede un’indagine indipendente sulla morte di Navalny nel gulag artico

[19 Febbraio 2024]

Secondo la prima esperta indipendente sulla Russia nominata dall’Human Rights Council, la bulgara Mariana Katzarova, «Le notizie provenienti venerdì dalle autorità russe sulla  morte del leader dell’opposizione imprigionato Alexei Navalny sono assolutamente scioccanti».

l’United Nations human rights office (OHCHR si è detto «Sconvolto per la morte in carcere annunciata dalle autorità russe del leader dell’opposizione Alexei Navalny, chiedendo un’indagine indipendente imparziale e trasparente».

Anche il segretario generale dell’Onu António Guterres si è detto «Scioccato dalla notizia della morte di Navalny» e ha chiesto alla Russia «Un’indagine completa, credibile e trasparente sulle circostanze della presunta morte del signor Navalny in custodia»

La Katzorova è stata nominata come prima Relatrice Speciale delle Nazioni Unite sui diritti umani in Russia nel maggio 2023 e l’Human Rights Council ha creato questo incarico perché preoccupato per «Il significativo deterioramento della situazione dei diritti umani nella Federazione Russa, in particolare le gravi restrizioni ai diritti alla libertà di opinione e di espressione, di riunione pacifica e di associazione… con conseguenti repressione sistematica delle organizzazioni della società civile».

Intervistata da UN News, la Katzarova ha ricordato che il suo ufficio ha espresso ripetutamente preoccupazioni negli ultimi mesi, tra le quali quella per il peggioramento della salute di Navalny, arrestato nel 202 e che stava scontando diverse condanne per accuse che riguardavano anche l’estremismo politico. In realtà Navalny, nato politicamente come nazionalista russo, si era spostato su posizioni liberali e filo-occidentali e decisamente anti-putiniane ed era diventato il più noto e seguito attivista anti-corruzione.

Per la Katzarova «E’ davvero scioccante che ciò questo sia accaduto oggi, meno di un mese prima delle elezioni presidenziali russe, e manda davvero un’onda d’urto su tutti in Russia e a tutti coloro che nel mondo sono preoccupati per la crescente repressione contro i critici del governo nella Federazione Russa. La colonia penale in cui è morto Navalny si trova sopra il Circolo Polare Artico, con scarso accesso a Internet e tagliata fuori dal mondo, e veniva utilizzato in passato durante il vecchio sistema di repressione politica dei gulag in Russia. Le condizioni di detenzione in cui è stato tenuto il signor Navalny equivalgono a tortura. Le autorità lo mettevano in “celle di punizione” dove sopportava  condizioni davvero dure».

Citando altri recenti casi di detenzione, la Katzarova ha chiesto il rilascio di tutti i prigionieri politici in Russia: «Non posso smettere di chiedermi oggi, chi sarà il prossimo se le autorità continuano ad aspettare e non… danno libertà a tutte le persone che sono detenute arbitrariamente in Russia solo per le loro convinzioni coscienziosamente sostenute, pacificamente contro la guerra all’Ucraina o per le politiche governative che disapprovavano e hanno espresso le loro preoccupazioni. Tutte queste persone devono essere rilasciate, tutti questi prigionieri,  così non ci saranno altre notizie scioccanti di un altro prigioniero politico e difensore dei diritti umani trovato morto in custodia in Russia».

Dopo l’annuncio della morte di Navalny, la portavoce dell’OHCHR Liz Throssell ha detto che «Se qualcuno muore sotto la custodia dello Stato, si presuppone che lo Stato sia responsabile, una responsabilità che può essere confutata solo attraverso un’indagine imparziale, approfondita e trasparente condotta da un organismo indipendente per garantire che venga condotta un’indagine credibile. Ogni Stato ha il dovere di proteggere la vita delle persone private della libertà».

Anche la Throssell ha invitato la Russia a «Porre fine alla persecuzione dei politici dell’opposizione, dei difensori dei diritti umani e dei giornalisti, tra gli altri. Tutti coloro che sono detenuti o che sono stati condannati a varie pene detentive in relazione al legittimo esercizio dei loro diritti, compresi i diritti alla libertà di riunione pacifica e di espressione, dovrebbero essere immediatamente rilasciati e tutte le accuse contro di loro dovrebbero cadere. Le autorità russe – come tutti gli Stati – hanno il dovere, ai sensi del diritto internazionale, di proteggere la vita delle persone private della libertà. E’ necessario condurre con urgenza un’indagine completa e indipendente, compresa un’autopsia completa».

la Throssell ha ricordato che «L’OHCHR ha più volte sollevato gravi preoccupazioni in merito alle accuse contro Navalny e alla sua reiterata detenzione che sembrava essere arbitraria. Nell’agosto 2023.  l’Alto Commissario Onu  per i diritti umani  Volker Türk veva sottolineato che l’ultima condanna a 19 anni subita da  Navalny Ha sollevato dubbi sulle molestie giudiziarie e sulla strumentalizzazione del sistema giudiziario per scopi politici in Russia e ha chiesto il rilascio di Navalny».

La relatrice speciale dell’Onu sulla tortura, Alice Edwards, ha sottolineato che diversi esperti indipendenti delle Nazioni Unite, compresa lei stessa, «Hanno esortato privatamente e pubblicamente il governo russo a porre fine alle condizioni punitive in cui era detenuto il signor Navalny. Hanno chiesto un’indagine sulle accuse credibili di tortura contro il signor Navalny e hanno espresso alle autorità la necessità essenziale che ricevesse cure mediche, soprattutto dopo il suo presunto avvelenamento nel 2020. Che i nostri appelli al Cremlino siano stati ignorati in modo così palese e con tale disprezzo per la vita umana è una tragedia per il signor Navalny, la sua famiglia e i suoi sostenitori. E’ anche un giorno triste per lo stato di diritto, la libertà di espressione e i diritti umani».

I relatori speciali e altri esperti in materia di diritti sono nominati dal Consiglio per i diritti umani dell’Onu, hanno il compito di monitorare e riferire su questioni tematiche specifiche o situazioni nazionali, non fanno parte del personale delle Nazioni Unite e non ricevono uno stipendio per il loro lavoro.