El Salvador: in Parlamento il partito unico di Bukele. All’opposizione solo 6 deputati di centro-destra

Scompare la sinistra del FMLN che liberò il Paese dal fascismo

[20 Febbraio 2024]

Dopo giorni di riconteggi e accuse di brogli, il Tribunal Supremo Electoral (TSE) di El Salvador ha confermato che anche il partito del presidente rieletto, Nayib Bukele ha ottenuto una schiacciante maggioranza assoluta nell’Asamblea Nacional: Nuevas Ideas (NI) si è aggiudicata 54 dei 60 deputati, un risultato che sancisce  l’egemonia e la concentrazione del potere del “Bukelismo” nella piccola repubblica centroamericana.

Nelle elezioni del 4 febbraio NI  ha ottenuto l’84,6% dei voti. I restanti 6 seggi sono andati 2 all’Alianza Republicana Nacionalista (Arena, la destra dell’ex regime fascista), 2 al Partido de Concertación Nacional (PCN, centrodestra), 1 Partido Demócrata Cristiano (PDC, centro) e 1 a Vamos (centrodestra).

Il Frente Farabundo Martí para la Liberación Nacional (FMLN), la ex guerriglia di sinistra che ha combattuto dal 1980 e il 1992 e che costrinse la dittatura fascista alla tregua e a ripristinare la democrazia, che ha governato El Salvador dal 2009 al 2019, non è riuscito ad ottenere nessun parlamentare.

Il voto è stato caratterizzato da polemiche e tensioni a causa dei ritardi nello spoglio e a presunte irregolarità e violazioni del regolamento elettorale durante il giorno delle elezioni, che hanno costretto il TSE a fermare il conteggio e a ripeterlo  manualmente.

Le forze di opposizione  hanno denunciato interventi di agenti della Policía Nacional Civil nei seggi, minacce di arresto ai rappresentanti di lista dei partiti di opposizione per aver fatto registrare irregolarità e restrizioni alla stampa.

L’Organización de Estados Americanos (OSA)  ha espresso la sua preoccupazione per i ritardi e la mancanza di uniformità nel conteggio finale e per l’atteggiamento intimidatorio nei confronti dei partiti dell’opposizione. La missione Osa ha  constatato «Una mancanza di controllo  da parte del Tribunal Supremo Electoral sullo sviluppo di questa fase in cui, in molte occasioni, le decisioni restano nelle mani dei rappresentanti dei partiti politici».

Vamos ha annunciato che chiederà l’annullamento delle elezioni legislative a causa dell’elevato numero di irregolarità E l’attuale e rieletta rappresentante del partito, Claudia Ortíz, ha denunciato che «E’ stato un processo elettorale pieno di difficoltà e ingiustizie, una campagna ineguale e gravi anomalie, fallimenti e irregolarità verificatesi durante la campagna elettorale e nei giorni successivi». E, nonostante Vamos abbia quadruplicato i voti rispetto alle elezioni legislative del 2021, la Ortíz ha confermato che «Presenteremo un ricorso per l’annullamento delle elezioni presidenziali e legislative del 2024 a causa di oltre 60 irregolarità riscontrate nel processo elettorale. Anche se abbiamo una rappresentanza nell’Assemblea Legislativa, si tratta di fare ciò che è meglio per noi, per noi, la coerenza esige anche la rivendicazione dei nostri diritti e dei diritti dei cittadini che sono stati gravemente violati in questo processo in cui non è stata rispettata la verità materiale della la volontà popolare».

Difficilmente il ricorso verrà accolto da una magistratura ormai saldamente nelle mani di Bukele che, al netto dei brogli e delle intimidazioni, ha avuto un  clamoroso via libera alle sue politiche autoritarie, compreso lo stato di eccezione con il quale ha gestito per due anni la sua vittoriosa lotta contro le gang criminali, con arresti arbitrari che hanno riempito le carceri salvadoregne di oltre 75.000 detenuti accusati di appartenere alle temute pandillas che tenevano sotto controllo interi quartieri di El Salvador e di altre città del piccolo Paese centroamericano.

Bukele si è inoltre disfatto del suo ex Partito, il FMLN, cancellandolo dallo scenario parlamentare e realizzando così una sorta di regime a partito unico che preoccupa Amnesty International che già a dicembre, con il rapporto “Detrás del velo de la popularidad: Represión y regresión en materia de derechos humanos en El Salvador” aveva documentato documentano «L’instaurarsi di un contesto segnato dall’approfondimento di un approccio punitivo e repressivo alla pubblica sicurezza; l’adozione di un quadro giuridico che mette a rischio il giusto processo; l’uso sistematico della tortura e di altri maltrattamenti contro le persone private della libertà nelle carceri;  l’implementazione di una serie di azioni governative che restringono lo spazio civico» e denunciava che «Dietro il velo della sicurezza, si sta gradualmente sostituendo la violenza delle bande, adottando un modello di sicurezza altamente repressivo che  criminalizza i gruppi vulnerabili  e indebolisce diritti umani».

L’Onu, l’Unione Europea e altre organizzazioni internazionali hanno chiesto  al governo salvadoregno di porre fine allo stato di emergenza. Ma  Bukele ha risposto che «Continuerà fino all’ultimo arresto». E la sua schiacciante vittoria, ottenuta con questi metodi, rappresenta un monito per la sinistra latinoamericana che si trova di fronte una nuova destra populista e nazionalista che vuole cancellare il passato per costruire un futuro autoritario con mezzi e metodi novi.